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Giorgetti

Vi racconto mosse e mossette di Draghi e Berlusconi sul Colle

Che cosa succede fra Draghi, Berlusconi, Salvini e Letta sulla partita del Quirinale. I Graffi di Damato

 

Mario Draghi si è scusato del ritardo della sua conferenza stampa sulle ultime misure – anzi penultime, come al solito in queste circostanze – per contenere la pandemia. Ma, rifiutando ogni domanda sull’argomento, non ha voluto scusarsi per niente della disponibilità ad un’elezione al Quirinale come “un nonno al servizio delle istituzioni”, secondo la formula della conferenza stampa del 22 dicembre che tanto innervosì e continua a innervosire Silvio Berlusconi. Il quale ha minacciato praticamente la crisi, mentre il Giornale di famiglia ha liquidato come “paradossale” la posizione del presidente del Consiglio. Non a torto Il Foglio, sostenitore di Draghi e tuttora amico dell’ex presidente del Consiglio, ha dovuto titolare sui “due candidati per “un Quirinale col botto”.

L’aspirazione di Draghi al Quirinale non è lo sbirciamento dietro la porta di Mattarella fra i corazzieri immaginato con la solita malizia del vignettista da Emilio Giannelli sulla prima pagina del Corriere della Sera. E’ una candidatura a questo punto silenziosamente confermata nella convinzione – pur smentita da Berlusconi con la minaccia di un ritiro del suo partito dal governo – che esista ancora “una voglia” di collaborazione e unità – ha detto lo stesso Draghi – fra i partiti pur tanti e tanto diversi della maggioranza di emergenza in corso. Una candidatura. ripeto, interpretata invece e gridata come desiderio o progetto di “scappare” da Palazzo Chigi che ha accomunato nella titolazione e nei commenti due giornali politicamente opposti come Il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio e La Verità di Maurizio Belpietro, ma in fondo anche il Giornale già citato della famiglia Berlusconi. Il cui direttore Augusto Minzolini è tornato a contrapporre “l’ambizione” quirinalizia di Draghi a “un Paese sospeso in piena emergenza”. Della quale tuttavia neppure Berlusconi si mostra del tutto consapevole, diciamo così, quando minaccia la crisi di governo, anziché condividere la fiducia di Draghi sulla “voglia” della maggioranza di proseguire.

Il segretario del Pd Enrico Letta si è naturalmente affrettato a sottolineare questa obiettiva contraddizione per ribadire il carattere “divisivo” e “inaccettabile” della candidatura di Berlusconi già lamentato nei giorni scorsi e predisporsi con le altre componenti della maggioranza a studiare, cercare, trattare un’uscita da questa situazione ormai di stallo. Che è aggravata dalle difficoltà tecniche, da rischio di contagio per la pandemia, delle votazioni dal 24 gennaio a Montecitorio per l’elezione del presidente della Repubblica. Alle quali rischiano di non partecipare molti parlamentari senza che per questo possano ridursi i voti necessari al raggiungimento delle maggioranze qualificate prescritte inderogabilmente dalla Costituzione. Pertanto si parla anche di possibili rinvii e di un certo disorientamento persino al Quirinale. Dove Sergio Mattarella potrebbe essere indotto a rinunciare alla sua indisponibilità ad una conferma se questa dovesse rivelarsi l’unica o la meno accidentata via di uscita.

La sfida di Berlusconi a Draghi – come l’ha definita Repubblica nel suo titolo di apertura – potrebbe creare anche nel centrodestra serie difficoltà. Che Stefano Rolli in una vignetta per Il Secolo XIX ha efficacemente tradotto nell’immagine dello stesso Berlusconi che dalle sue dimensioni fisiche chiede “quanto” debba essere “alto il profilo” del candidato al Quirinale alla cui scelta ogni giorno dice di essere impegnato l’alleato Matteo Salvini. Che telefona, incontra e fa contattare grandi e piccoli elettori del capo dello Stato come leader del centrodestra uscito dalle elezioni del 2018 sorpassando con la sua Lega gli altri due partiti della coalizione: Forza Italia e la destra di Giorgia Meloni.

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