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Come la Cina segue le trumpate e come sta Pechino. Parla Sisci

Le ultime dalla Cina e sulla Cina. Conversazione di Marco Mayer con il sinologo Francesco Sisci

Qualora Trump attui le sanzioni secondarie che lunedì ha preannunciato contro il Cremlino quali sarebbero le conseguenze economiche per la Cina?

Pechino sarà posta davanti all’alternativa di stringersi di più a Mosca o allontanarsene. La decisione potrebbe essere cruciale. Molti pensano che Pechino certamente sosterrà Mosca, ma non è sicuro. La Russia dopo tre anni di guerra non ha battuto l’Ucraina e Pechino potrebbe pensare che sia arrivato il momento di smettere di scommettere su un “cavallo bolso”.

Ritieni che almeno nel medio periodo ci sia la possibilità che la Cina apra alle aziende del resto del mondo?

Se pensiamo a una piena libertà di investimento con piena convertibilità del RMB, credo sia molto improbabile nelle presenti condizioni.

Per i potenziali investitori italiani cambierà qualcosa dopo la recente missione in Cina del ministro Matteo Salvini?

Non so cosa sia andato a fare Salvini in Cina, se dietro c’è un disegno strategico nascosto o si sia trattato di una gita turistica.

In vista del summit di fine luglio ritieni che l’Ue abbia la forza di porre a Pechino i temi della piena convertibilità della moneta cinese e del superamento del protezionismo assoluto del Dragone nel campo degli investimenti esteri?

Che io sappia l’Ue non ha finora mai posto questi due temi. Se lo dovesse fare dovrebbe prepararsi a una discussione articolata e molto complessa.

Perché la Spagna di Sanchez apre oggi ad Huawei per reti collegate alla sicurezza nazionale? Trattasi di  interesse “particulare” per dirla con Guicciardini o di una strategia della sinistra europea per coalizzare tutte le energie contro Trump?

Questo bisogna chiederlo agli spagnoli, ma mi sembra che ci sia alla fine solo molta superficialità.

Perché hai parlato di una maggiore debolezza della Cina nel campo della Intelligenza Artificiale?

Nell’AI la Cina ha forze e debolezze: forza per poter attingere a un pozzo di risorse senza limiti di privacy. Debolezza per la qualità dei dati, raccolti senza un dibattito libero. I cinesi sapendo di essere controllati H24 comunicano in maniera circospetta quindi di qualità scarsa . In Occidente invece l’AI accede a un dibattito libero, quindi la qualità delle risorse iniziali è più “raffinata”.

La censura delle chat private – vedi medico Li Wenliang di Wuhan per Covid – per non parlare del controllo dei social media, è una  palla al piede per le ambizioni di superpotenza globale del Presidente Xi Jinping?

Secondo me sì. Ma il problema è che il governo di una società libera è difficile per chi ha sempre governato, con successo, con strumenti diversi. È come dire a qualcuno che va benissimo in bicicletta “prendi una moto, andrai più forte”. È vero, ma se non è mai andato in moto chi gli assicura che non si romperà il collo?

Cosa intendi dire quando sostieni che alla Cina e alla sua leadership manca una visione del mondo?

Gli Usa hanno una visione del mondo, piaccia o non piaccia, chiara chiamiamola di “mercato liberale”. La URSS aveva una visione antagonista, ma ugualmente chiara di socialismo egalitario. Qual è la proposta internazionalista della Cina per il mondo? Non c’è. Possiamo solo tirare indovinare, ma questo prova che non c’è appunto.

Perché Hong Kong e Shenzen, nonostante le buone intenzioni, non riescono ad attrarre i migliori talenti scientifici a livello mondiale?

Qualcosa arriva per la verità, non bisogna sottovalutarlo. Ci sono stipendi alti molto competitivi. Ma in generale il mondo della ricerca cinese è tarato su chi viene dal sistema educativo cinese. Chi viene da un sistema educativo diverso non riesce a integrarsi. Quindi attrae talenti di ritorno, cinesi che tornano dall’estero. Ma non stranieri veri. Inoltre è limitato a talenti di scienza e tecnologia non di materie umanistiche, politicamente delicate. Quindi il pool complessivo, anche per le scienze è minore.

Oggi tutti i riflettori dei media italiani sembrano accesi solo sulle politiche Trump e Netanyahu che alle prossime elezioni potrebbero perdere il loro posto. Perché la maggioranza dei giornali invece  gnora sistematicamente le mosse aggressive dei regimi  di Teheran, Mosca e Pechino?

Non capisco bene i comportamenti dei grandi giornali italiani.

Merz e Meloni hanno posizioni differenti, ma non incompatibili rispetto a Macron sui  dazi di Trump: quale potrebbe essere una posizione intermedia e unitaria per l’Ue?

La questione è molto tecnica, i dazi sono tecnici. Forse l’Ue dovrebbe cercare sponde politiche più ampie con UK, Canada, Giappone, Sud Corea e Australia. Tutti hanno problemi convergenti con Usa, e tutti sono interessati a risolvere e non esasperare le controversie con gli Usa.

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