La foto di rito sul vertice euro-atlantico di Londra vale più del comunicato ufficiale. Accanto ai rappresentanti dell’Ue e dei Paesi Ue, di Canada, della Turchia e della Nato c’è, messo bene in vista in prima fila, Volodymyr Zelensky.
Non è solo l’immediato risarcimento politico degli europei per il trattamento indegno che il presidente ucraino aveva appena subìto, 48 ore prima, alla Casa Bianca ad opera di Donald Trump, il presidente americano che s’è dimostrato insensibile alle ragioni dell’aggredito e prono alla disinformazione dell’aggressore russo sui fatti.
In realtà, con quel gruppo di famiglia in un interno occidentale l’Europa ha voluto inquadrare il suo “no” a qualsivoglia menzogna sulle responsabilità del conflitto – che ricadono su Putin – e riaffermare il suo “sì” all’appoggio per Kiev.
Non era scontato, ma doveroso dopo il disimpegno che Trump ha confermato per la gioia della nomenclatura moscovita, da lui sdoganata sul piano internazionale. Il che è persino peggio delle male parole rivolte a Zelensky, che hanno suscitato la corale indignazione degli europei e degli italiani (9 su 10, secondo sondaggi, stanno col presidente ucraino e criticano Trump per quel faccia a faccia).
Dunque, l’Europa riparte dall’Occidente, come testimonia la riunione voluta dalla Gran Bretagna che non fa parte dell’Ue, però condivide i valori del mondo della libertà che va oltre i 27 Paesi e al di là dell’Oceano.
E’ questo il primo punto dell’intesa ritrovata dopo la rottura a sorpresa di Trump: Europa ed America devono procedere insieme per arrivare con realismo alla “pace giusta”. Cioè al contrario della resa di fatto teorizzata da Trump.
Non c’è un “piano di pace” senza gli Stati Uniti -ne sottolineano i costruttori europei- e senza le garanzie sulla futura sicurezza per l’Ucraina. Proprio come Zelensky aveva tentato di spiegare al suo sordo e prepotente interlocutore americano.
Ma per arrivare alla fine della guerra da tutti desiderata, bisogna aiutare l’Ucraina a resistere, cioè a poter trattare con Putin da posizioni di forza, anziché da sottomessa ai missili russi e alle minacce americane: ecco un altro punto che al vertice è risultato chiaro.
“E’ l’ora di agire”, ha detto il premier britannico Keir Starmer, definendo “fondamentale” il rapporto con l’Italia. “Abbiamo bisogno dell’Italia”, gli ha fatto eco il presidente francese, Emmanuel Macron.
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ribadito “il sostegno italiano all’Ucraina”. Pur salvando le forme: “Inutili tifoserie fra Trump e Zelensky”, ha aggiunto, buttando acqua sul fuoco ancora ardente. Ma soprattutto per ritagliarsi uno spazio per mediare: Bruxelles non può e non intende fare a meno di Washington.
“Bisogna riarmare l’Europa con urgenza”, ha sottolineato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione.
L’Ue sa che non si può reclamare la pace in ordine sparso e senza una politica di sicurezza per l’Ucraina e per tutti.
È un primo e necessario passo nella direzione giusta: far capire a Putin (e a Trump) che l’Occidente pesa e conta, se è compatto.
(Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova)
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