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Chi è più filorussa, la Ue o l’America di Trump?

Tutte le posizioni filoputiniane nell'Unione europea e negli Stati Uniti. L'intervento del professor Marco Mayer.

Non è del tutto esatto affermare – come scrivono abitualmente i giornali – che Stati Uniti e Unione europea sono divisi sull’Ucraina. Le differenze ci sono e nette, ma esse attraversano trasversalmente, sia pure in modo asimmetrico, sia la politica americana che quella europea.

La più importante variabile per spiegare le diverse posizioni è la capacità di influenza che l’oligarchia russa è riuscita o non è riuscita a mantenere nell’arena politica di Washington, a Bruxelles e nelle capitali europee.

Da questo lato dell’oceano Atlantico, il caso emblematico di vicinanza a Mosca è quello dell’Ungheria, dove le grandi aziende russe dominano il comparto dell’energia e non solo: mi riferisco a Gazprom, Rosatom, Lukoil e Rosneft. Ma Budapest non è l’unico caso: i paesi della Ue, nonostante il rilevante calo seguito all’invasione dell’Ucraina, restano in quarta posizione su scala internazionale rispetto all’importazione di gas e di petrolio dalla Russia. Nel 2024 l’import di gas naturale in Europa si è  attestato su una quota del 19%.

In questo contesto, colpisce in particolare la crescita delle importazioni di Gnl russo in Francia, che l’anno scorso ha superato il 40% e ha avuto un ulteriore incremento nel corso del 2025. Un dato, quest’ ultimo, che certo non aiuta la posizione di Macron all’interno della coalizione dei Volenterosi. Nelle scorse settimane è stato proprio Donald Trump a segnalare polemicamente che quote troppo consistenti di gas e petrolio russo continuano ad essere acquistate in Europa.

Rispetto all’influenza russa nel nostro continente, un altro aspetto significativo di cui tenere conto è un fenomeno specificatamente politico: le elezioni europee del 2024 hanno portato al raddoppio – da 40 a 80 eurodeputati – della componente filorussa all’interno del Parlamento di Strasburgo. Si tratta di una posizione che registra da sempre una sostanziale convergenza tra europarlamentari populisti di destra e di sinistra.

Un ultimo aspetto da considerare in Europa, infine, è quello relativo alla “guerra informativa” che Mosca sta conducendo sulla stampa tradizionale e sui social media. Un recente rapporto dell’Atlantic Council mette in rilievo – citando numerosi esempi – come la Russia, spesso in compagnia della Cina, riesca a condizionare a proprio favore l’opinione pubblica e il sistema mediatico europeo.

Anche negli Stati Uniti il regime del Cremlino può contare su personalità ed entità amiche e influenti sia nel mondo del business che della politica. L’ultimo esempio è di ieri: Steve Bannon, dalla sua War Room, ha attaccato duramente Marco Rubio, segretario di Stato e consigliere alla Sicurezza nazionale, perché a suo avviso avrebbe dato troppa importanza alle posizioni dell’Ucraina e a quelle degli amici europei che la sostengono. Da oltre un decennio le posizioni filoputiniane di Bannon sono note, e potremmo dire che non c’è niente di nuovo sotto il sole. Ma non è così, perché la posizione di Bannon rappresenta la punta di un iceberg: c’è una coalizione di interessi che che spera nella prospettiva di grandi affari, peraltro puntualmente elencati dal Wall Street Journal in un suo editoriale.

Una fetta del Partito repubblicano e la maggioranza del movimento Maga tifano apertamente per Mosca e non dimostrano il minimo interesse a sostenere l’Ucraina e Zelensky. Nel Gop c’è tuttavia un vasto schieramento opposto – soprattutto tra i senatori – di chi non intende affatto piegarsi ai diktat di Putin con la concessione di territori ucraini, tantomeno quelli che la Russia non è riuscita a conquistare. Su questo punto Steve Witkoff è stato contestato dai suoi e c’è chi ha chiesto a Trump la sua rimozione; deve pertanto muoversi con cautela. Oggi pomeriggio incontrerà Putin a Mosca e la partita è aperta.

Trump sembra ancora incerto sul da farsi, mentre due posizioni si scontrano nel suo partito. Ma probabilmente, opponendosi a ogni accordo equilibrato, sarà Putin stesso a levargli le castagne dal fuoco.

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