Le relazioni tra Russia e Cina stanno peggiorando. In alcune recenti occasioni analisti sia russi sia cinesi, ma collegati ai rispettivi governi, hanno voluto precisare che l’alleanza tra Mosca e Pechino è contingente e non strutturale. Per la Russia la contingenza riguarda la divergenza con America e Ue, con il suo portato di sanzioni, e la conseguente necessità di rivolgersi alla Cina. Ma da tempo Mosca ne soffre l’espansione. La novità è che comincia a mostrarlo.
Per tornare rilevante agli occhi della Cina e costringerla a concordare le sue mosse o per ri-convergere con America ed europei? Probabilmente per ambedue i motivi, considerando che, diversamente da quanto scritto da alcuni, Mosca certamente non si è rassegnata a ruoli di serie B. Ma al momento è sorpassata di gran lunga dal potere cinese. Questo, consapevole che il rapporto con la Russia è instabile, l’ha tagliata fuori dalla Via della seta, si è incuneato nell’Europa orientale, baltica e balcanica creando una barriera all’influenza russa verso ovest, e sta penetrando nel Mediterraneo. Mosca cerca di rispondere, ma non ha mezzi economici sufficienti. Ha più successo con l’India, ma perché questa ha un proprio interesse, anche sostenuto dall’America, per contenere la Cina. Recentemente ha cercato convergenza con il Giappone, ma Tokyo è rimasta fredda.
Si può ipotizzare una nuova strategia russa per invertire un destino di irrilevanza con conseguenze peggiorative su un’economia già in crisi? Quella attuale è tenere alta la tensione verso l’Occidente e fargli temere una convergenza militare con la Cina. Non sta funzionando. Sceglierà un aumento della minaccia militare verso ovest per ottenere rilievo negoziale via dissuasione oppure cercherà migliori relazioni con l’Occidente, chiudendo la questione ucraina e scambiando benefici economici con la sua (geo)posizione di potenziale contenimento della Cina, nonché di controllo dell’Asia centrale, tema che sta emergendo a seguito delle fibrillazioni in Kazakhstan e dintorni?
Washington ha un dialogo riservato con Mosca molto più fitto di quanto appaia, ma è incerto il se e quando la prima potrà abbandonare la postura russofobica e la seconda il nazionalismo lirico. Pertanto Mosca, isolata e impoverita, potrebbe scegliere un aumento della minaccia in Europa o subire, peggio, una destabilizzazione interna. Di fronte a questo rischio l’Ue dovrebbe porgere una mano, pur cautamente, a Mosca, segnalando, per esempio, che i confini dell’Europa includono Lisbona e Vladivostok, georiferimento utile anche per le sue relazioni con Cina e America.