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Ustica, ecco le domande alle quali Amato non risponderà

Fatti, considerazioni e interrogativi a margine dell'audizione di Giuliano Amato al Copasir su Ustica.

Il 2 settembre, nell’ultimo sonnacchioso fine settimana estivo, l’ex corazzata Repubblica lanciò il missile di Giuliano Amato: ad abbattere il DC-9 Itavia nei pressi di Ustica sarebbe stato un caccia francese e Macron avrebbe dovuto chiedere scusa all’Italia. Da queste clamorose dichiarazioni, depotenziate a “ipotesi più plausibile” già nella successiva conferenza presso la Stampa Estera, non sono scaturite particolari novità, anche per la mancanza di domande scomode da parte degli intervenuti. La stessa Procura della Repubblica di Roma, che peraltro indaga da 15 anni su analoghe dichiarazioni rilasciate a Sky dall’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, non sembra avervi rinvenuto spunti sufficienti per giustificarne la convocazione.

Quando la vicenda sembrava avviata verso il suo binario morto, nel pomeriggio del 2 ottobre si è diffusa la notizia dell’imminente audizione da parte del Copasir, il Comitato Parlamentare per la sicurezza della Repubblica, presieduto dall’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini (Pd). Al momento è impossibile sapere se i commissari – metà di maggioranza (compreso il vicepresidente Giovanni Donzelli) e metà di opposizione (compreso il segretario Ettore Rosato, ex Italia Viva e ora verso Azione) sapranno essere più ficcanti dei giornalisti, come avveniva negli anni Novanta, nel periodo d’oro della Commissione Stragi, quando i deputati grigliavano i militari ritenuti a priori colpevoli di nascondere chissà cosa.

Certo, le domande per Amato non mancherebbero. Alcune sono state suggerite da Giuliana Cavazza, che nella strage ha perso la madre, e Flavia Bartolucci. Rispettivamente presidente onoraria e presidente dell’Associazione per la Verità sul Disastro Aereo di Ustica, Cavazza e Bartolucci hanno detto all’Adn Kronos che all’ex premier vorrebbero chiedere se «è consapevole che le sentenze penali hanno escluso in ogni grado di giudizio la battaglia aerea ipotizzata da lei a Repubblica, definendola “più degna della trama di un film giallo che di un pronunciamento giudiziale”?». Una seconda domanda da fare, proseguono le presidenti, sarebbe «Per quali ragioni lei non ritiene attendibili le ipotesi formulate dal collegio peritale d’ufficio?», che nel 1994 «concluse all’unanimità escludendo il missile ed individuando invece la bomba» quale causa della distruzione del DC-9.

Poiché il Copasir è una sede politica, molto provocatoria appare la terza curiosità. «Lei ha detto che la politica può fare molto per Ustica. Cosa aveva in mente? Sono già avvenuti interventi della politica nel caso Ustica e se sì, quali? Come ex presidente della Corte Costituzionale, questo le sembra conforme alla separazione tra i poteri dello Stato?». È appena il caso di ricordare che nel 1989 alcune dichiarazioni dello stesso Amato avevano indotto il giudice istruttore Bucarelli a lasciare le indagini e denunciarlo per diffamazione. La denuncia non ebbe particolari conseguenze per Amato – la Procura di Perugia archiviò, dichiarando che si trattava di dichiarazioni rese nell’esercizio del mandato parlamentare e perciò insindacabili -, ma consentì di affidare le indagini a Rosario Priore, che le orientò decisamente verso il missile.

L’ultima batteria di domande affidata all’agenzia chiede ad Amato di dare conto al Copasir della differenza tra quanto aveva deposto sotto giuramento nel 2001 in corte d’Assise e le libere dichiarazioni rese a Repubblica. «Come presidente del consiglio – continuano le due presidenti – lei scrisse una lettera ufficiale a Chirac chiedendone la collaborazione. Ebbe mai risposta? Se sì, ricorda quale fu? Se sì, la trovò soddisfacente? Se no, quali atti fece seguire?».

Non sono le uniche domande possibili. Con poco sforzo, si potrebbe arrivare a una decina almeno, per esempio scavando sulla differenza tra le dichiarazioni attribuite all’ammiraglio Fulvio Martini, a lungo capo del SISMI, e quelle da lui effettivamente rese in dibattimento o nel libro Nome in codice Ulisse o ricavabili dalle carte declassificate. Oppure chiedendo conto del senso e della profondità del legame con Andrea Purgatori e Daria Bonfietti che Amato ha rivendicato alla Stampa Estera. Domande spigolose, quali quelle che una stampa libera dovrebbe fare nella ricerca della verità, senza adagiarsi pigramente sulle versioni politiche, romanzesche o cinematografiche. Ma soprattutto senza abdicare il proprio ruolo alla politica. Pardon, al Copasir.

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