Sebbene l’equazione Hamas = Isis sia in parte fuorviante, esistono punti di contatto tra i due gruppi terroristici.Start Magazine ne ha parlato con Lorenzo Vidino, direttore del Programma sull’estremismo alla George Washington University e punto di riferimento degli studi non solo italiani sul fenomeno jihadista. Con lui abbiamo anche parlato del recente allerta terrorismo e dell’effettiva esistenza di un rischio attentati in Occidente.
Dottor Vidino, ci sono appena stati due attentati islamisti in Europa e il governo italiano ha sigillato i confini con la Slovenia. Siano forse all’inizio di una nuova stagione di terrorismo?
Direi che è abbastanza prematuro stabilire se siamo all’inizio di una nuova stagione. Così come una rondine non fa primavera, io aspetterei prima di pronunciarmi. C’è comunque una importante precisazione da fare.
Quale?
Se consideriamo la storia del terrorismo jihadista in Europa, bisogna dire che la minaccia non è mai scemata. Individui, network e bolle di simpatia esistono da almeno trent’anni a questa parte. Eventi che avvengono al di fuori dell’Europa come può essere stato l’11 settembre, la guerra in Iraq e la guerra civile siriana sono quelli che determinano sia la direzione che l’intensità di queste bolle di simpatia. Stiamo dunque parlando di un fenomeno costante ma che ha alti e bassi. Negli ultimi cinque anni, dopo il picco che abbiamo avuto tra il 2014 e il 2016 con il Califfato, eravamo in una di queste fasi basse.
Quello che sta succedendo ora in Medio Oriente potrebbe essere l’evento scatenante di una nuova ondata terroristica?
Al momento non lo sappiamo. È naturalmente fondato il timore che tutte queste tensioni possano alimentare qualche fiammata.
A proposito di fiammate, lei che intercetta e decodifica i segnali dei jihadisti nel web, ha notato, immaginiamo, manifestazioni di esultanza in quegli ambienti dopo la strage di ebrei del 7 ottobre.
In quel mondo hanno festeggiato tutti. L’unica consolazione per noi è che quello jihadista è un mondo frammentato in cui c’è una serrata competizione e poca collaborazione. Ma proprio questo fattore potrebbe rivelarsi una fonte di rischio in quanto ora c’è una sorta di gara a chi vorrebbe sferrare un secondo colpo a Israele.
Per Hamas è stato un gran colpo reputazionale insomma.
Certamente. In questo momento, tra chi simpatizza per questa ideologia Hamas è il gruppo più in voga, proprio come l’Isis lo era qualche anno fa. Vale anche qui la regola per cui se hai più successo, hai anche più tifosi.
La minaccia potrebbe intensificarsi in caso di prolungamento del conflitto a Gaza?
Non possiamo escluderlo. È chiaro che più va avanti quel conflitto, più si intensificherà la minaccia che proviene, lo ricordo, da due fronti: quello dei gruppi strutturati e quello degli individui, i famosi lupi solitari. Se da una parte i primi hanno tutto l’interesse a mostrare che stanno facendo qualcosa al fine di guadagnare la leadership del movimento jihadista, anche i secondi possono autoattivarsi in questo clima di frenesia.
Hamas è stato paragonato all’Isis. È un’equazione legittima?
Sì e no. Possiamo richiamare a tal proposito le differenze che esistevano all’interno della galassia della nostra eversione, nera o rossa degli anni Settanta. A quel tempo se uno fosse andato in una Università a sostenere che tutti i gruppi si assomigliavano, sarebbe stato linciato. Capisco comunque perché Netanyahu e Biden istituiscano quel paragone. Ci sta. Ma noi addetti ai lavori abbiamo il dovere di prestare attenzione alle differenze anche sottili.
Quali differenze ci segnala?
Tra Hamas e Isis esistono due differenze fondamentali. La prima è che Hamas pratica un jihad locale, focalizzato cioè sulla Palestina, mentre quello di gruppi come Isis e al Qaeda è globale.
E la seconda differenza?
In pieno stile Fratelli Musulmani, Hamas abbina alla violenza la partecipazione politica. Hamas è cioè anche un partito politico oltre ad essere un gruppo terrorista. Vince le elezioni e compie attacchi suicidi. Isis al contrario non parteciperebbe mai ad elezioni e condanna Hamas per averlo fatto.
Però i Fratelli Musulmani sono l’origine e la fonte dell’islamismo contemporaneo.
È vero. Da questo punto di vista Hamas e Isis derivano dallo stesso tronco e condividono la medesima visione del mondo. Una radice comune c’è e la si può riscontrare sia nell’ideologia che nei metodi.
Hamas ha vinto le ultime elezioni nel 2006. Tuttavia si dice anche che opprima il suo stesso popolo.
Sono vere entrambe le affermazioni. Partiamo dal fatto che circa la metà della popolazione di Gaza è minorenne. Però è vero che tra gli adulti Hamas gode di un consenso importante. È anche vero che nessuno a Gaza può opporsi ad Hamas. Quando lo ha fatto, l’Autorità Nazionale Palestinese è stata cacciata via. O accetti Hamas o vieni ucciso.
Mi permette una conclusione ad effetto? Anche i nazisti avevano un consenso popolare.
È vero, infatti il paragone ci sta.