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Caltagirone e Meloni gongolano per lo stop di Generali ai piani con la francese Natixis

Che cosa ha deciso Generali su Natixis e quali sono sono state le reazioni della Borsa e dei soci del Leone. Fatti, commenti, approfondimenti e scenari

“Generali-Natixis, stop alla trattativa: salvo il risparmio degli italiani”: il titolo entusiastico e trionfante del quotidiano Il Messaggero di Caltagirone esprime tutta la soddisfazione degli azionisti di Generali che contestavano i piani dei vertici del Leone per una joint venture con i francesi di Natixis nel risparmio gestito. Una soddisfazione che trapela anche da ambienti governativi, critici fin dal principio con la volontà del numero uno del gruppo assicurativo, Philippe Donnet, di dare vita a questa operazione con i francesi.

Ma vediamo come è stata comunicata la retromarcia di Assicurazioni Generali a poco meno di un anno dalla firma dell’accordo-quadro e il contesto.

CHE COSA HANNO COMUNICATO GENERALI E NATIXIS

Ieri, in una riunione di aggiornamento del cda, il ceo Philippe Donnet ha informato il board che le due parti coinvolte — la stessa compagnia e il gruppo francese Bpce cui fa capo Natixis — hanno concluso che «non sussistono le condizioni per raggiungere un accordo definitivo». Sebbene negli ultimi mesi, hanno scritto i due gruppi, «il lavoro svolto insieme abbia confermato il valore industriale di una partnership, Generali e Bpce hanno stabilito congiuntamente di interrompere le consultazioni».

I PIANI SALTATI DI GENERALI E NATIXIS E LA SODDISFAZIONE DI GOVERNO E CALTAGIRONE

Le due società si erano date più tempo – fino alla fine dell’anno – per approfondire i contenuti dell’accordo. Generali aveva cercato di capire se fosse stato possibile portare a casa un’intesa più vantaggiosa sul fronte della governance e dei pesi azionari, più favorevoli alla componente italiana. In questi mesi sono anche arrivate le preoccupazioni del governo sul mantenimento del risparmio in Italia. Ma anche di alcuni azionisti come il gruppo Caltagirone (6,3%) e Delfin (10%). Posizioni che sarebbero state condivise da altri soci. Bpce e Generali hanno quindi condotto «le interlocuzioni e le consultazioni previste con gli stakeholder interessati— hanno scritto i due gruppi — secondo quanto stabilito dai processi e dai modelli di governance delle rispettive società» decidendo di fermare tutto. La compagnia toglie così dal tavolo un dossier che aveva complicato i rapporti con alcuni soci che avevano anche messo sotto la lente la governance attuale del gruppo. Non sono state sufficienti, dunque, le interviste rilasciate da Donnet negli scorsi mesi – anche alla molto governativa La Verità fondata e diretta da Maurizio Belpietro – per rassicurazioni il centrodestra al governo sulla bontà nazionale dell’operazione con i francesi nel comparto del risparmio gestito.

LE REAZIONI DELLA BORSA

L’esito, comunque, per gli addetti ai lavori era scontato: e la reazione di Piazza Affari ieri lo ha testimoniato. Infatti per Generali la conclusione del dialogo non produrrà alcun impatto, ha sottolineato il quotidiano Il Sole 24 ore. La Borsa, in scia alle anticipazioni del Financial Times, ha reagito appena: il titolo del gruppo assicurativo di Trieste ha perso lo 0,69% a 34,5 euro: +144% in cinque anni.

L’ANALISI DEL SOLE 24 ORE

Il Sole oggi ha anche ricostruito le tensioni sul dossier Natixis tra i soci del Leone: “In questi anni il caso Natixis non è infatti l’unica battaglia “vinta” dai soci privati. Nel 2021 c’è stato il lungo scontro nel comitato investimenti, condotto in prima persona da Francesco Gaetano Caltagirone, per fermare un possibile investimento in Russia (pochi mesi prima dello scoppio della guerra con l’Ucraina) e prima ancora, nel 2020, è stato fatto muro contro il primo tentativo di Mediobanca, all’epoca guidata da Alberto Nagel, di rilevare Banca Generali. A marzo 2020, all’inizio della pandemia, con Generali impegnata a guardare gli asset di Axa in Europa dell’Est, Piazzetta Cuccia propose al Leone l’acquisto della quota detenuta in Banca Generali. A un prezzo che, però, in conseguenza del crollo dei listini per la crisi del Covid, non rispecchiava il valore reale dell’asset. Con un elemento distintivo in più: l’eventuale cessione della controllata sarebbe avvenuta senza avere una valida alternativa di investimento. Un po’ lo stesso schema riproposto la primavera scorsa con l’esito noto a tutti. Di certo quanto accaduto nel 2020 ha aperto una ferita mai rimarginata tra i soci del gruppo e che ha portato a un crescendo di tensioni poi manifestatesi apertamente nel cda delle Generali con la spaccatura l’anno successivo sul potenziale sviluppo in Russia e in Malesia”.

IL COMMENTO DEL DOMANI

Secondo Vittorio Malagutti, giornalista esperto di finanza del quotidiano Domani già al settimanale L’Espresso, “il manager che dal 2016 è al comando di Generali ha forse peccato di presunzione quando un anno fa ha creduto di essere in grado di resistere ai venti che spiravano già forti contro di lui. Adesso lo stop all’intesa con Natixis potrebbe paradossalmente rafforzare, almeno temporaneamente, la posizione del numero uno di Trieste. Gioca a suo favore anche l‘indagine della procura di Milano sulla scalata a Mediobanca che vede indagati Caltagirone, Milleri e l’ad del Monte, Luigi Lovaglio. È improbabile che i nuovi padroni del Leone stringano i tempi di un eventuale cambio della guardia a Trieste proprio mentre è ancora grande il clamore per l’intervento della magistratura”.

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