La crisi politica francese non farà che accentuare la crisi economica, che si ripercuoterà sulla crisi politica, aggravandola a sua volta.
Una crisi politica più seria di quella tedesca, almeno per quel che riguarda gli equilibri parlamentari. In Germania, infatti, le elezioni di febbraio dovrebbero sancire la vittoria del centro-destra, e comunque, quale che ne sia l’esito, la soluzione di una nuova große Koalition è sempre a portata di mano (almeno per ora). In Francia, lo si è visto, le coalizioni sono tabù, e lo sono tanto più quanto più grosse sono.
Il mondo potrebbe guardare l’autoaffondamento della Francia con un distacco anche un po’ divertito: avete sempre dato lezioni agli altri e ora non sapete che pesci pigliare per voi stessi. Il fatto è che, tra i filistei che rischiano di morire sotto le macerie del Sansone-Francia ci sono, in prima linea, gli europei, e, in conseguenza, il resto del mondo.
I due pilastri su cui si regge il progetto europeo poggiano entrambi nella palude di una crisi profonda. Che non è soltanto crisi politica, né soltanto crisi economica: è una crisi strategica. Tutti presi a guardarsi l’ombelico e a chiedere soldi, i francesi perdono una dopo l’altra le proprie roccaforti geopolitiche: in Africa, la boucle est bouclée, il cerchio si chiude, con la cacciata dei militari francesi dal Ciad (dove Macron si è inutilmente speso in un sostegno incondizionato ai dittatori Idriss Déby padre e poi Idriss Déby figlio) e addirittura dal Senegal, fino ad oggi considerato il paese più fedele tra le ex colonie di Parigi.
La Nuova Caledonia, piccolo arcipelago davanti alle coste orientali dell’Australia, è in lista d’attesa per diventare il prossimo transfuga, il che metterebbe fine al capitale fittizio (ma fin qui politicamente proficuo) di una Francia «potenza del Pacifico».
La Germania, dal canto suo, non sa più se sperare in Washington, in Pechino o in Mosca; fino a ieri c’era anche chi sperava in Parigi, o perlomeno nel progetto fantasioso dell’«autonomia strategica». Oggi, la sponda francese è fortemente svalutata. E, tra l’altro, nella sua svalutazione, ha trascinato verso il basso anche l’euro, la pupilla dell’occhio tedesco. Un affronto in più, tra i molti che Parigi e Berlino si stanno scambiando in questi ultimi tempi.
E proprio in quegli affronti/scontri sta il problema più grave. Non solo la Germania e la Francia sono sempre più deboli, politicamente ed economicamente, e confusi strategicamente; ma sono anche sempre più distanti.
Dall’energia alla guerra in Ucraina, tutto è motivo di dissidio; ma il fronte più pericoloso, perché lì il dissidio è insanabile, riguarda il rapporto col mercato mondiale.
Per farla semplice: Francia capintesta dei protezionisti e Germania capintesta dei liberisti. Il parlamento francese, trasformatosi il 2 dicembre in una chiassosa arena romana con Barnier a far da gladiatore, era stato invece compostamente unanime, pochi giorni prima, nel rifiutare il trattato col Mercosur, ardentemente sostenuto da Berlino.
Destra, estrema destra, sinistra, estrema sinistra e centro: tutti a sostenere la causa protezionista dei 416 436 contadini francesi (censimento 2020) pagati dall’Unione europea, contro quello che è forse uno degli ultimi trattati di libero scambio pronti ad essere attuati prima che la guerra dei dazi si generalizzi.
Per i francesi, è tutta colpa è della Germania, con la sua mania del contenimento del debito; e per i tedeschi, è tutta colpa è della Francia, con la sua mania di spendere a spandere sapendo che tanto i cocci li rincolleranno loro, i tedeschi.
Proprio come ai bei tempi dei nemici ereditari che si sono fatti tre guerre in settant’anni, di cui due diventate poi mondiali. Un altro mito – quello dell’Europa che avrebbe messo pace una volta per tutte fra le due rive del Reno – sta cominciando a mostrare le prime crepe.
Le crisi francese e tedesca, e le divergenze sempre più acute tra i due paesi, stanno portando l’Europa sul ciglio del precipizio. Appoggiandosi su una coalizione più striminzita del previsto, Ursula von der Leyen forse continua a sognare di diventare lei, con la sua commissione, la salvatrice dell’Europa.
Ebbene, una delle poche certezze che ci riserva il futuro corso degli eventi è che non ci riuscirà.
La Comunità europea è un’invenzione della Francia, che ha cooptato la Germania sconfitta per poter riuscire finalmente dove Luigi XIV e Napoleone avevano fallito. Senza la Francia e la Germania, l’Europa non può esistere, e non può essere una commissione presuntamente super partes a supplire, proprio perché super partes non è.