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Vincerà (purtroppo) il gretismo? Il pensiero di Ocone

“Ocone's corner”, la rubrica settimanale di Corrado Ocone, filosofo e saggista

Paolo Bonanni, ordinario di Igiene all’Università di Firenze e membro della Società italiana di Igiene, medicina preventiva e sanità pubblica, in un’intervista al Corriere della sera pubblicata ieri, sollecitato dalla giornalista Laura Cuppini, ha detto queste parole: “In questo momento noi siamo più avanti nella storia dell’epidemia, probabilmente altri Paesi arriveranno dopo. In ogni caso stanno beneficiando delle misure di contenimento che abbiamo messo in atto: se poi i provvedimenti risulteranno efficaci potranno anche adottarli più precocemente rispetto a quanto si è potuto fare qui. Siamo a tutti gli effetti una sorta di laboratorio per le altre nazioni”.

Ritorna quindi ancora una volta, in un contesto drammatico, che è quello segnato in questi giorni dal Coronavirus, l’idea o l’immagine dell’Italia come laboratorio per l’intera Europa. Sia che l’epidemia, sembra di capire, si fermi ai nostri confini, come ci auguriamo; sia che si trasformi in una vera e propria pandemia e gli altri Paesi si trovino ad affrontare presto gli stessi problemi, e con gli stessi numeri, nostri di oggi.

Nel primo caso saremo stati bravi, grazie al senso di responsabilità della comunità e delle istituzioni, a contenere la diffusione del virus; nel secondo saremo da modello agli altri per l’esperienza acquisita sul campo.

Sempre partendo da quest’ultimo assunto, cioè che l’epidemia si fermi e non diventi pandemia, si potrebbe dire, celiando un po’ ma esprimendo un concetto serio, che l’Italia potrebbe diventare suo malgrado anche un modello di altro tipo: potrebbe cioè dimostrare coi fatti, cioè con l’esperienza concreta, cosa diventerebbe il mondo se l’ideologia ambientalistico-catastrofista à la Greta (che è altra cosa dalla cura seria e responsabile dell’ambiente), così come l’altra non meno radicale della “decrescita felice”, realizzassero i loro obiettivi.

Sembra infatti che in questi giorni gli spostamenti aerei si siano ridotti del novanta per cento e, di conseguenza, è da presumere che questo sia accaduto anche per le emissioni nocive che i giganti del cielo lasciano nell’ambiente.

Se a ciò aggiungiamo la drastica diminuzione del traffico nelle nostre città, a cominciare da quella Milano che è stata sempre considerata a torto o a ragione la capitale dello smog, potremmo dire che l’obiettivo delle emissioni quasi zero sia stato raggiunto con una velocità che nemmeno le più rosee previsioni gretiane potevano immaginare.

Virus a parte, con quali conseguenze è dato vedere: la riduzione drastica, in nome dell’emergenza, per via legale o non poca importa, dei nostri spazi di libertà, è infatti sotto gli occhi di tutti. Così come forzata è l’adesione, a cui presto dovremo fare il callo, ad un modello di sviluppo a crescita zero: il nostro sistema produttivo e industriale è in ginocchio e la recessione è ormai un inevitabile dato di fatto. L’ambiente è salvo, noi vivremo più sobriamente, ma…. Giudicate voi se ne vale la pena. E soprattutto se è lecito affidarsi alle ideologie, soprattutto quelle “etiche” e “buoniste” che possono celarsi dietro apparentemente innocui lemmi come “sostenibilità” e “sobrietà”.

Le più pericolose, da che mondo è mondo.

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