Skip to content

trump

La coppia Trump-Vance vista dalla Germania

Che cosa si scrive e si dice in Germania dopo la scelta di Vance come vicepresidente di Trump

Dopo la solidarietà, la preoccupazione. Dopo lo sdegno per l’attentato, i conti con lo scenario più temuto: il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Berlino osserva attonita gli sviluppi drammatici della campagna elettorale negli Stati Uniti e si prepara all’opzione che sperava sino all’ultimo di evitare: tornare a confrontarsi con colui che picchiò il primo colpo di piccone contro l’istituto del commercio globalizzato che tanta fortuna economica aveva portato alla Germania nei primi decenni del nuovo secolo. Con la nomina del ticket che correrà alle elezioni, l’attenzione dei media tedeschi si sposta sulla figura di James David Vance, scelto da Trump come vice nella convention repubblicana di Milwaukee. Certo la salute dell’ex presidente non è quella del suo competitore Joe Biden, e dunque è probabile che Trump resti in sella tutti gli eventuali quattro anni che gli elettori americani dovessero eventualmente consegnargli. Ma la figura del vice è sempre fondamentale nel percorso di una presidenza e Vance in Germania non è una figura sconosciuta.

Lo ricorda l’Handelsblatt, il quotidiano con le antenne sensibili sul mondo economico e finanziario tedesco. “D’ora in poi non si tratterà più di Trump 24, ma di Trump-Vance 2024”, scrive l’Handelsblatt, “e questo double pack repubblicano avrà conseguenze, soprattutto per la Germania, nel caso in cui Trump dovesse vincere le elezioni americane del 5 novembre”. Per mettere subito in chiaro le cose e far capire all’élite tedesca a cosa ci si dovrebbe preparare, il quotidiano di Düsseldorf non usa ghirigori diplomatici: “Vance assume posizioni contrarie agli interessi della Germania: sostiene le tariffe commerciali ed è contrario all’ingerenza degli Stati Uniti nei conflitti esteri, in particolare nella guerra tra Russia e Ucraina”.

Già l’Ucraina. Ricordando i peccati originali della Germania nei rapporti con Russia e Ucraina – la lunga stagione della collaborazione commerciale con Mosca e della dipendenza energetica (fino a Nord Stream), la tolleranza di fronte al colpo di mano in Crimea, la freddezza nei confronti delle aspirazioni di Kiev a entrare in Ue – nessuno ai tempi di Gerhard Schröde o Angela Merkel o anche del primo Olaf Scholz si sarebbe immaginato che tra Berlino e Washington, una Washington riconquistata dal trumpismo, i ruoli potessero essere invertiti. Ma la Germania ha introiettato, seppure a fatica, la Zeitenwende, il rivolgimento epocale che ha chiuso i cancelli aperti dalle rivoluzioni del 1989 e si è immersa (o è stata immersa) nel clima di una nuova guerra fredda. E su questo si appunta la critica dell’Handelsblatt, che ricorda come alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco dello scorso febbraio Vance non si fosse presentato all’incontro dei senatori americani con il presidente ucraino Volodimir Zelensky e con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. La sua spiegazione: “Non pensavo che avrei imparato qualcosa di nuovo”.

Il quotidiano tedesco riporta una frase di John Husted, vicegovernatore dell’Ohio, pronunciata nel corso della convention repubblicana, che suona come una minaccia: “Vance rappresenterà l’America al cento per cento”, ha detto Husted, “e lo renderà chiaro ai nostri partner stranieri”.

Meno preoccupazioni suscita l’eterno confronto sul famoso due per cento di spese militari per la Nato. Nonostante qualche trucchetto di bilancio, il governo tedesco ha comunque avviato una nuova politica di riarmo che nei prossimi anni porterà la spesa militare ad allinearsi alle richieste che prima di Trump lo stesso Barack Obama (con meno energia e anche con meno successo) aveva avanzato. “Il problema per la Germania non è tanto che Vance insista sulla richiesta che i paesi europei si assumano maggiori responsabilità per la loro difesa militare”, scrive ancora l’Handelsblatt, “a Washington e in alcune parti d’Europa è da tempo un consenso e non più una richiesta radicale. Ma in caso di dubbio, l’esperienza dice che uno come Vance darà priorità alla demarcazione rispetto allo scambio e al dialogo, il che probabilmente metterà a dura prova le relazioni transatlantiche”.

Ma non tutti a Berlino condividono il pessimismo. Sul lato conservatore, Jeans Spahn, uomo di punta della Cdu e presente alla convention repubblicana, vede nel ticket presidenziale anche un’opportunità. “Forse il tandem Trump-Vance sorprenderà gli scettici”, ha detto l’ex ministro della Sanità ai tempi della pandemia, “la volta precedente la divisione del lavoro era che Mike Pence avrebbe dovuto attirare gli elettori indecisi, mentre Trump era più interessato alla tribù, cioè alle persone molto convinte della base, forse questa volta sarà il contrario e vedremo un Trump in campagna elettorale che si comporta più da statista e punta al centro”.

Comunque andrà a finire per Spahn non ci sono dubbi: un paese alleato come la Germania non può fare il tifo e deve essere pronto a collaborare con qualsiasi presidente gli elettori americani scelgano.

Torna su