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Il nuovo incubo degli Stati Uniti sono i batteri resistenti agli antibiotici

Anche gli Stati Uniti combattono contro i batteri resistenti agli antibiotici, tanto che sono stati ribattezzati “batteri incubo”: tra il 2019 e il 2023 le infezioni causate da questi microrganismi sono aumentate del 69%, con un’impennata del 460% per i casi legati a un gene particolarmente resistente. Fatti e numeri.

 

Negli Stati Uniti, così come in Italia e in Europa, si sta registrando una crescita preoccupante delle infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici, in particolare quelli con il gene Ndm, difficile da trattare e associato a forme gravi di resistenza.

Secondo un nuovo report dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) pubblicato negli Annals of Internal Medicine, tra il 2019 e il 2023 i casi di infezioni da batteri resistenti ai carbapenemi sono aumentati da meno di 2 a oltre 3 ogni 100.000 persone. Ancora più significativo è l’aumento dei ceppi Ndm, passati da 0,25 a circa 1,35 casi ogni 100.000 abitanti, pari a una crescita del 460%.

I dati, tuttavia, suggeriscono una diffusione più ampia di quanto finora documentato, con implicazioni potenzialmente serie per la sanità pubblica.

AUMENTO DEI BATTERI RESISTENTI AI FARMACI NEGLI STATI UNITI

Un nuovo report pubblicato dai ricercatori dei Cdc segnala un aumento significativo dei tassi di infezione da batteri resistenti ai farmaci negli Stati Uniti tra il 2019 e il 2023. Secondo i dati raccolti, le infezioni causate da batteri noti come “batteri incubo” sono cresciute del 69% nel periodo considerato.

IL RUOLO DEL GENE NDM NELL’AUMENTO DELLE INFEZIONI

La crescita dei casi è stata principalmente alimentata dalla diffusione di batteri portatori del gene Ndm, una variante genetica che li rende altamente resistenti ai trattamenti antibiotici.

Come spiegato dai ricercatori, attualmente esistono solo due antibiotici efficaci contro questi batteri, entrambi somministrabili esclusivamente per via endovenosa e a costi elevati. In passato, questi ceppi erano considerati rari e associati a pazienti che avevano ricevuto cure mediche all’estero. Tuttavia, negli ultimi anni i casi negli Stati Uniti sono aumentati più di cinque volte.

RISCHIO DI DIFFUSIONE COMUNITARIA

I ricercatori dei Cdc hanno ipotizzato che molte persone potrebbero essere portatrici asintomatiche dei batteri resistenti, il che potrebbe favorirne la diffusione nella comunità. Infezioni comunemente trattate come le infezioni del tratto urinario potrebbero diventare più difficili da gestire nei contesti ambulatoriali, secondo quanto affermato da uno degli autori del report.

RESISTENZA ANTIMICROBICA E USO DEGLI ANTIBIOTICI

La resistenza antimicrobica si verifica quando batteri e funghi sviluppano la capacità di sopravvivere ai farmaci pensati per eliminarli. Il fenomeno è stato in parte attribuito all’uso scorretto degli antibiotici, compresi i trattamenti interrotti prima del termine e le prescrizioni non necessarie. Queste pratiche, secondo gli esperti, contribuiscono a selezionare ceppi batterici sempre più resistenti.

DATI SUI BATTERI RESISTENTI AI CARBAPENEMI

I ricercatori hanno analizzato dati provenienti da 29 Stati Usa che effettuano test e segnalazioni per i batteri resistenti ai carbapenemi, una classe di antibiotici utilizzata come ultima risorsa. Nel 2023 sono stati registrati 4.341 casi di infezioni batteriche resistenti a questi farmaci, di cui 1.831 causati da ceppi con il gene Ndm. Il tasso complessivo di infezioni da batteri resistenti ai carbapenemi è passato da meno di 2 ogni 100.000 abitanti nel 2019 a oltre 3 nel 2023. Per i ceppi Ndm l’aumento è stato più marcato, passando da circa 0,25 a 1,35 ogni 100.000 persone, con un incremento del 460%.

POSSIBILE LEGAME CON LA PANDEMIA

Un ricercatore della Washington University, non coinvolto nello studio, ha suggerito un possibile collegamento tra l’aumento delle resistenze e l’impennata dell’uso di antibiotici durante la pandemia. Questo incremento, afferma lo studioso, potrebbe aver favorito lo sviluppo e la diffusione di batteri più difficili da trattare.

UN RISCHIO PROBABILMENTE SOTTOSTIMATO

Il report dei Cdc fornisce solo una visione parziale della situazione. Molti Stati infatti non effettuano test completi né segnalano sistematicamente i casi. E anche negli Stati che lo fanno, i dati provengono principalmente da pazienti ospedalizzati sottoposti a test specifici. Inoltre, numerosi ospedali non dispongono delle tecnologie necessarie per rilevare determinati tipi di resistenza genetica.

I ricercatori hanno inoltre sottolineato che non sono disponibili dati da alcuni degli Stati più popolosi, come California, Florida, New York e Texas, il che suggerisce che il numero effettivo delle infezioni negli Stati Uniti sia probabilmente sottostimato.

Il Cdc, tra l’altro, avevano già segnalato un aumento delle infezioni da batteri con gene Ndm in un report pubblicato a giugno, in cui veniva evidenziata una crescita significativa dei casi registrati a New York City tra il 2019 e il 2024.

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