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Vi racconto le ultime sparate scioperaiole di Landini

Landini rivendica orgogliosamente il carattere politico dello sciopero generale. I Graffi di Damato

Domani dunque sciopero generale della Cgil. Naturalmente e rigorosamente di venerdì, in modo da offrire a chi lo fa, e in fondo anche a chi lo subisce borbottando, un ponte lungo a fine settimana quanto quello d’inizio con la festa dell’Immacolata capitata di lunedì. Ma preceduta venerdì scorso da un altro sciopero generale: quello dei trasporti promosso dai sindacati cosiddetti di base.

Formalmente indetto contro una legge di bilancio ancora da approvare in Parlamento, ma che da due mesi produce titoli ansiosi di prima pagina dei giornali, questo sciopero è “sociale ma anche politico” per ammissione, anzi per vanto, dello stesso segretario generale della Cgil Maurizio Landini in una lunga e comiziante intervista oggi a Repubblica. Uno sciopero politico, ripeto, anche per la “economia di guerra” – testuale – nella quale il governo della Meloni avrebbe allegramente deciso di farci vivere riducendo le spese sociali e aumentando quelle militari, giusto per correre appresso al presidente americano Donald Trump nei giorni pari e ai vertici guerrafondai dell’Unione Europea filoucraini nei giorni dispari, o di notte con l’uno e di giorno con gli altri.

Tutto previsto, anzi scontato, per carità, nel comizio… stampato di Landini e nel petto gonfio per i 5 milioni di iscritte e iscritti alla Cgil che ne farebbero il sindacato più grande, per quanto isolato dagli altri come la Cisl e la Uil, che non lo hanno seguito nella proclamazione di questo sciopero coincidente peraltro con l’anniversario di un evento non ceto felice come la strage del 12 dicembre 1969 alla sede milanese della Banca Nazionale dell’Agricoltura. Una strage funzionale alla cosiddetta strategia della tensione. Ognuno si sceglie le coincidenze che vuole, naturalmente.

Una cosa tuttavia non avevo messo nel conto di questo sciopero generale: non so se più l’errore, secondo me, del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di unirsi ieri all’allarme per i salari troppo bassi, che francamente non mi sembrano attribuibili tutti o prevalentemente a questo governo in carica da poco più di tre anni, o la disinvoltura, se non la spregiudicatezza di Landini di attribuire al Capo dello Stato quasi il patrocino -come si usa dire- anche di questa giornata di lotta… e di ponte.

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