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sovranismo

Vi racconto il viaggio sovranista di Claudio Borghi

"Vent'anni di sovranismo - dall'euro a Trump" (Scintille, collana diretta da Marcello Foa, editore Guerini e Associati) di Claudio Borghi Aquilini letto da Paola Sacchi

Per spiegare l’economia in modo semplice, efficace, trasformando i principi della battaglia per il sovranismo monetario e politico, volto a impedire nuovi governi Monti e Draghi – giudicati gravi precedenti di “sottrazione del voto popolare” – e questo non venendo mai meno al rispetto delle leggi dell’economia, ci vuole la competenza e la velocità di pensiero di un professore-cronista, poi parlamentare di punta con la Lega di Matteo Salvini.

Claudio Borghi Aquilini, grande utilizzatore dei social, con il suo seguitissimo account prima Twitter poi X (il suo account X ha oltre 200.000 follower e 170 milioni di visualizzazioni annue) in “Vent’anni di sovranismo – dall’euro a Trump” (Scintille, collana diretta da Marcello Foa, di Guerini e Associati), è come uno scintillante inviato speciale che racconta nel volume uscito di recente “un viaggio attraverso vent’anni di battaglie politiche, economiche e culturali che hanno segnato profondamente il panorama internazionale”. Battaglie “che hanno portato il sovranismo a imporsi in Italia e nel mondo”, è scritto nella quarta di copertina.

Borghi ha alle spalle una lunga carriera nei mercati finanziari, dove ha ricoperto ruoli dirigenziali ai massimi livelli in banche d’affari internazionali, è stato giornalista per “Il Giornale”, dove iniziò la sua battaglia No-Euro, e docente universitario di Economia degli intermediari finanziari. Ex consigliere regionale in Toscana, poi deputato e ora senatore, componente del Copasir. Con l’accademico Alberto Bagnai, autore de “Il tramonto dell’euro”, parlamentare anche lui della Lega di Salvini, ha teorizzato e diffuso le tesi sulla critica alla Ue e la necessità di un ritorno alla sovranità monetaria e politica dell’Italia. Borghi da ragazzo iniziò a votare il modernizzatore Bettino Craxi e il suo Psi, poi, scrive, “avevo sempre votato centro-destra o Lega o quando possibile tutti e due”. Ma una telefonata all’una di notte, dopo che già scriveva articoli a raffica per “Il Giornale” di Maurizio Belpietro e poi di Alessandro Sallusti, rivoluzionò la sua vita. Era l’allora europarlamentare e consigliere comunale a Milano, Matteo Salvini, già figura politica emergente di spicco in Lega, l’unico che aveva conquistato simpatie e voti anche dei ragazzi bene di Via della Spiga, che gli chiese se lo disturbava a quell’ora. A Borghi sarebbe venuto da rispondere: “Beh veda lei l’ora…”. Ma disse: “No, non mi ha disturbato, tanto io praticamente non dormo mai e la ho pure votata”. Salvini allora senza giri di parole gli chiese di spiegargli meglio le cose che scriveva sull’euro e sulla moneta. Si videro il giorno dopo e tanti altri ancora.

Un connubio indissolubile tra il professore e il politico movimentista, outsider anche nella stessa Lega, allievo di Umberto Bossi, da cui aveva evidentemente ereditato anche l’abitudine delle telefonate improvvise notturne, in cui il Senatùr era ancora più sbrigativo di Salvini con qualche dirigente malcapitato di turno. Bossi le faceva allo stesso Salvini anche alle tre di mattina, suscitando le proteste dei suoi genitori. “Matteo”, il successore di Bossi e Roberto Maroni da cui ereditò la guida del partito-movimento, trascinò il professore e giornalista Borghi nella campagna No-Euro delle Politiche del 2013, guadagnandosi in via Bellerio il brindisi finale “all’ uomo che ha salvato la Lega” in precedenza precipitata anche a sotto il 3 per cento. Per Borghi, che non aveva mai fatto politica, quel “Tour No-Euro” con Salvini fu un’avventura entusiasmante. Ma anche sfibrante. Era seduto sul sedile posteriore con il mal di macchina, a bordo dell’auto portata da Aurelio, l’ex autista di Bossi, che “guidava come se ci fosse sempre un inseguimento”. Salvini “instancabile” era sul sedile anteriore che consultava velocemente articoli sull’iPad.

Stesso giro con “Matteo” per le elezioni regionali in Toscana che portò la Lega al clamoroso risultato del 20 per cento e sei consiglieri tra cui lo stesso Borghi capogruppo. Il prof che ha dedicato il suo libro innanzitutto alla giornalista e saggista, prematuramente scomparsa due anni fa, molto legata a lui e a Salvini, Maria Giovanna Maglie, è stato eletto in Toscana anche alle ultime Politiche ed è legatissimo al Palio di Siena. La sua “avventura” politica con Salvini culmina poi con le elezioni del 2018 con la Lega che sorpassa Forza Italia, il governo con i Cinque Stelle, le Europee trionfali a oltre il 34 per cento.

È un viaggio il cui filo conduttore è quello della battaglia per il sovranismo che ci porta ai nostri giorni con la partecipazione convinta di Borghi alla maggioranza del governo di Giorgia Meloni, dopo “l’errore” della partecipazione al governo Draghi, sulla spinta, racconta, soprattutto “dei governatori”.

Rivela Borghi che fu Salvini, accompagnato dai due capigruppo Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo come ombre al suo seguito, a convincere il vero “vecchio Drago” Silvio Berlusconi a staccare la spina al governo dell’ex presidente della Bce. Nel libro viene raccontato il no di Mattarella all’ingresso nel cosiddetto esecutivo giallo-verde dell’economista Paolo Savona e il successivo annacquamento dei Cinque Stelle del programma sovranista.

Ma Borghi, descritto all’inizio come “una curiosità” dal mainstream mediatico, è anche politico molto realista e racconta che la vera fine del governo Draghi in realtà fu decretata dalla vittoria della Lega che convinse tutto il centrodestra a bocciare la riforma fiscale del catasto.

Poi, la vittoria del governo Meloni con il no, sempre trainato dalla Lega, alla ratifica del trattato del Mes. La battaglia prosegue fino ai nostri giorni e va avanti con un Borghi che praticamente continua a non dormire la notte, animatore sempre dell’iniziativa “Goofynomics” (titolo originale dello storico blog di Bagnai che scriveva contemporaneamente a Borghi, quando ancora non si conoscevano sull’uscita dall’euro) a Pescara con militanti e esperti di economia. Borghi risponde anche di notte su X a chi gli chiede tutto e subito. I cosiddetti “tuttosubitisti” o gli spacca capello in quattro “zerovirgolisti”. Ma le categorie di chi non si rende conto che la politica è certo audacia ma anche l’arte del possibile, cui Borghi risponde con ironia, educazione e pazienza infinita, sono diverse. Ce le spiega tutte nel suo libro, di rapida lettura, come nella suspense di un giallo.

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