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Digital Tax

Web tax, come Usa e Francia scazzottano su Google e Facebook

Gli Stati Uniti sono “molto preoccupati” per la tassa, che finirebbe per colpire “ingiustamente le aziende americane” come Google e Facebook. La Francia, invece, sostiene che queste imprese sfruttano attualmente scappatoie fiscali globali per non pagare imposte

Si è mosso addirittura il presidente degli Stati Uniti Donald Trump per fermare la web tax del 3% sui giganti tecnologici come Google e Facebook che la Francia ha intenzione di approvare oggi. Il numero uno della Casa Bianca ha ordinato l’avvio di un’indagine per verificare in che modo questa nuova imposta potrebbe colpire le aziende americane, e al contempo verificare la possibilità di applicare dei dazi ritorsivi.

USA PREOCCUPATI DELLA WEB TAX

Come racconta la Bbc, il rappresentante commerciale americano Robert Lighthizer ha detto che gli Stati Uniti sono “molto preoccupati” per la tassa, che finirebbe per colpire “ingiustamente le aziende americane”. La Francia, al contrario, sostiene che queste imprese sfruttano attualmente scappatoie fiscali globali per non pagare: i giganti tecnologici sono in grado, infatti, di localizzare la loro sede centrale in paesi a bassa tassazione, dove dichiarano la maggior parte dei profitti, riducendo così al minimo il loro carico fiscale.

PARIGI PUNTA A 400 MILIONI DI EURO PER QUEST’ANNO

Nelle intenzioni del governo francese, la nuova imposta dovrebbe raccogliere circa 400 milioni di euro quest’anno. Qualsiasi azienda digitale con un fatturato superiore a 750 milioni di euro – di cui almeno 25 milioni di euro generati in Francia – sarebbe soggetta all’imposta.

CHE COSA HANNO DETTO GLI STATI UNITI

Trump ha ordinato quindi l’avvio di un’indagine per capire gli effetti di questa legislazione e determinare se sia “discriminatoria o irragionevole” e se costituisca un “onere o una restrizione commerciali” per gli Stati Uniti, ha dichiarato Lighthizer. L’inchiesta statunitense potrebbe aprire la strada all’avvio di dazi ritorsivi, alla stregua di situazioni simili avvenute in passato come quelle con la Cina.

INCHIESTA USA ACCOLTA CON FAVORE DA REPUBBLICANI E DEMOCRATICI

L’ultima inchiesta è stata accolta con favore dal presidente della commissione per le finanze del Senato, il repubblicano Chuck Grassley e dal senatore democratico Ron Wyden. “La tassa sui servizi digitali che la Francia e altri paesi europei stanno perseguendo è chiaramente protezionista e colpisce ingiustamente le imprese americane in un modo che costerà posti di lavoro negli Stati Uniti e danneggerà i lavoratori americani”, hanno affermato in una dichiarazione congiunta.

LA FRANCIA È ISOLATA

Questo tipo di indagini è stata usata in passato per implementare nuovi dazi nei confronti di paesi che l’amministrazione Trump ritiene stiano danneggiando gli Stati Uniti, ha sottolineato Dave Lee in un’analisi sulla Bbc. “Se la Francia con questa mossa sta per ottenere centinaia di milioni di euro dalle tasche dei giganti tecnologici americani, l’argomento degli Usa potrebbe essere: allora perché gli Stati Uniti non dovrebbero guadagnare di più da quello che i francesi fanno in America? La tassa digitale è un rischio per la Francia, che ormai è isolata. Si era parlato di una tassa tecnologica a livello europeo, ma i colloqui sono terminati anche grazie all’opposizione di paesi come l’Irlanda, che ha beneficiato della possibilità di attrarre imprese tecnologiche. Altri paesi – come Regno Unito, Spagna e Austria – stanno considerando mosse simili, ma la Francia è più avanti”. Una cosa su cui tutte le parti sono d’accordo, tuttavia, ha chiarito Lee nell’analisi “è che nella nostra moderna economia digitale, la revisione del modo in cui le imprese sono tassate è attesa da tempo”.

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