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Vi racconto la rabbia e l’orgoglio leghista a Pontida (Salvini accantona il sovranismo?) Il post di Sacchi

Il post di Paola Sacchi, già inviata di politica a L'Unità e a Panorama, da Pontida

 

La rabbia e l’orgoglio leghista. Parafrasando Oriana Fallaci, che Matteo Salvini cita con altri grandi italiani come Enzo Ferrari, la rabbia è quella che sale dal pratone con tante raffiche di fischi ai nomi di Conte, Renzi, Di Maio.

L’orgoglio è forse la parola che Matteo Salvini cita di più: orgoglio e dignità, orgoglio e determinazione. Con la “pazienza” che, citando Leopardi, ricorda al suo popolo è la più grande virtù. La pazienza di aspettare e ripartire perché “la Lega nasce di nuovo qui oggi a Pontida e prima o poi a votare dovranno farci tornare, non possono sempre scappare”, dice il “capitano” leghista al suo popolo, forse accorso dal Nord ma anche da tutt’Italia, pure dalla Calabria e la Sicilia, addirittura più in massa dell’anno scorso quando era il dominus del governo.

Ma il problema che ora si pone è la strategia della traversata all’opposizione. La rabbia e l’orgoglio leghista di questa Pontida, che Salvini definisce una delle più belle, perché lui non scambierebbe mai la sua vita e la sua Lega con chi “è interessato solo a prendere e scambiarsi poltrone” per ora dal pratone dà l’immagine di un partito reattivo e compatto certo. Un partito al quale Bossi dette una struttura organizzativa militare perché resistesse a tutte le intemperie, che però deve ancora delineare bene la sua rotta.

Salvini rilancia da qui il referendum per dotarsi di una legge maggioritaria pura, come aveva anticipato a Orvieto nell’intervista per Startmag. Annuncia lotta dura contro qualsiasi modifica al decreto sicurezza bis. Non parla più invece dell’Internazionale sovranista che proprio l’anno scorso aveva lanciato da Pontida. Sottolinea che “noi l’Europa non vogliamo distruggerla, ma come diceva Santo Giovanni Paolo Secondo ne vanno ravvivate le radici, deve tornare il sogno dell’Europa dei popoli”. Basta invece con “quell’Europa della finanza e delle banche” che vuole il Pd. E “noi con la sinistra e il Pd mai!”.

Quanto alla compattezza del partito la sottolinea il governatore del Veneto Luca Zaia, applauditissimo, che batte con Salvini sul tasto dell’autonomia promessa da Conte e “tradita”. A chi gli chiede se l’ex vicepremier e ministro dell’Interno abbia fatto bene a staccare la spina, Zaia replica secco: “Ha fatto benissimo, altro che spina, bisognava staccare l’intero quadro elettrico con tutto il palo della luce, con certa gente (5s, ndr) mai più”. E ora al via nuova edizione del centrodestra? Zaia:”Di queste cose si occupa Salvini che è il miglior leader che noi possiamo avere”.

Quel leader che già come aveva fatto a Orvieto ripete che lui intende rifare il ministro dell’Interno. E intanto il nuovo centrodestra è un po’ tutto da ricostruire. “Terranno il Paese bloccato – prevede Salvini – fino al 2022 quando dovranno eleggere il capo dello Stato, perché se agiscono non possono che litigare”.

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