Skip to content

urban revivo

Urban Revivo, la Zara della Cina, vuole conquistare Stati Uniti ed Europa

Non c'entra niente con Temu o Shein: il brand cinese Urban Revivo punta a un fast fashion sulla scia di Zara, con negozi nelle maggiori città (tra cui New York e Londra), design localizzato e una filiera internazionale. La sfida è aperta. Fatti, numeri e commenti.

 

Urban Revivo, marchio cinese di fast fashion fondato nel 2006 da Leo Li, sta compiendo un ambizioso salto internazionale, puntando a conquistare mercati chiave come Stati Uniti, Regno Unito, Europa e Medio Oriente.

Dopo aver consolidato la sua posizione in Cina e nel Sud-est asiatico, quest’anno ha aperto flagship store a New York e Londra, e prevede di superare i 200 negozi all’estero nei prossimi cinque anni. Con oltre 400 punti vendita nel mondo e vendite annue vicine al miliardo di dollari, il marchio vuole diventare un attore globale, sfidando giganti come Zara, H&M e Shein.

La strategia si basa su un modello “glocal” fatto di design localizzati, supply chain flessibili e forte presenza omnicanale. La crescente accettazione da parte dei consumatori di marchi emergenti, la stagnazione del mercato interno e il desiderio di IPO stanno spingendo Urban Revivo a “uscire all’estero”.

LE ORIGINI E L’ISPIRAZIONE OCCIDENTALE

Urban Revivo è nata a Guangzhou nel 2006 dopo che Zara aveva rifiutato una proposta di franchising da parte di Leo Li. “Abbiamo effettivamente imparato dal modello di business di Zara”, ha raccontato il fondatore in un’intervista al Financial Times. Il brand ha iniziato la sua espansione interna aprendo il primo punto vendita a Shanghai nel 2008. Oggi conta oltre 400 negozi, una forte presenza in Cina e un network internazionale in crescita.

Fin dagli esordi, l’obiettivo di Li era chiaro: costruire un marchio globale. “Lo sviluppo del prodotto – ha spiegato – è probabilmente l’aspetto più impegnativo per noi, soprattutto quando entriamo nei mercati europei e americani”.

LA SVOLTA INTERNAZIONALE

Il primo passo significativo verso la globalizzazione è arrivato nel 2016 con l’ingresso nel Sud-est asiatico. Tuttavia, come ha sottolineato Li a Bloomberg, “la vera globalizzazione della moda comincia solo quando si entra nei mercati di Stati Uniti ed Europa”.

Lo scorso febbraio Urban Revivo ha aperto un flagship store di 2.800 metri quadrati a SoHo, New York, il più grande fuori dalla Cina. “Ora la nostra espansione globale è reale”, ha dichiarato. Sempre quest’anno l’azienda ha inaugurato due punti vendita a Londra: uno a Covent Garden e l’altro, più recente, a Stratford Westfield con quasi 2.700 metri quadrati.

DESIGN LOCALIZZATO E STRATEGIA “GLOCAL”

Urban Revivo ha investito in centri di design a Londra e Guangzhou, impiegando oltre 600 designer e buyer per adattare i prodotti ai gusti dei consumatori locali. “Vogliamo capire meglio i nostri clienti, osservando da vicino cosa li attrae e cercando di individuare altri articoli di buona qualità che possiamo produrre in tempi rapidi”, ha spiegato Li.

Ogni negozio segue un concept di design unico. Quello di New York, per esempio, è ispirato alla “urban revitalization”, con elementi artistici e sistemi di self-checkout. Il marchio propone oltre 10.000 nuovi stili all’anno, con centinaia di modelli nuovi ogni settimana.

SUPPLY CHAIN INTERNAZIONALE E STRATEGIA DI RISPOSTA RAPIDA

Urban Revivo sta progressivamente spostando parte della produzione fuori dalla Cina, iniziando dalla Turchia per il mercato europeo, e sta esplorando opzioni anche per il Nord America. L’obiettivo è che almeno il 50% dell’abbigliamento venduto all’estero sia prodotto localmente. “Spostare la produzione più vicino ai mercati esteri consentirà di risparmiare sui costi logistici e doganali,” ha detto Li, mantenendo il marchio competitivo rispetto a rivali come Zara.

Rispetto a Shein, invece, come ha spiegato Li, Urban Revivo scommette su negozi fisici e il suo vantaggio è la rapidità.

OBIETTIVO IPO (E CRESCITA ALL’ESTERO)

La società cinese è parte della Fashion Momentum Group (FMG), che nel 2024 ha generato vendite per 7 miliardi di yuan (978 milioni di dollari). Il gruppo, che controlla anche il marchio Benlai, sta valutando una IPO a Hong Kong, come riportato da Business of Fashion, anche se non ci sono ancora date ufficiali.

Ma l’ambizione di Li è chiara: generare 5 miliardi di yuan di ricavi esteri entro il 2030, superando progressivamente la quota di vendite in Cina: “Anche se il nostro business in Cina rimane una solida base, la crescita internazionale sarà un motore chiave della nostra traiettoria a lungo termine”.

E ancora: “Si può pensare che la Cina sia un mercato enorme, ma se hai ambizione, se pianifichi un’IPO, il mercato non è abbastanza grande. Crediamo che nel prossimo decennio nasceranno molti altri brand cinesi globalizzati”.

CONCORRENZA, SFIDE E NUOVE OPPORTUNITÀ

Urban Revivo entra in un mercato occidentale affollato, dominato da player omnicanale come Zara, H&M e Shein. Tuttavia, l’attenzione crescente per brand emergenti potrebbe giocare a suo favore. “I giovani consumatori di moda oggi si preoccupano meno della provenienza di un capo… cercano marchi che rispecchino il loro stile e il loro stile di vita”, ha osservato Tom Nixon di Dao Insights.

Secondo l’esperto Gabor Holch, invece, Urban Revivo dovrà affrontare sfide legate a temi sociali, ambientali e alla gestione dei dati, in cui “i marchi occidentali come Inditex e H&M sono più rodati”.

Ma la risposta da Guangzhou è chiara: perseveranza, adattamento, innovazione continua. “Le aziende cinesi cercano tutte di creare qualcosa di nuovo – ha affermato Li -. Si può dire che siano costrette a farlo a causa della feroce competizione, ma in effetti sono più energiche e rapide”.

Torna su