Sulla scia dell’Iron Dome, il sistema di difesa aerea perno della protezione nazionale di Israele, e il progetto Golden Dome americano, Leonardo si prepara a schierare lo scudo di difesa aerea Michelangelo Dome.
Il colosso dell’aerospazio e difesa italiano presenterà un sistema di intelligenza artificiale che collegherà apparecchiature e piattaforme per proteggere i paesi dalle minacce aeree, rivela oggi il Financial Times.
Il 27 novembre Leonardo, alla presenza del ministro della Difesa e dei Capi delle Forze Armate, presenterà al mercato e agli stakeholder il programma ‘Michelangelo Dome’, cioè la propria “visione sviluppata negli ultimi tre anni” di un sistema di difesa aerea integrato che “sta facendo di Leonardo un’azienda multidominio che deve garantire la sicurezza globale da ogni tipo di minaccia” aveva annunciato il ceo del gruppo, Roberto Cingolani, nel corso della presentazione agli analisti dei conti dei nove mesi.
L’iniziativa del principale attore italiano nel settore della difesa arriva mentre i paesi europei cercano di reagire all’aggressione russa rafforzando le proprie capacità aeree e missilistiche, ricorda il quotidiano finanziario britannico.
Il Michelangelo Dome è un sistema basato sull’intelligenza artificiale in grado di collegare diverse apparecchiature e piattaforme per proteggere i paesi dalle minacce aeree, in modo simile all’Iron Dome israeliano. Il sistema dovrebbe diventare pienamente operativo entro la fine del decennio.
Tutti i dettagli.
LE AMBIZIONI DI UNO SCUDO DI DIFESA AEREA EUROPEO
Nell’ottobre 2022 l’allora cancelliere tedesco Olaf Scholz aveva presentato Sky Shield, uno scudo antimissile per rafforzare la difesa aerea e missilistica integrata della Nato. Il 13 ottobre i ministri della Difesa di 14 alleati della Nato e della Finlandia si erano quindi riuniti a Bruxelles per firmare una lettera d’intenti per lo sviluppo di una ‘European Sky Shield Initiative’. Guidata dalla Germania, l’iniziativa mira a creare un sistema europeo di difesa aerea e missilistica attraverso l’acquisizione comune di attrezzature di difesa aerea e missili da parte delle nazioni europee. Da allora hanno aderito 17 paesi in totale.
Da allora oltre 20 nazioni, tra cui Regno Unito, Stati baltici, Svezia e Finlandia, hanno aderito all’iniziativa. Ma paesi chiave come Francia, Italia e Polonia sono rimasti ai margini. Il presidente Macron ha implicitamente criticato Sky Shield per aver fatto troppo affidamento su sistemi d’arma fabbricati al di fuori dell’Europa, pur non considerando adeguatamente come scoraggiare al meglio la Russia, anche acquisendo potenzialmente capacità di attacco missilistico a lungo raggio.
Pur mantenendo autonomia decisionale negli appalti, la Germania ha espresso l’intenzione di acquistare i missili Iris-T dal produttore nazionale Diehl Group per la difesa a medio raggio, i Patriot della statunitense Raytheon Technologies per la lunga gittata e l’Arrow 3 israeliano per la protezione a lunghissima distanza.
Nel frattempo, lo scorso ottobre la Commissione europea ha presentato una nuova tabella di marcia per potenziare le capacità di difesa dell’Europa entro il 2030, comprensiva di progetti di difesa “di punta” come quelli di uno scudo aereo europeo e uno scudo spaziale.
COME SARÀ IL MICHELANGELO DOME
E ora il gruppo di Piazza Monte Grappa è pronto a svelare la propria “visione maturata negli ultimi tre anni” di un sistema di difesa aerea integrato, una strategia che – ha spiegato Cingolani a inizio mese – “sta trasformando Leonardo in un operatore multidominio, chiamato a garantire la sicurezza globale contro ogni tipo di minaccia”.
La cupola di Leonardo si basa su un software non collegato a una singola piattaforma militare, quindi qualsiasi paese potrebbe utilizzarlo per i propri veicoli, strutture e sistemi.
Informazioni a conoscenza dei piani di Leonardo, rileva il Ft, hanno affermato che il sistema si basa su un software non collegato a una singola piattaforma militare, quindi qualsiasi paese potrebbe utilizzarlo per i propri veicoli, strutture e sistemi.
“Si basa sullo standard Nato, in base al quale non tutti abbiamo le stesse piattaforme”, ha affermato una fonte al quotidiano finanziario britannico. “Questo consentirà un’implementazione più rapida e coordinata, senza doversi concentrare su aerei, carri armati e missili concorrenti”. Cingolani ha descritto il progetto Dome come “il più grande programma di integrazione mai realizzato nell’industria della difesa” durante la presentazione dei risultati finanziari all’inizio di questo mese, consentendo una risposta rapida a potenziali attacchi.
Il “sistema multi-dominio interconnesso basato sull’intelligenza artificiale” era in una fase avanzata, con l’azienda che stava conducendo sperimentazioni per neutralizzare gli attacchi allo spazio aereo, secondo fonti a conoscenza del progetto. “L’obiettivo è che tutte le piattaforme comunichino e siano intercambiabili”.






