skip to Main Content

Russia Ucraina Putin

Vi racconto le putinate dei putiniani italici

Due anni di guerra della Russia all’Ucraina e le tesi dei filo-Putin in Italia. Il commento di Cazzola

Due anni orsono il 24 febbraio veniva impartito l’ordine per l’avvio della operazione militare speciale dell’esercito russo in Ucraina.

Presumibilmente Vladimir Putin pensava di riuscire a deporre il governo di Kiev in pochi giorni, nell’indifferenza dell’Occidente e dell’Europa come era avvenuto in precedenza in Georgia e in Crimea. Joe Biden aveva dato corso alla smobilitazione disposta da Trump in Afghanistan, l’Europa era troppo dipendente dalle forniture di Gazprom  per decidere della sanzioni efficaci.

Varcati i confini del paese vicino, Putin aveva rivolto un invito all’esercito ucraino a insorgere contro i pervertiti e nazisti di Kiev, mentre il Pope Kirill benediceva le truppe che andavano in Donbass a combattere contro il gay pride imposto ai virtuosi cittadini di lingua russa e di sani principi morali. Il diavolo però ci aveva messo la coda: il popolo ucraino aveva reagito rispondendo con il suono delle campane agli squilli di tromba di Putin.

La reazione ucraina colse di sorpresa il mondo libero, tanto da indurlo a non far finta di niente e a voltarsi dall’altra parte; ma nello stesso tempo rivelò una incomprensibile fascinazione per lo zar avvelenatore non solo in settori di destra, ma anche e soprattutto della sinistra estrema.

Ovviamente era difficile negare chi fosse l’aggressore, ma venne fatto di tutto per giustificarne le azioni e attribuirne una parte a pari (de)merito alla Nato.

In Italia ben presto si realizzò un fronte pseudo-pacifista contrario dapprima alle sanzioni, poi all’assistenza militare che andava dai resti del cattocomunismo, agli eterni nemici sopravvissuti dell’odio per i valori dell’Occidente al neosovranismo dei settori della estrema destra. Io sono convinto che se ad Acca Larentia lo speaker oltre ai nomi dei neofascisti assassinati a suo tempo avesse invocato quello dell’inquilino del Cremlino, le braccia si sarebbero levate al cielo al grido di “presente”.

Per fortuna l’esito delle elezioni del 25 settembre non hanno determinato un cambiamento della  posizione del governo italiano. Salvini c’era anche prima e diceva più o meno le cose che dice adesso. Di lui si ricordano alcune brutte figure come quanto ai confini della Polonia venne cacciato dal sindaco del paese che gli esibì la maglietta filo Putin. In questi due anni ha sempre cercato di navigare sotto vento, misurando le parole, senza fare nomi, fino a quando ha dovuto prendere posizione sulla morte di Alexei Navalny, trincerandosi nell’attesa di quanto diranno i medici e i giudici, come se ci si potesse fidare della loro indipendenza. Ma in fondo il leader della Lega si è messo al posto del parafulmine che assorbe tutte le critiche. Perché non c’è mai limite al peggio.

L’ineffabile Alessandro Orsini, ospite (retribuito?) di tanti canali televisivi ha  dichiarato: “Non abbiamo i documenti per dire che Putin abbia ordinato l’omicidio”. “È possibile – ha aggiunto – che questi documenti vengano fuori più avanti, ma allo stato attuale delle nostre conoscenze non ci sono”. Come se un autocrate che tiene in suo potere un dissidente non avesse una responsabilità oggettiva per la sua sicurezza. Poi, il professore è andato ancora più avanti, a commento della fiaccolata di Roma in memoria del dissidente defunto per “sindrome da morte improvvisa”. “Semplicemente Navalny è morto nei giorni in cui è caduta Avdiivka e l’Ucraina ha perso definitivamente la guerra, ha perso la battaglia più importante della guerra. L’Ucraina è in rotta [mi sbaglio o si intravvede un sentimento di soddisfazione? ndr], l’esercito è a pezzi, esangue, senza munizioni e senza soldi. E l’altra ragione per cui si organizza questa fiaccolata [quella al Campidoglio, ndr] è che l’Occidente ha bisogno di ripulirsi l’immagine: stanno sterminando il popolo palestinese”.

Oggi a Milano – come abbiamo già ricordato – la ricorrenza dei massacri in Ucraina sarà celebrata da una manifestazione internazionale contro il ‘’genocidio’’ di Israele a Gaza. Ma i promotori di parte italiana, i Cobas che ieri hanno dichiarato l’ennesimo sciopero di venerdì, hanno delle loro idee anche sul conflitto in Ucraina, nel complesso, parecchio discutibili.

Tutto sommato, però, sono più obbiettivi di Orsini, dal momento che rivolgono una critica radicale a quanti, in modo aperto o coperto, stanno con la Russia credendo al Putin travestito da Che Guevara e partigiano antinazista, dimentichi delle sue ottime frequentazioni con i reazionari filo-nazisti e con le destre europee; dimentichi del trattamento riservato alle popolazioni cecene, siriane, kazache, etc.; dimentichi di ciò che la Russia zarista (a cui Putin si richiama) è stata in quanto prigione di popoli.

Back To Top