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Vi spiego le vere tribolazioni di Meloni e Schlein

Le posizioni di Salvini e Conte negli schieramenti di centrodestra e centrosinistra capeggiati da Meloni e Schlein. L'opinione di Giuliano Cazzola

Ieri a Roma, Matteo Salvini ha aperto la campagna elettorale per la consultazione di giugno, insieme a tutti i partiti dell’estrema destra europea. Identità e Democrazia a Roma ha messo le carte in tavola ed ha assunto una posizione netta nel dibattito che caratterizzerà la campagna elettorale.

Per la prima volta, i partiti chiameranno i cittadini a pronunciarsi su quello che è divenuto il tema di fondo dei prossimi 5 anni: la politica internazionale e la strategia delle alleanze.

Ci sono elementi e valori in questa consultazione che ricordano quelli su cui gli europei furono chiamati a decidere dopo la Seconda guerra mondiale. La campagna elettorale dei prossimi mesi avrà al centro la scelta esistenziale tra la difesa o la resa all’offensiva imperialista russa. Scelta che ha in sé conseguenze anche sul terreno delle politiche industriali rievocando – magari in termini più moderni e meno semplicistici – l’alternativa classica tra burro o cannoni.

Le forze politiche sovraniste agiteranno – lo ha già fatto ieri Salvini – il vessillo sdrucito della pace e del negoziato col Cremlino e quindi dell’abbandono dell’Ucraina al suo destino. Ormai si sta formando una coalizione internazionale filoputiniana.

I partiti delle grandi famiglie europee porteranno avanti i temi posti all’ordine del giorno nei Congressi di Roma del Pse e di Bucarest del Ppe. A partire dal discorso di Ursula von der Leyen sullo stato dell’Unione a Strasburgo, fino agli impegni dei leader del Triangolo di Weimar per la difesa dell’Ucraina, è sempre più evidente che si fa strada nell’Unione una strategia rivolta a una difesa comune all’imperialismo russo e quindi ad una politica industriale trainata dall’industria bellica (con buona pace del Papa).

In più con la pretesa (che può divenire una necessità se le elezioni di novembre in Usa avranno un esito nefasto) di diventare autonomi non potendo più contare sul Grande Fratello d’Oltreoceano.

Quali conseguenze possono determinarsi in Italia? Non è la prima volta che la politica internazionale divide radicalmente le forze politiche. Ma non è mai successo che la divisione passasse all’interno sia della maggioranza che dell’opposizione come in questo caso.

Tanto il centro destra quanto il centro sinistra sono condizionati da una quinta colonna putiniana. Meloni e Salvini possono abbracciarsi davanti a tutti, ma non convincono nessuno.

Peraltro il Conducator non convince più nemmeno i suoi che, nel dibattito al Senato, hanno preso clamorosamente le distanze dalle sue esternazioni filo Putin; e alla kermesse di Roma non si sono neanche fatti vedere, con la sola eccezione di Giancarlo Giorgetti.

Anche Giorgia Meloni è messa in imbarazzo dal suo alleato, il quale ha dichiarato a Roma che non voterà mai per la riconferma di Ursula von der Leyen, che invece rappresenta il passepartout di Meloni per accedere, senza andare a Canossa, nelle stanze dei bottoni a Bruxelles.

Ma il confronto di allarga: una possibile vittoria di Trump negli Usa sarebbe per Salvini un’ancora di salvezza e un motivo di competizione con la premier. Quanto ad Elly Schlein la posizione ambigua di Conte è una spina nel fianco per il suo elettorato sia per quanto riguarda il conflitto russo/ucraino sia la guerra nella Striscia di Gaza.

Le istanze del M5S la mettono in difficoltà con una parte del suo partito e con gli alleati, ma se dovesse spostare l’asse della politica dem su Conte aprirebbe una crisi irreversibile con la componente riformista che, giustamente, considera la difesa di Israele e l’assistenza all’Ucraina valori non negoziabili.

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