Dopo quaranta giorni di paralisi, il Senato Usa ha compiuto il passo decisivo per porre fine allo shutdown più lungo della storia, approvando con 60 voti a favore un pacchetto che riapre il governo federale.
Otto democratici moderati hanno unito le forze ai repubblicani, superando le manovre ostruzionistiche, ma la strada è ancora in salita: servono i voti finali al Senato, il passaggio alla Camera e la firma di Trump.
L’accordo include l’erogazione di fondi fino a gennaio, il reintegro dei lavoratori licenziati e una promessa di voto a dicembre sui sussidi sanitari, senza garanzie di estensione.
Il voto
Ieri sera, il Senato ha votato con 60 sì e 40 no per avanzare un nuovo pacchetto di spesa, superando l’ostruzionismo democratico che bloccava il governo da quaranta giorni.
Come scrive il New York Times, un piccolo gruppo di democratici moderati ha rotto l’unità del partito, unendo i voti ai repubblicani per porre fine allo shutdown da record.
Secondo Politico, otto membri del caucus democratico hanno sostenuto la mozione procedurale, basata su una misura della Camera usata come veicolo per un accordo più ampio.
Anche NPR segnala che sette democratici e un indipendente si sono uniti ai repubblicani, segnando il primo passo cruciale verso la riapertura.
Il compromesso
Il pacchetto su cui si è raggiunto un compromesso finanzia tre agenzie chiave – Agricoltura-FDA, Veterani e operazioni del Congresso – per l’intero anno fiscale, mentre il resto del governo andrà avanti fino al 30 gennaio 2026.
Come riporta NPR, l’accordo include fondi pieni per i buoni SNAP fino a settembre 2026, la revoca dei licenziamenti di massa e pagamenti per centinaia di migliaia di lavoratori federali.
L’Associated Press sottolinea inoltre le protezioni contro ulteriori riduzioni di personale fino a gennaio.
Gli otto senatori che hanno fatto la differenza
I voti decisivi sono venuti da senatori moderati dem: Jeanne Shaheen e Maggie Hassan (New Hampshire), Angus King (indipendente, Maine), Tim Kaine (Virginia), Dick Durbin (Illinois), John Fetterman (Pennsylvania), Catherine Cortez Mastoe Jacky Rosen (Nevada).
Questi senatori hanno citato le difficoltà crescenti per gli americani. Fondamentale anche l’impegno del collega repubblicano John Thune per un voto sui crediti sanitari.
Associated Press evidenzia in particolare il ruolo di tre ex governatori – Shaheen, Hassan e King – che hanno rotto lo stallo dopo ben sei settimane.
Divisioni nei democratici
Come effetto del compromesso di ieri, l’unità dem è collassata: Chuck Schumer ha votato no, definendo l’accordo insufficiente senza che l’estensione sanitaria sia garantita.
Il Nyt descrive divisioni amare in seno al partito, con Hakeem Jeffries che ha bollato l’accordo come del tutto inadeguato.
L’Associated Press cita progressisti come Elizabeth Warren, che ha parlato di un “terribile errore”, e Greg Casar, secondo cui quella di ieri è stata una “capitolazione”.
NPR aggiunge che anche Bernie Sanders era contrario, mentre i moderati hanno difeso il compromesso come il massimo ottenibile.
Il ruolo di Trump
Durante lo shutdown Trump è rimasto volutamente ai margini, senza invitare gli esponenti democratici alla Casa Bianca o indire negoziati diretti, limitandosi a post social per incoraggiare i repubblicani.
Politico rivela che il senatore Thune ha negoziato con i dem moderati, e Trump ha dato il via libera.
Come scrive il New York Times, Trump stava assistendo a una partita di football mentre si chiudeva l’accordo, che ha così commentato: “Sembra che siamo vicini alla fine”.
Pressione crescente
Lo shutdown ha colpito duramente. Si sono registrate oltre 2.000 cancellazioni di voli nella sola giornata di domenica, mentre si accumulavano ritardi costati milioni di dollari.
Il New York Times descrive i passaggi più critici: lunghissime code agli aeroporti, la cancellazione di benefici alimentari per i meno abbienti e stipendi non pagati ai dipendenti federali.
Politico lega infatti la resa dem a questi problemi acuti, con King che ammette: “La gente si è arresa perché troppi soffrivano”.
Prossimi passi
Al Senato ci sarà bisogno di un voto finale, che potrebbe essere segnato da manovre dilatorie da parte dei progressisti.
Poi ci sarà il passaggio alla Camera, con lo speaker Mike Johnson che ha convocato i parlamentari del GOP per lunedì.
Politico prevede la riapertura della Camera entro il fine settimana se il Senato accelererà sui provvedimenti.







