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Brexit

Vi spiego perché Bruxelles continua a non capire la Brexit

La Nota diplomatica di James Hansen sulle incomprensioni fra Bruxelles e Londra. Tema: Brexit

 

Il voto inglese sulla Brexit è stato senza dubbio alcuno il più imbarazzante disastro politico in cui sia mai incorsa l’Unione Europea. Se l’Ue fosse una democrazia parlamentare, la sconfitta sarebbe costata la testa a un Primo Ministro e la parola “riforma” sarebbe stata almeno sussurrata. Niente di tutto questo è successo per l’ottimo motivo che l’Unione, nei fatti, non è una democrazia parlamentare.

La lingua tedesca contiene una parola meravigliosa, Erklärungsnot, che esprime il concetto della “crisi di spiegazione” che avviene in quell’istante quando, per esempio, uno viene colto in flagrante con la mano su una parte vietata della vicina di casa. Deve inventare subito, in un microsecondo, una giustificazione innocente: “Dunque, lei aveva un crampo terribile e io…”

L’Erklärungsnot di Bruxelles davanti al risultato del tutto inatteso e troppo netto del referendum inglese è stato quello di farfugliare subito qualcosa che sapeva di “Perfida Albione” da una parte e dall’altra inventare con disperazione motivi per ritenere “non rappresentativo” il voto: troppi razzisti, troppe fake news, troppi vecchi che hanno votato, troppi inglesi maledetti insomma. Cioè, qualunque cosa che potesse confondere la comprensione di un risultato fin troppo limpido e disgraziatamente democratico.

Invece, quello che è successo con il referendum Brexit non è misterioso. Un sondaggio di questi giorni della rispettabile YouGov illustra con grande chiarezza esattamente cos’è avvenuto allora e cosa viene ribadito ancora oggi: “Ogni regione dell’Inghilterra e del Galles all’esterno della M25 (il raccordo anulare che definisce l’area metropolitana di Londra) vuole lasciare l’Unione Europea anche senza il raggiungimento di un accordo per l’uscita”.

Nel dettaglio: “A Londra il 48% degli elettori è d’accordo che ‘Il Regno Unito dovrebbe ritirare la sua proposta di lasciare per poi restare nell’Ue’, mentre il 28% preferisce lasciare anche in mancanza di un accordo. Fuori Londra il quadro si rovescia. Nel resto dell’Inghilterra il 44% favorisce l’uscita incondizionata contro il 34% che vuole revocare la decisione di lasciare”.

È semplice. Londra è la città meno inglese dell’Inghilterra. Ospita più italiani di Bologna, più polacchi di Cracovia, più arabi di Riad e così via. Vede il mondo in maniera completamente diversa dal resto del Paese. Non è più l’Inghilterra. Da quella capitale provinciale che è Bruxelles invece non hanno afferrato la distinzione. Vogliono interloquire solo con Londra, ma Londra è un fortino assediato dal resto del Paese. E la Parigi di Emanuel Macron? E Berlino? E Roma?

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