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Prandini

Vi racconto la famiglia politica dei Prandini

Vita, opere e missioni (anche politiche) del presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, figlio del compianto ex ministro democristiano Gianni Prandini. Il corsivo di Francesco Damato.

La partecipazione alla vertenza dei trattori, diciamo così, dei coltivatori diretti – fondati nel 1944 da Paolo Bonomi come associazione sostanzialmente fiancheggiatrice della Dc nata due anni prima, e ora guidati in un secondo mandato di presidente da Ettore Prandini, figlio del compianto ex ministro democristiano Gianni Prandini – ha contribuito ad accreditare ulteriormente l’impressione che ormai quella che fu l’area elettorale scudocrociata si sa attestata a destra. Con ciò che rimane della vecchia generazione e con le nuove.

ETTORE PRANDINI E GIORGIA MELONI

Il giovane Ettore Prandini, 51 anni e mezzo, è spesso associato nelle cronache politiche direttamente a Giorgia Meloni. Che non gli ha lesinato in pubblico occasioni di simpatia e condivisione, come prima avevano fatto esponenti della Lega. Della Meloni e del suo partito egli è stato indicato, fra l’altro, come un possibile candidato al Parlamento europeo. Ancor prima è stato avvertito come sponsor del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, ancor più della cognata premier. Tutte cose che il presidente dei coltivatori diretti liquida dicendo che si sente e si vede “candidato a tutto” ma la sua scelta è stata sempre quella di fare quello che sta facendo. E che gli piace molto.

La partecipazione alle cronache politiche anche come erede del padre – che fu, ricordiamolo, un grande ministro elogiato a sinistra dal pur esigentissimo Giorgio Bocca per avere saputo restituire la normalità al porto di Genova dominato dai “camalli” come se ne fossero i padroni – ha già procurato a Ettore Prandini qualche cattiveria, oltre che inesattezza, di troppo sul piano familiare.

LE VICENDE DI GIANNI PRANDINI

Esauritesi ormai le vicende giudiziarie del padre ancora in vita con l’assoluzione piena nei processi della cosiddetta Tangentopoli subiti come ex ministro dei rischiosissimi lavori pubblici, Ettore ha visto il padre associato domenica sul Corriere della Sera da Roberto Gressi alla “banda dei quattro” lamentata negli anni Ottanta da Guido Bodrato, in compagnia col collega di partito Crino Pomicino, con il liberale Francesco De Lorenzo e col socialista Carmelo Conte.

In verità, alquanto informato – credo – di quella che fu la storia complessa della Dc, io di bande dei quattro ne ricordo una sola, risalente al 1976, quando attorno a un governo monocolore democristiano di Giulio Andreotti, replicato nel 1978, fu assicurata una maggioranza di cosiddetta “solidarietà nazionale” comprensiva anche del Pci di Enrico Berlinguer. I quattro erano lo stesso Bodrato Corrado Belci, Umberto Cavina e Giuseppe Pisanu, stretti collaboratori del segretario del partito Benigno Zaccagnini. E quella fu chiamata “banda” per paragonarla in qualche modo ad un’altra appena sgominata in Cina perché composta da comunisti troppo radicali nella esecuzione della rivoluzione “culturale” voluta da Mao.

Anche nella gestione della già citata “solidarietà nazionale”, nell’ambito della quale il rapporto col Pci prevaleva su tutti gli altri, ci fu tra il malumore dello stesso presidente del partito Aldo Moro, destinato a pagare con la vita la sua politica delle aperture, un certo radicalismo. Che voleva quel passaggio politico il più lungo e/o compromettente possibile un po’ sopravvalutando le capacità di evoluzione del Pci, alla fine ritiratosi spontaneamente dalla maggioranza quando maturò il problema del riarmo missilistico della Nato, e un po’ apprezzando i vantaggi di potere derivanti da un governo monocolore, cioè interamente democristiano. Cui sarebbero seguiti, col ripristino della normalità, cioè col ritorno del Psi all’autonomia dal Pci e all’alleanza con la Dc., governi di meno comode coalizioni.

Prandini padre era tra quelli contrari alla “banda dei quattro“ democristiani radicali della solidarietà nazionale e favorevole, soprattutto con l’amico Arnaldo Forlani e Carlo Donat-Cattin, al più rapido ritorno ai governi di coalizione con i tradizionali alleati dello scudo crociato: dal Pli al Psi, in varie edizioni del cosiddetto pentapartito, sintesi delle esperienze di centro e di centrosinistra dei decenni precedenti. Chissà quante volte Ettore Prandini, ancora adolescente, avrà sentito parlare e parlato di queste cose a casa sua col papà e i suoi ospiti.

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