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Vi spiego portata ed effetti della decisione di Putin (dopo quella di Trump) di stracciare il trattato Inf sui missili nucleari a medio raggio

L'analisi del generale Carlo Jean

 

Dopo l’annuncio della decisione USA di sospendere l’attuazione dell’INF (Trattato sull’eliminazione dei sistemi nucleari basati a terra e a gittata intermedia – da 500 a 5.500 km di gittata), anche la Russia ha dichiarato di fare lo stesso. La sospensione diventerà effettiva fra sei mesi. E’ improbabile che in tale lasso di tempo le due superpotenze nucleari trovino un accordo, per ripristinare l’attuazione del Trattato e il sistema di controlli e verifiche che esso prevede.

L’INF, firmato nel 1987 fra Reagan e Gorbaciov, segnò non solo il superamento della crisi degli euromissili, ma anche l’inizio della fine della guerra fredda. E’ stato considerato una pietra miliare della sicurezza in Europa.

La crisi degli euromissili era sorta nella seconda metà degli anni ‘70, quando Mosca aveva schierato un gran numero di missili nucleari a gittata intermedia, in grado di disarmare con un attacco di sorpresa la NATO, distruggendone le forze convenzionali e le armi nucleari sub-strategiche schierate in Europa. Veniva compromesso il coupling transatlantico, eliminando ogni opzione diversa da quella dell’immediato ricorso all’uso di armi nucleari strategiche sulle città sovietiche. Veniva neutralizzata la risposta flessibile. Non restava che il ricorso alla MAD (Mutual Assured Destruction). Per gli USA era inaccettabile, poiché avrebbe inevitabilmente provocato la risposta di Mosca sulle città americane.

La crisi fu superata dalla NATO con lo schieramento in Europa di sistemi nucleari mobili, quindi impossibili da distruggere di sorpresa, in grado di colpire il territorio dell’URSS. Veniva così ripristinata la gradualità e flessibilità della risposta a un’aggressione. Lo schieramento di poco meno di 500 cruise e Pershing II fu possibile solo dopo lunghi e divisivi dibattiti nella NATO. Fu difficile allora convincere le opinioni pubbliche europee della necessità di schierare nuove armi nucleari, sebbene fosse stata adottata dalla NATO il dual track, cioè la decisione di annullare lo schieramento degli euromissili, qualora l’URSS distruggesse i propri, ripristinando la situazione quo ante.

La decisione di Trump è stata motivata dalle violazioni da parte di Mosca del trattato, in particolare con lo sviluppo e lo schieramento dei missili cruise nucleari 9M729 (chiamati dalla NATO SSC-8 Screwdriver). Secondo gli USA, ne sarebbero stati già schierati un centinaio, che si aggiungerebbero ai missili balistici Iskander-M, che secondo Mosca avrebbero una gittata di 490 km, mentre Washington sostiene che superino i 500 km, costituendo quindi anch’essi una violazione dell’INF. Trump ha comunque sostenuto, con l’appoggio del Consiglio Atlantico, che la decisione di sospendere l’attuazione del Trattato verrebbe annullata, qualora Mosca eliminasse tali violazioni. In sostanza, un nuovo dual track.

Alle accuse di violazione da parte di Washington hanno fatto seguito accuse analoghe di Mosca, in particolare quella che lo schieramento di sistemi antimissili in Polonia e Romania costituisce anch’esso una violazione sostanziale dell’INF, al pari dell’aumento di missili cruise, con gittata intermedia, imbarcati su sommergibili e navi nel Baltico e nel Mediterraneo, per i quali il Trattato INF non prevede formalmente limitazioni.

Il problema non è chi abbia ragione o torto, ma le motivazioni della decisione di Trump, le possibili risposte di Mosca e della NATO e le conseguenze generali sugli assetti strategici dell’Europa e del mondo, in particolare le ricadute della decadenza dell’INF sul regime di controllo e limitazione degli armamenti che rappresenta una componente essenziale del sistema di sicurezza europeo.

La decisione di Trump rientra nella logica strategica generale degli USA, ispirata dal consigliere alla sicurezza nazionale John Bolton, contrario ideologicamente ad ogni accordo bilaterale, inadeguato in un mondo divenuto multipolare, nel quale la Cina, non vincolata dal Trattato, dispone di un gran numero di armi a gittata intermedia.

Per quanto riguarda le possibili risposte di Mosca, si prevede che Putin aumenterà il numero di 9M729 in grado di colpire la NATO e, forse, svilupperà una versione terrestre del cruise navale Kalibr (per la NATO, 3M14). Il Consiglio Atlantico, dal canto suo, ha escluso un nuovo schieramento di euromissili in Europa. Gli USA potrebbero però aumentare il numero di quelli navali. Gli europei si sono limitati ad esprimere preoccupazioni, ma non possono far nulla. Non è praticabile anche per l’attuale crisi dell’UE, per la Brexit e anche per le tensioni transatlantiche, la creazione di un deterrente europeo, con l’europeizzazione delle forze nucleari francesi e britanniche. Nelle loro proteste, gli europei sono stati molto cauti. Critiche troppo forti a Trump avrebbero diminuito ancora maggiormente la credibilità dell’impegno USA per la sicurezza europea.

La decisione di Trump e la risposta simmetrica di Putin segnano la fine del regime dell’Arms Control proprio del mondo bipolare. Il multipolarismo, in pratica l’aumento della potenza cinese, l’ha reso obsoleto. Molto verosimilmente, la fine dell’INF segnerà anche l’impossibilità di prolungare, per i cinque anni previsti, la validità del Nuovo START, che scade nel 2021 e con cui gli USA e la Russia hanno convenuto di limitare a 1.550 le rispettive testate nucleari strategiche.

Le conseguenze reali sulla sicurezza dell’Europa della fine dell’INF sono trascurabili, fino a quando rimarrà la convinzione che permane l’impegno USA per la sicurezza europea, cioè finché la NATO rimarrà vitale. Non vi sono soluzioni alternative. Come è risultato chiaramente dal dibattito sul nucleare in Germania, sono da escludere sia la creazione di una “bomba tedesca” sia l’europeizzazione dei deterrenti nucleari francesi e britannici. Anche una parziale, con il cofinanziamento tedesco ai loro oneri, sarebbe inefficiente. Nessuno Stato è disponibile a far partecipare un altro al controllo delle proprie armi nucleari.

Anche de Gaulle l’aveva seccamente rifiutato ad Adenauer, quando gli aveva chiesto di prevederlo nel Trattato dell’Eliseo del 1963. L’unica soluzione che, seppur parziale, sarebbe praticabile è quella di organizzare almeno in Germania e in Italia una forma di difesa territoriale e anche di resistenza civile sul modello scandinavo e anche dello Stay Behind.

In Italia ogni dibattito sulle ricadute della nuova situazione sulla sicurezza nazionale non è avvenuto, sia perché l’attenzione è assorbita dalle “baruffe chiozzotte” sulla TAV, sia per la fideistica persuasione che “mamma America” continuerà a proteggerci, evitandoci il fastidio di assumere dirette responsabilità.

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