Secondo il portale specializzato sulla difesa The War Zone, un numero imprecisato di sottomarini della U.S. Navy (la marina militare degli Stati Uniti) ha dovuto subire degli interventi manutentivi aggiuntivi che accertassero le loro capacità di navigazione. Per decenni, infatti, una ingegnere metallurgico – dichiaratasi colpevole di frode questa settimana – ha falsificato i test che valutavano la resistenza dello scafo di questi mezzi in caso di collisione.
IL CASO
Il caso riguarda Elaine Marie Thomas, direttrice della divisione dedicata alla metallurgia di una fonderia a Tacoma (stato di Washington) che forniva leghe di acciaio a costruttori navali come Newport News Shipbuilding, che le utilizzavano per gli scafi dei sottomarini.
Tra il 1985 e il 2017 – periodo sensibile, perché legato alla consegna di molti sottomarini a propulsione nucleare alla U.S. Navy – Thomas ha fornito valutazioni false per almeno 240 lotti di acciaio: vale a dire, scrive The War Zone, quasi la metà dei volumi della fonderia di Tacoma destinati alla marina americana in quegli anni.
I SOTTOMARINI COINVOLTI
Il caso è ancora in corso alla corte distrettuale di Tacoma. Finora, non sono emerse prove di inefficienza degli scafi dei sottomarini, ma la U.S. Navy ha dovuto sostenere delle spese aggiuntive di manutenzione per rilevare eventuali problemi e assicurarsi che le imbarcazioni rispettino gli standard di sicurezza.
Non è chiaro quali classi di sottomarini siano coinvolte nella vicenda: The War Zone menziona i classe Virginia, dei sottomarini nucleari d’attacco. L’inizio della frode risale però al 1985, molto prima dell’inizio della produzione dei Virginia, quindi è probabile che il caso riguardi anche altre classi. Le società che hanno ricevuto l’acciaio “falsificato” si sono occupate anche della realizzazione dei sottomarini lanciamissili balistici classe Ohio, in parte poi convertiti in sottomarini lanciamissili da crociera o in classe Los Angeles e Seawolf.
LE MOTIVAZIONI
Non sono chiare le motivazioni che abbiano spinto Thomas a falsificare i test ma – stando al dipartimento della Giustizia – pensava che fosse “stupido” effettuare i test a temperature di -100 gradi Fahrenheit, come richiesto dalla U.S. Navy; così, in alcuni casi, ha cambiato i risultati dei test per farli passare come positivi.
QUANDO EMERSE LA VICENDA
La vicenda delle falsificazioni venne fuori nel 2017, quando la fonderia di Tacoma in questione venne acquisita da un’altra azienda e il caso giunse così all’attenzione della Bradken, la principale fornitrice della marina di acciaio per i sottomarini. L’anno scorso la Bradken ha accettato il pagamento di 10,9 milioni di dollari come parte dell’accordo con le autorità americane.
La sentenza verso Thomas verrà emessa il prossimo febbraio: la donna rischia dieci anni di prigione e una multa di 1 milione di dollari.
IL CASO HUNTINGTON INGALLS
Come nota The War Zone, uno degli aspetti più critici della vicenda è il fatto che la U.S. Navy si sia accorta delle falsificazioni con enorme ritardo: iniziarono nel 1985. Il caso Thomas, peraltro, non è isolato: nel 2019, grazie alle rivelazioni di un ex-dipendente, la Huntington Ingalls Industries – la più grande costruttrice di mezzi navali militari negli Stati Uniti – venne accusata di aver falsificato i test e le certificazioni dei rivestimenti stealth dei sottomarini classe Virginia.