Del vincitore delle elezioni olandesi di mercoledì scorso, Geert Wilders, si conoscono alla perfezione le posizioni granitiche su Islam e immigrazione, che ne fanno un prototipo di leader populista. Meno note, anche perché meno frequenti nelle sue dichiarazioni, sono le idee in campo economico e fiscale e sulle delicate materie dell’energia e della transizione green. Ecco cosa si sa del possibile futuro capo della coalizione di governo che si formerà all’Aia dopo trattative destinate a durare parecchi mesi.
Incognita Wilders.
Sono davvero scarne le informazioni in merito alle idee e alle posizioni di Geert Wilders e del suo partito PVD finito primo alle elezioni di mercoledì. Al di là delle sue ben note convinzioni su immigrazione e Islam, il leader olandese rappresenta una vera e propria terra incognita in cui a distinguersi nitidamente è solo un particolare tipo di populismo.
Idee economiche anche di sinistra per Wilders
Peraltro, come ha ricordato a Cnbc Liza Mügge dell’Università di Amsterdam, il PVD non ha nemmeno sottoposto a verifica di sostenibilità il piano economico incluso nel suo programma elettorale.
Se prendiamo le varie dichiarazioni di Wilders si riscontra, come nota il Berlin Policy Journal, “la combinazione di politiche socioeconomiche di sinistra con una agenda euroscettica e visioni di estrema destra sull’immigrazione e l’integrazione”.
Secondo Ester Barendregd, capo economista di Rabo Bank, sulle materie economiche è molto visibile l’impronta populista di un esponente politico che, per usare le parole del Guardian, “si è posizionato come un campione delle persone normali che faticano a reggere la crisi del costo della vita”.
Nella retorica di Wilders trovano posto pertanto, continua Barendregd, “molti desideri per più spesa pubblica, pensioni, salari minimi più alti e molte altre cose, ma molto meno idee chiare su come pagarle”.
Nexit.
Quanto alla promessa di indire un referendum sulla cosiddetta Nexit, il PVD dovrà fare i conti non solo con la contrarietà di tutti gli altri partiti ma anche con la popolarità tra gli olandesi di un’Unione europea di cui, secondo i sondaggi più recenti ricordati da Cnbc, il 67% ha un’opinione favorevole.
Parimenti ostile a un’uscita dall’Ue, sottolinea Bloomberg, è anche la comunità degli affari, che ha toccato con mano i benefici effetti sul sistema economico e finanziario olandese della Brexit, grazie alla quale il centro finanziario di Amsterdam ha surclassato quello di Londra.
Le idee di Wilders su energia e ambiente
Le idee vaghe di Wilders diventano chiarissime invece sul tema dell’energia e della lotta ai cambiamenti climatici, su cui il leader sposa convinzioni che hanno generato allarme in Olanda.
Wilders non solo vuole ritirare il suo Paese dall’accordo di Parigi sul clima, ma nel manifesto del partito dichiara di non essere a favore delle rinnovabili, di voler mantenere aperte le centrali a carbone e di voler moltiplicare gli sforzi per l’estrazione di petrolio e gas offshore.
“Niente parchi solari e niente turbine eoliche”, si legge in quel manifesto dove si precisa che il Netherlands Climate Act e le altre politiche volte ad affrontare la crisi climatica sarebbero “andate direttamente nel cestino” in caso di vittoria elettorale.