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Vi racconto le baruffe tra governo e opposizioni su scioperi, Gaza e Flotilla

Il ponte lungo di Landini sul campo largo della Schlein e di Conte. I Graffi di Damato

Grazie o a causa, come preferite, di una guerra dolorosa, anzi feroce anche per l’uso, anzi gli usi strumentali cui si presta come quella di Gaza, il segretario della Cgil Maurizio Landini ha aggiunto un altro dei suoi punti lunghi sul campo largo del Pd di Elly Schlein, del Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte e minori. Che magari non riusciranno a realizzare l’alternativa propostasi al centrodestra della Meloni, come hanno appena sperimentato nelle Marche perdendo le elezioni regionali, e come stanno per sperimentare in Calabria, ma garantiranno – si fa per dire – lunghi week end, proclamando scioperi di venerdì, a chi ha la voglia e la possibilità di goderne. E pazienza per gli altri che potranno o dovranno solo subirli, sentendosi dare dei provocatori o disumani al solo accenno di una protesta. O solo di una riserva.

Non parliamo poi di quando la protesta si traduce in un titolo di giornale o in qualche dichiarazione di parte governativa. Come è accaduto al ministro delle Infrastrutture e vice presidente leghista del Consiglio Matteo Salvini quando si è lasciato tentare dall’idea di contrastare con le precettazioni lo sciopero generale proclamato a favore della flottiglia bloccata dagli israeliani nella navigazione verso Gaza. Di cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha avvertito e apprezzato l’umanità – per i soccorsi alimentari destinati ai palestinesi, chiedendo tuttavia di consegnarli al Patriarcato di Gerusalemme offertosi a distribuirli – e la presidente del Consiglio invece la irresponsabilità dello scontro cercato con Israele in un atteggiamento costante di sfida.

Salvini ha rinunciato alle precettazioni, Landini no allo sciopero generale anche quando l’autorità preposta ne ha dichiarato l’illegittimità mancando del preavviso e delle motivazioni necessarie. Un ponte anche illegittimo, quindi, oltre che lungo. Preceduto e accompagnato peraltro da manifestazioni di piazza dai rischi abituali di disordini, a dir poco. “L’Italia in rivolta”, ha titolato entusiasticamente l’Unità di Piero Sansonetti.

La guerra di Gaza, dicevo a proposito della quale si manifesta per terra e per mare, si sciopera e ci si scontra politicamente. Ma è un singolare sbagliato. Dovremmo parlare piuttosto di guerre di Gaza, al plurale. Condotte sul posto e altrove, tutte sulla pelle dei palestinesi. Alla cui tragedia contribuiscono anche quelli che dicono – temo non sempre in buona fede – di volerli difendere ad oltranza, e a qualsiasi costo, anche quello di danneggiarli in un tragico ossimoro.

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