Il prezzo del bitcoin, la criptovaluta più popolare, è sceso sotto i 90.000 dollari per la prima volta in sette mesi, cancellando i guadagni ottenuti nel 2025 finora.
I PRECEDENTI
Il token ha perso quasi il 30 per cento rispetto all’inizio di ottobre, quando si scambiava per oltre 126.000 dollari. Lo scorso aprile, invece, era sceso al prezzo minimo di 74.400 dollari a causa degli annunci del presidente americano Donald Trump sui dazi, che avevano creato parecchio nervosismo sui mercati finanziari.
LE CAUSE DEL CALO DEI BITCOIN
L’attuale calo dei bitcoin è legato principalmente alle aspettative di un taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve (la banca centrale degli Stati Uniti) e alla debolezza generale dei mercati azionari; di conseguenza, la propensione al rischio degli investitori si sta riducendo e questo si ripercuote, appunto, sugli asset più rischiosi, come le criptovalute.
LE ANALISI
“Il selloff è amplificato dalle società quotate e dalle istituzioni che escono dalle loro posizioni dopo l’accumulo durante il rally, aggravando i rischi di contagio nel mercato”, ha detto a Reuters Joshua Chu, co-presidente della Hong Kong Web3 Association. “Quando il sostegno si assottiglia e aumenta l’incertezza macroeconomica, la fiducia può erodersi con notevole rapidità”.
“Nel complesso, il sentiment nei confronti delle criptovalute è piuttosto basso e lo è sin dalla cancellazione della leva finanziaria avvenuta a ottobre”, ha spiegato all’agenzia Matthew Dibb, responsabile degli investimenti presso Astronaut Capital.
Dave Rosenberg di Rosenberg Research, invece, ha affermato che il bitcoin si trova in un “terreno di mercato ribassista ufficiale, essendo calato di oltre il 20 per cento in poco più di un mese”. Rosenberg ha sottolineato poi i riscatti degli exchange-traded fund (Etf), che lo scorso giovedì sono ammontati in tutto a 870 milioni di dollari.
ANCHE ETHER NON SE LA PASSA BENE
Non solo bitcoin, ma anche un’altra criptovaluta molto diffusa come ether è in calo: martedì si scambiava a 2997 dollari, e rispetto al picco di 4995 dollari toccato ad agosto ha perso quasi il 40 per cento del suo valore.
In generale, se confrontata con il picco del 7 ottobre scorso, la capitalizzazione di mercato delle criptovalute è diminuita del 24 per cento, per oltre 1000 miliardi di dollari.
CHE SUCCEDE AGLI INDICI S&P 500 E NASDAQ 100?
Anche per effetto delle vendite di criptovalute, che si sommano alle preoccupazioni degli investitori per i tagli della Federal Reserve e per lo scoppio della bolla dell’intelligenza artificiale, l’indice S&P 500 – che raccoglie le cinquecento aziende statunitensi a maggiore capitalizzazione – pare destinato a registrare la sua serie negativa più lunga dallo scorso aprile, ha scritto Bloomberg.
Ieri mattina, alla borsa di New York i futures che replicano l’indice S&P 500 erano in calo dello 0,3 per cento. Sono scesi anche gli indici azionari asiatici ed europei, mentre il Nasdaq 100 – formato principalmente da società tecnologiche come Nvidia, Alphabet, Amazon, Apple, Meta e Microsoft – ha registrato una diminuzione dello 0,3 per cento.






