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Conte

Vi racconto le crisi del governo. I Graffi di Damato

Tutte le ultime convulsioni nella maggioranza di governo secondo il notista politico Francesco Damato

Per oggi, giorno peraltro di paura e mobilitazione per i grillini, in piazza a Roma contro i progetti più o meno avanzati di “restaurazione” del presunto regime dei privilegi e delle caste da loro piegato con l’aiuto dei leghisti all’epoca della rimpianta -a quanto pare- maggioranza gialloverde, c’è per i lettori dei giornali l’imbarazzo della scelta fra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il suo portavoce Rocco Casalino.

Conte, tra l’amletico e il sorridente a Gioia Tauro dopo le turbolenze dell’alleato “minore” Matteo Renzi, ininfluente numericamente alla Camera e sostituibile al Senato con un gruppetto di “responsabili” pescati soprattutto tra i berlusconiani più timorosi delle elezioni anticipate, ha mostrato di cadere dalle nuvole quando gli hanno chiesto notizie su un suo nuovo, possibile governo, il terzo della serie di questa legislatura. Che tuttavia, poco prima o poco dopo, non si sa se anche lui a Gioia Tauro o ancora a Roma, Casalino assicurava di essere già sui binari di partenza, o quasi, parlando al telefono con qualcuno poi affrettatosi a diffondere l’audio.

Per non sbagliare quelli della Repubblica di carta se la sono cavata annunciando con un titolo che “Renzi frena, Conte no” e mettendo in una vignetta di Altan il pugnale in mano a un Renzi, sempre lui, che offre agli italiani la solita “serenità”, come quella garantita a cavallo tra il 2013 e il 2014 all’allora presidente del Consiglio Enrico Letta mentre egli si apprestava come nuovo segretario del Pd a licenziarlo e a prenderne il posto.

La frenata di Renzi – apparentemente pronto a confermare la fiducia giallorossa al governo, se dovesse richiederla in Parlamento, pur in attesa di promuovere fra qualche settimana la sfiducia “individuale” al guardasigilli e capo delegazione grillina Alfonso Bonafede – è stata rappresentata con sarcasmo da due giornali politicamente opposti ma umoralmente convergenti come Il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio e La Verità di Maurizio Belpietro. “Poltrona Viva”, al posto della sua Italia Viva, ha titolato Il Fatto Quotidiano legando con una fune Renzi sulla sedia per partecipare alla spartizione prossima di una lunga serie di nomineLa Verità.jpeg in quello che una volta si chiamava sottogoverno. “L’unica crisi di Renzi è da fame di poltrone”, ha tirato giù pesante da destra Belpietro, che sospetto non abbia mai perdonato né voglia perdonare al senatore di Scandicci di avergli fatto perdere la direzione del quotidiano Libero ai tempi in cui guidava il governo e si accingeva alla sfortunata campagna referendaria su un’ambiziosa riforma costituzionale appena varata con la solita baldanza.

Un contributo alla rappresentazione di Renzi in frenata, parlandone addirittura al passato sul piano politico, ha voluto darlo con una intervista anche il responsabile in seconda dei problemi della giustizia per il Pd Walter Verini, dopo l’ex guardasigilli e ora vice segretario del partito Andrea Orlando. Egli ha peraltro annunciato con aria quasi trionfale l’imminente nomina di una commissione, concessa dal ministro della Giustizia in carica, per “monitorare” in tre mesi l’applicazione della prescrizione entrata in vigore il 1° gennaio scorso: quella che cessa con l’epilogo del primo dei tre gradi di giudizio. Ciò significa che il bambino, diciamo così, è nato vivo e viene osservato, in attesa che si riformi davvero il processo penale per dargli tempi certi e “ragionevoli”, come chiede la Costituzione. Tutto insomma è a posto, e nulla in ordine.

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