AGENDA DRAGHI
Per piegare le varianti, un’altra stretta è all’orizzonte. È la dolorosa presa d’atto del governo, che si prepara a una settimana di vertici e decisioni. Ipotesi lockdown solo nei fine settimana, per impedire quel che resta della movida. (fonte: Corsera)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 8, 2021
"La parola “zona rossa” per tutta l’Italia non è più un tabù. Se dovesse essere necessario un lockdown per vaccinare più in fretta, ragionano fonti di governo, «siamo pronti»", scrive Repubblica.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 8, 2021
LA VERGOGNA AMOREVOLE DI ZINGARETTI
"Mi vergogno che nel Pd da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie". (4 marzo, Zingaretti si dimette da segretario via Facebook)
"Il mio è stato un atto di amore". (7 marzo, Zingaretti da Barbara D'Urso in tv)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 8, 2021
L’AVVOCATO E L’INGEGNERE
"L’Avvocato potrebbe portare con sé Rocco Casalino e affidargli la comunicazione soprattutto nelle fasi di campagna elettorale". (Tommaso Labate, Corriere della Sera, sui piani di Giuseppe Conte per rifondare M5s)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 8, 2021
VACCINAZIONI A MANETTA
"Mio nipote studia Medicina in Florida e gli è stato chiesto di somministrare vaccini dalla mattina alla sera in un capannone: c’è la gara tra studenti a chi ne realizza di più", dice a La Stampa Guido Rasi, professore di Microbiologia e direttore dell’Ema fino a novembre 2020.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 8, 2021
SARDEGNA INCOSTITUZIONALE
"La decisione della Sardegna è chiaramente incostituzionale", dice a La Stampa Alfonso Celotto, professore di diritto costituzionale all'università Roma Tre, sulla decisione del governatore sardo Solinas di chiedere un certificato vaccinale per chi sbarca sull'isola.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 8, 2021
I CONSIGLI DI BURIONI
"I sanitari che rifiutano i vaccini devono essere trasferiti. Non possono stare a contatto con i pazienti perché potrebbero contagiarli e quindi dovranno essere assegnati a qualche mansione che non metta a rischio la loro salute e quella delle persone che assistono". (Burioni)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2021
MCKINSEY SOLEGGIATA
"McKinsey è tra gli interlocutori abituali di Via XX Settembre. Ed è complicato immaginare che scriva il Recovery italiano per 25mila euro più Iva". (Sole 24 Ore)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2021
VACCINI TRA PUBBLICO E PRIVATO NEGLI USA
In America le agenzie pubbliche creano, il 17/4/20, il consorzio Activ, partnership pubblico-privato dove siedono le principali industrie farmaceutiche, finanziate inizialmente con 10 miliardi di dollari, per coordinare le ricerche e sviluppare velocemente un vaccino. (Gabanelli)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 8, 2021
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ESTRATTO DELL’ARTICOLO DI MILENA GABANELLI E SIMONA RAVIZZA DEL CORRIERE DELLA SERA SU VACCINI TRA UE E USA:
I poteri delle Agenzie del farmaco: perché Ema arriva 20 giorni dopo
La campagna di vaccinazione europea, ormai l’abbiamo capito, è iniziata in ritardo rispetto agli Usa e al Regno Unito perché l’autorizzazione delle agenzie regolatorie, ossia il via libera all’uso dei vaccini, è arrivato venti giorni dopo. Pfizer/Biontech ottiene l’autorizzazione il 2 dicembre dall’Mhra inglese, l’11 dicembre dall’Fda americana, mentre solo il 21 dicembre dall’Ema europea. Lo stesso per Moderna: Fda 18 dicembre, Ema 6 gennaio, Mhra 8 gennaio. AstraZeneca: Mhra 30 dicembre, Ema 29 gennaio, Fda non ha ancora sciolto le riserve. Ma cosa sta davvero dietro a quello che viene liquidato come un semplice ritardo di Ema? La mancanza di uno strumento che consente, in contesti di emergenza, e mancanza di alternative, di approvare con una procedura più veloce l’uso di medicinali. L’Fda invece questo potere lo possiede e lo ha esercitato, come pure la Gran Bretagna. In Europa l’emergency use authorisation è delle agenzie del farmaco dei singoli Stati, ma non è mai stata contemplata nella legislazione europea per volontà dei Paesi membri di limitare il ruolo di Ema, che ha così dovuto seguire un iter più lungo. Dopo l’epidemia di Ebola 2014-2016, si è discusso della necessità del valore di tale strumento a livello europeo, ma senza successo. Ora che abbiamo toccato con mano, la questione è tornata sul tavolo.
I retroscena delle trattative: chi c’era al tavolo a negoziare
La mancanza di un mandato forte la scontiamo anche nelle trattative con le case farmaceutiche. Stati Uniti e Gran Bretagna siglano gli accordi per l’acquisto delle dosi con Pfizer e AstraZeneca fra maggio e luglio, l’Europa arriva dai tre ai quattro mesi dopo. Con Moderna gli Usa chiudono l’11 agosto, l’Ue il 25 novembre. La differenza è che loro si presentano alle trattative con le industrie da partner, noi europei da clienti. Gli americani, dopo l’epidemia suina H1N1 hanno cominciato a investire nella ricerca sui vaccini e creato una apposita autorità, il Barda. A finanziare e coordinare le ricerche l’Istituto Nazionale di Sanità (Nih); mentre ad accompagnare lo sviluppo degli studi clinici, imponendo anche i protocolli da seguire, c’è l’Fda. Queste agenzie pubbliche creano, il 17 aprile 2020, il consorzio Activ, una partnership pubblico-privato dove siedono le principali industrie farmaceutiche, finanziate inizialmente con 10 miliardi di dollari, con lo scopo di coordinare le ricerche e sviluppare velocemente un vaccino. La Gran Bretagna, in uscita dalla Ue, e con un produttore in casa (AstraZeneca) di fatto tratta per sé stessa. In Europa invece non solo sono stati fatti pochi investimenti mirati nella ricerca sullo sviluppo di vaccini, ma su pressione di una parte dell’opinione pubblica diffidente, è stato smantellato quel che già c’era. Pertanto la capacità produttiva, oggi tanto invocata in nome dell’autonomia dagli altri Paesi, si è ridotta: Baxter e Novartis hanno chiuso con i vaccini, GSK ha trovato più conveniente espandersi in America. Realtà importanti, ma piccole, come Biontech, Oxford e Curevac non bastano all’Europa per affrontare l’immensa sfida. Così dopo aver capito che pochi Paesi hanno la forza di trattare da soli, si delega la Commissione europea a negoziare per tutti. Ma non ha un apparato esperto e nemmeno un’autorità specifica: un potere che gli Stati membri non hanno mai voluto concedere. L’unico strumento che possiede dal 2014 è la base legale per l’acquisto congiunto di vaccini pandemici, costruita dall’allora direttore generale Salute, Paola Testori Coggi, dopo la febbre suina del 2009, quando ogni Paese, andando per conto proprio, aveva speso miliardi.