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Giorgetti

Vi racconto danze e piroette nel centrodestra

Che cosa succede nel centrodestra. I Graffi di Damato

 

Se la danza alla quale siamo abituati a pensare di più e meglio, di teatro o palcoscenico, piange per la scomparsa della sua regina indiscussa, Carla Fracci, quella politica, molto meno nobile e apprezzata, sembra addirittura in festa per la nascita dell’ennesima formazione, che si è data come nome, non a caso, un sinonimo della Forza Italia inventata a suo tempo e tuttora presieduta da Silvio Berlusconi. Si chiama, come in un altro grido da stadio, Coraggio Italia e si è potuta costituire in un gruppo di 24 deputati, quattro più del minimo richiesto dal regolamento di Montecitorio, grazie a 11 provenienti appunto da Forza Italia. Dove si sono subito levate voci di protesta, anzi di indignazione, per il tradimento, il trasformismo e quant’altro rappresenterebbe l’iniziativa assunta, in ordine quanto meno alfabetico, dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e dal governatore della Liguria Giovanni Toti. Che hanno goduto entrambi della simpatia, della fiducia e persino della dipendenza – nel caso di Toti – da Berlusconi. Verso il quale essi si dicono ancora “grati” per il ruolo politico svolto per tanto tempo creando, guidando e poi partecipando ad un centrodestra che molti avevano auspicato e nessuno aveva saputo realizzare nella cosiddetta “Prima Repubblica”, prima che egli scendesse in campo e sostituisse, praticamente, i vecchi partiti di governo travolti dalla piena di Tangentopoli, o “Mani pulite”. Così fu chiamata la storica indagine giudiziaria cominciata a Milano sul finanziamento illegale della politica e sulla corruzione che spesso -non sempre- l’accompagnò.

A dispetto delle proteste e dell’indignazione per danze compiute senza la grazia, lo stile, la scuola della scomparsa regina del palcoscenico, la nuova formazione non è nata uscendo dal centrodestra ma per rimanervi, augurabilmente – nei propositi dei promotori – con risultati migliori di quelli che potrebbe garantire da solo o da protagonista Berlusconi, affaticato – a dir poco – da molti problemi, purtroppo anche di salute, più che naturali a 84 anni compiuti a fine settembre, e con tutti gli imprevisti che l’ex presidente del Consiglio ha dovuto fronteggiare, compresi quelli più recenti della pandemia virale. Non sarà stata molto felice, anzi per niente, l’ormai ex fedelissima Michaela Biancofiore dicendo che “lui non c’è più”, ma certamente c’è qualcosa in Forza Italia che appunto “non c’è più” e spinge tanti parlamentari ad uscirne, peraltro dopo che ne sono andati via molti elettori o votando per altri partiti dello stesso schieramento, o oltrepassandone i confini o semplicemente andando a ingrossare, o ingrassare, il partito dell’astensionismo. Ci sarà pur stata qualche carenza di Berlusconi.

E’ paradossale che le difficoltà del centrodestra, a dir poco, espresse anche col rito delle riunioni incomplete, o rinviate, o eternamente interlocutorie sul tema, per esempio, delle candidature nelle grandi città dove si voterà in ottobre di quest’anno, non del prossimo, esplodano nonostante il ruolo dello stesso centrodestra nella maggioranza di emergenza formatasi attorno al governo di Mario Draghi sia talmente forte ed evidente da aver fatto perdere spesso la testa, e altro ancora, sia al Pd, prima di Nicola Zingaretti e poi di Enrico Letta, sia al MoVimento 5 Stelle. O di quel che ne rimane, di cui l’ex premier Giuseppe Conte non riesce a prendere o assumere davvero la guida affidatagli a parole dal “fondatore, responsabile, elevato” e quant’altro Beppe Grillo, afflitto da problemi come e forse più ancora del tanto odiato o “psiconano” Berlusconi.

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