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Linee Rosse Ucraina

Vi racconto il gioco delle linee rosse nella guerra in Ucraina

Ciò che penalizza molto l’Ucraina sono le cosiddette linee rosse, cioè quei limiti imposti dalla Nato e dagli alleati occidentali alle operazioni militari. L'analisi di Ugo Poletti.

L’Ucraina è stata data per spacciata diverse volte durante l’invasione russa. Eppure, con grande sorpresa di molti, è ancora in piedi. La prima sentenza di morte è stata annunciata nei primi giorni dell’attacco del febbraio 2022, da esperti militari americani, inglesi, italiani, etc., che in televisione decretavano la sconfitta inevitabile degli Ucraini. Calcolavano pochi giorni di resistenza, al massimo due settimane. I Russi (e anche molti Ucraini) ritenevano che lo stato ucraino fosse così fragile, che sarebbe bastato un colpo deciso per farlo sgretolare. Ma si sono dovuti ricredere.

Allo stesso tempo, molti sottovalutavano le debolezze organizzative dell’esercito russo, piagato da corruzione e incompetenza, a fronte di una popolazione e un governo ucraini determinati a vendere cara la pelle. Il risultato è che l’Ucraina resiste da due anni e mezzo e si è presa perfino il lusso di lanciare delle controffensive. Alcune sono andate male, altre hanno inferto gravi umiliazioni al nemico, come la neutralizzazione della flotta del Mar Nero, che si è dovuta ritirare dai porti russi, dove non è sufficientemente protetta dagli attacchi ucraini da cielo e mare.

LA GUERRA D’ATTRITO PENALIZZA GLI UCRAINI

Anche l’ultima estate, sembrava che gli Ucraini non avessero più carte da giocare. La superiorità russa in uomini, munizioni e produzione industriale militare favorisce la Russia. Tecnicamente, in una guerra di logoramento, chi ha meno risorse è svantaggiato. Lo si è visto nella prima guerra mondiale. La Germania perse perché non poteva competere con l’economia di Francia, Inghilterra e Usa.

Ma la cosa che penalizza molto l’Ucraina sono le cosiddette linee rosse, cioè quei limiti imposti dalla Nato e dagli alleati occidentali alle operazioni militari. Per esempio, il divieto ad effettuare attacchi in territorio russo, un vincolo che invece la Russia non ha nel bombardare continuamente le città ucraine. Questo ha concentrato i danni della guerra in Ucraina, lasciando la Russia illesa.

LE REGOLE DELLA GUERRA

In guerra ci sono principi e regole. Il principio fondamentale è che ognuno dei contendenti usa tutti i mezzi possibili per sconfiggere l’avversario e obbligarlo alla resa. Ecco perché durante ogni conflitto si inventano sempre nuove armi, nuove tattiche e stratagemmi per colpire il nemico dove non se lo aspetta. Ma ci sono delle regole scritte in convenzioni internazionali, per rendere la guerra più civile e meno dolorosa per la popolazione. Per esempio, l’uso della armi chimiche è vietato e questa regola è stata rispettata, con poche trasgressioni (come Saddam Hussein contro i Curdi). Anche le armi batteriologiche non sono usate (la Russia ne ha tante), perché rischiano di contaminare anche i propri soldati. E non si possono attaccare altri paesi neutrali, anche se ospitano basi militari del nemico (come la Bielorussia, da cui sono partiti attacchi aerei al territorio ucraino).

LA NOVITÀ DELLE LINEE ROSSE

Nella guerra in Ucraina è stato introdotto un concetto nuovo: le linee rosse. In pratica la proibizione agli ucraini di colpire il territorio russo, per paura di scatenare una reazione con l’uso di bombe nucleari ed possibili attacchi a Paesi occidentali. È evidente che questa limitazione penalizza l’Ucraina ed avvantaggia la Russia. Per indebolire il nemico è necessario colpire depositi di munizioni e carburante, che si trovano nel suo territorio. Lo stesso vale per infrastrutture logistiche come ponti e ferrovie, che trasportano rifornimenti, o infrastrutture energetiche, come raffinerie di petrolio e centrali elettriche. Ma mentre i russi colpivano regolarmente questi obiettivi in territorio ucraino, ogni volta che gli ucraini lo facevano in Russia, creavano sgomento e preoccupazione.

LE MINACCE RUSSE DI ATTACCHI NUCLEARI

Per almeno due anni abbiamo ricevuto sui media messaggi allarmistici su l’uso di bombe nucleari. Mosca ha mandato molte minacce esplicite di usare il suo arsenale nucleare, nel caso in cui gli ucraini avessero oltrepassato delle linee per i Russi invalicabili. Per esempio, attacchi alla Crimea e la riconquista della città di Kherson, entrambi considerati territori russi. Gli ucraini hanno ignorato questi diktat, hanno ripreso Kherson e attaccato spesso la Crimea, dichiarando che sono territori ucraini ufficialmente riconosciuti dall’Onu. Nessuna vendetta nucleare russa si è verificata.

Poi la Russia ha minacciato di usare sul fronte ucraino la “bomba nucleare tattica”. Una trovata propagandistica abile, perché nessuno aveva mai sentito parlare di questa arma, che non è neppure nei film su guerre globali del futuro. L’opinione pubblica è rimasta spaventata per un po’ da tale prospettiva. Poi si è capito che anche questa ipotesi era irrealistica, perché se nuclearizzi un’area dell’Ucraina, allora non ci puoi più entrare neppure tu. Quindi, non serve a niente da un punto di vista militare. Per la stessa regione si è capito che nessuno a Mosca si sogna di lanciare una bomba nucleare su Varsavia e Berlino. A quale scopo? Per dire: “guardate quanto siamo cattivi”? Nessuno pensa mai al fatto che a dare le autorizzazioni al lancio di missili con testate nucleari ci sono tecnici e ufficiali Russi che hanno famiglia, e che perderebbero tutto se obbedissero all’ordine di lancio. Inoltre, se l’umanità dovesse poi sopravvivere, qualcuno andrebbe a cercarli.

IL BLUFF DELLA PROPAGANDA RUSSA

Gli ucraini hanno violato spesso queste linee rosse, dimostrando che la minaccia nucleare era una solo una mossa propagandistica, non un rischio reale. Eppure queste linee rosse permangono. Un braccio di ferro diplomatico è attualmente in corso sulla decisione di concedere agli Ucraini di attaccare in profondità il territorio russo con armi occidentali. Se non è il rischio di guerra nucleare, quale è la ragione di questa resistenza da parte, soprattutto da parte della politica estera Usa?

LA PAURA DEL CAOS IN RUSSIA

La vera ragione è quella che a Washington c’è una paura maggiore della guerra nucleare: il collasso del sistema politico russo e la frammentazione della Russia. La Federazione russa è un paese enorme con diversi gruppi etnici, religioni e culture, tenuti insieme dal pugno di ferro di Mosca. In caso di crollo del regime, c’è l’alto rischio di una spinta separatista tra diverse regioni e della nascita di molti micro conflitti. Sarebbe una crisi yugoslava al cubo, con l’aggravante di testate nucleari in diverse regioni. Il Governo americano ha un brutto ricordo della guerra civile in Yugoslavia, tra Serbia, Croazia, Slovenia e le tensioni etniche in Kosovo e in Bosnia. Immaginare un tale scenario su di una dimensione ampia come la Federazione russa è l’incubo peggiore della politica estera americana.

Siamo di fronte ad un paradosso. Gli ucraini potrebbero approfittare della grande debolezza del sistema militare russo: logistica debole e infrastrutture non protette da difese aeree. Quindi, hanno la possibilità di frenare lo schiacciasassi dell’offensiva russa nel Donbas, che avanza lentamente, ma inesorabilmente. Ma se avessero successo, il contraccolpo politico a Mosca rischierebbe di aprire le porte al caos. E quindi, paradossalmente, una vittoria ucraina fa più paura di una vittoria russa.

UN MESSAGGIO PER MOSCA

Dietro questo tira-e-molla tra richieste ucraine e autorizzazioni americane si nasconde un gioco sottile. L’amministrazione americana sta segnalando al Cremlino: “guarda che stiamo ritardando il via libera agli attacchi ucraini sul tuo territorio per darti la possibilità di aprire un negoziato adesso, prima che irRussi scoprano che non sei in grado di difendere la madrepatria”. Scopriremo nelle prossime settimane se il messaggio verrà preso sul serio.

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