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Mori

Vi spiego come il governo ha agito sul caso Biot-Russia. Parla Mori (ex Sisde)

"Di Maio ha parlato di atto ostile, ma gli atti ostili li fanno tutti, anche gli americani, gli inglesi, i cinesi. Si fa attività di spionaggio, la fanno i russi, la fa tutto il mondo", dice all'AdnKronos l'ex direttore del Sisde, Mario Mori. Ecco un estratto dell'intervista

 

“Per come si è sviluppato e per le mie conoscenze del servizio segreto russo, in particolare del Gru, si tratta di un caso classico. Quello che mi meraviglia è perché si sia dato questo clamore al caso. Potrebbe trattarsi della solita, banale lingua lunga di qualche nostro funzionario che parla con la stampa, però mi sembra strano, perché conosco quelli che lavorano in quel settore e non hanno la lingua lunga. E allora forse c’è qualche decisione a livello governativo, anche in un quadro di valutazione di politica generale. Penso non si tratti, dunque, di una fuga di notizie, se non voluta. Credo, insomma, si tratti di una valutazione che deve aver fatto l’organo di governo”.

A dirlo all’AdnKronos è stato l’ex direttore del Sisde Mario Mori, commentando il fermo di un ufficiale della Marina Militare (il capitano di fregata, Walter Biot) e un ufficiale delle Forze Armate russe di stanza nel nostro Paese con le accuse di spionaggio e rivelazione di segreto militare.

COSA HA DETTO DI MAIO SUL CASO BIOT-RUSSIA

“Ho visto che il ministro degli Esteri definisce l’accaduto gravissimo — aggiunge Mori —, ciò sta a dimostrare, a mio avviso, che questa propalazione, anche in maniera eclatante, era avallata, voluta. Di Maio ha parlato di ‘atto ostile’, ma gli atti ostili li fanno tutti, anche gli americani, gli inglesi, i cinesi. Si fa attività di spionaggio, la fanno i russi, la fa tutto il mondo”.

CASO INGANTITO SECONDO MORI

Per Mori, dunque, “il caso è stato ingigantito, perché tutto sommato quell’ufficiale, un tenente colonnello con quella collocazione, non è che poteva avere i segreti della Nato. Mi sembra non potesse rivelate dei grandissimi segreti militari”.

IL FUTURO DELLE RELAZIONI ITALIA.RUSSIA

Quanto alla possibilità che la vicenda possa ripercuotersi sulle relazioni fra Italia e Russia, Mori sottolinea: “La vicenda non avrà assolutamente ripercussioni sui rapporti tra Roma e Mosca. Questi sono fatti che accadono da sempre. Forse loro ci manderanno indietro uno o due diplomatici, ma si fa così per prassi. Il caso non inciderà su quelli che sono i fondamenti del rapporto tra i due Stati. Poteva avere un’altra dimensione un caso di attività spionistica fra Russia e Stati Uniti, o fra Cina e Stati Uniti, perché siamo fra i livelli massimi e avrebbe avuto un valore di livello strategico, ma non nel nostro caso. I nostri segreti, insomma, sono molto relativi”.

LO SPIONAGGIO IERI E OGGI

Mori, sempre all’Adnkronos, spiega di non vedere differenze fra lo spionaggio di un tempo e l’attuale: “In base alle notizie emerse, il comportamento dei russi mi pare uguale a quello dei miei tempi. Ma proprio uguale uguale: la scelta dell’ufficiale, la sua collocazione in un determinato ambiente, l’approccio, le sue condizioni economiche. E la tecnica del Gru. Non è cambiato nulla”.

L’ESEMPIO DELL’INTELLIGENCE ITALIANA

Quanto, infine, all’efficacia della nostra intelligence, Mori conclude: “Noi sul terreno siamo bravi, il problema è che il governo ci dia gli indirizzi giusti e le autorizzazioni giuste. Poi sul terreno non ci insegna nulla nessuno, non ci ha mai insegnato nulla nessuno”.

(Intervista ripresa da Dagospia)

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