Chi ha appreso ascoltando i telegiornali o sfogliando i giornali del discorso letto da Sergio Mattarella ai diplomatici stranieri accreditati al Quirinale, e invitati al concerto dell’orchestra del teatro San Carlo di Napoli per il settantanovesimo compleanno della Repubblica, si è fatta l’idea che egli abbia parlato delle guerre a Gaza e in Ucraina. In ordine significativamente alfabetico, dovendosi escludere la casualità in un intervento del Capo dello Stato. Invece no.
Il presidente della Repubblica ha parlato prima dell’Ucraina e poi di Gaza. E non credo solo per il rispetto della loro anzianità, chiamiamola così, essendo quella in Ucraina in corso da più di tre anni e l’altra da meno di due. L’una cominciò con l’invasione russa annunciata come un’operazione speciale di brevissima durata per “denazificare” il paese limitrofo. L’altra per la reazione di Israele al pogrom del 7 ottobre 2023, in cui furono macellati 1200 fra civili e militari ebrei e rapiti 250 da nascondere a Gaza per farne ostaggi come tutta la popolazione civile di quella terra, sotto le cui abitazioni, scuole, ospedali, chiese, piazze e strade i terroristi palestinesi di Hamas avevano costruito e mantengono tuttora quel che resta, almeno, delle loro postazioni militari contro Israele.
Le priorità datesi da Mattarella nel suo intervento al Quirinale sono state quindi rovesciate dall’informazione radiotelevisiva e stampata, una volta finito il concerto e uscito il capo dello Stato dal salone delle feste salutando le autorità istituzionali e di governo, invitate anch’esse sul Colle. Non mi sembra un rovesciamento di poco conto. E’ in fondo conforme al clima mediatico e politico in cui due piazze. di Milano e di Roma, sono state programmate per il 6 e il 7 giugno per occuparsi entrambe di Gaza, divise solo dalla valutazione dell’antisemitismo, temuto più a Milano che a Roma. Nessuno ha promosso una piazza per occuparsi anche della “martoriata Ucraina”, secondo la formulazione del Vaticano rovine.
E’ solo in una vignetta -quella di Emilio Giannelli sulla prima pagina del Corriere della Sera, nel campo cioè dell’ironia, satira, paradossalità e simili- che la sfilata militare del 2 giugno è stata intestata ai “reparti di sostegno a Kiev”.