Pur nell’imbarazzo di non soffermarmi abbastanza su tragedie come quelle si stanno consumando a Gaza o nella nostra civilissima – credevamo – Europa, dove è tornato l’antisemitismo non solo imbrattando i muri ma anche tentando di ammazzare una donna in casa solo perché ebrea; pur in questo imbarazzo, ripeto, voglio raccontarvi la storia di due miracoli offertici dalla politica italiana. Uno dei quali è finto -avverto subito- ma ugualmente indicativo di qualcosa che potrebbe evolvere a sinistra, e l’altro è autentico e riguarda la maggioranza di centrodestra. O di destra-centro, col trattino, come si preferisce comprensibilmente chiamarla al piano nobile di Palazzo Chigi.
IL MIRACOLO DI ZAGREBELSKY
Il primo miracolo – finto, ripeto – porta il nome dell’ottantenne e autorevolissimo presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky, docente di diritto costituzionale, mancato presidente della Repubblica in almeno una delle edizioni della corsa al Quirinale nel secolo scorso. Esso consiste nella decisione del professore di distinguersi dalla segretaria del suo partito, Elly Schlein, che ha aperto contro la riforma costituzionale appena varata all’unanimità dal Consiglio dei Ministri una lotta frontale, aggressiva quanto si pretende al Nazareno che sia la stessa riforma Meloni, chiamiamola così, nei riguardi del sistema attuale.
Zagrebelsky, invece, diversamente anche da lui stesso quando contrastò la riforma Renzi nel referendum del 2016 contribuendo alla sua bocciatura, ha preferito questa volta indulgere all’ironia travestendosi da ottimista, da “chi pensa in positivo e non in negativo”.
Zagrebelsky, che ripone la sua fiducia intimamente oppositoria nella capacità dei partiti minori dell’attuale maggioranza di accorgersi che finirebbero di esistere nel sistema proposto dal disegno di legge governativo, ha scritto della riforma su Repubblica come neppure è riuscito a parlarne, in un’intervista soddisfatta al Corriere della Sera, il presidente del Senato Ignazio La Russa.
LA POSTILLA DI REPUBBLICA
Persino il direttore di Repubblica ha ritenuto di avvertire i lettori, in una postilla anonima, che il suo autorevole collaboratore non deve essere frainteso. E ha scomodato il compianto Norberto Bobbio per ricordare che “gli ottimisti non sono sempre fatui ma i fatui sono sempre ottimisti”. Meglio quindi polemizzare pesantemente, con insulti e simili.
IL MIRACOLO DI SALVINI
L’altro miracolo porta il nome di Matteo Salvini, che in piazza ieri a Milano ha definitivamente sepolto – spero – il Salvini che strizzava l’occhio al Putin anti-ucraino e filo-Hamas.
Il nuovo Salvini, raccontato in una sintesi felice da Stefano Zurlo sulla prima pagina del Giornale, è quello che ha dato del “fascista” a chi partecipa alle manifestazioni cosiddette pacifiste preferendo Hamas ad Israele, il terrorismo alla democrazia, l’aggressore all’aggredito. Ben tornato, o ben arrivato, come preferite, al vice presidente leghista del Consiglio in una combinazione felice fra piazza e governo, almeno in un paese euro-atlantico come questo.