“Rien ne va plus” dal punto di vista politico, economico e sociale in Francia. La confusione e il caos permanente iniziano a preoccupare i partner dell’Unione europea. Il presidente Emmanuel Macron ha perso il controllo sul potere e sembra incapace di riconquistarlo. Le finanze pubbliche sono in grave difficoltà. Il paese sembra ingovernabile e minaccia di esplodere socialmente da un momento all’altro. “Anche la Germania non è al suo meglio”, sbottano i funzionari francesi di fronte a questa immagine negativa della Francia. Ma non basta sottolineare la pagliuzza nell’occhio del vicino. È necessario trovare soluzioni ai problemi per ripristinare la fiducia perduta.
LE PAROLE DI BARNIER
“Una squadra! Ora mettiamoci al lavoro”. Incaricato il 5 settembre di formare un governo, Michel Barnier è rimasto sobrio sabato, quando ha presentato il risultato dei difficili negoziati condotti con i gruppi politici centristi che sostengono Emmanuel Macron. “Questo non è un governo di coabitazione, ma di concubinato”, ha commentato il politologo Stéphane Rozès su Le Figaro per descrivere l’alleanza tra il partito di destra dei Républicains e i partiti dell’ex maggioranza presidenziale. “Un governo reazionario sotto forma di insulto alla democrazia”, ha esclamato il primo segretario del Partito socialista Olivier Faure.
LE PEN NON PUO’ FAR CADERE IL GOVERNO IN FRANCIA
Il governo è in funzione, ma sopravviverà? Il nuovo esecutivo è alla mercé del Rassemblement National. L’estrema destra, con 142 deputati, non può far cadere il governo Barnier da sola, ma se appoggerà una mozione di censura presentata dai partiti di sinistra alleati nel Nuovo Fronte Popolare, la Francia ripiomberà nel caos. Questa instabilità preoccupa l’Unione Europea. Il periodo di transizione per le nuove istituzioni comunitarie sta per finire. Se la Francia è paralizzata, incapace di prendere decisioni, nemmeno la macchina europea funzionerà.
FRANCIA DIVISA IN TRE BLOCCHI
Per la prima volta, la Francia è divisa in tre blocchi ed è ostaggio dei due estremismi di destra e di sinistra. I francesi sono diventati ostili all’Ue? A giugno, in occasione delle elezioni europee, hanno eletto una maggioranza di rappresentanti di partiti eurofobi. Un mese dopo, i 37 eletti dei partiti di estrema destra, i 9 eletti del gruppo ribelle della France Insoumise e i comunisti, a cui si sono aggiunti i 6 eletti del partito di destra dei Républicains e i 5 eletti degli ecologisti, cioè 57 degli 81 eurodeputati francesi, hanno votato contro la riconferma della conservatrice tedesca Ursula von der Leyen per un secondo mandato alla guida della Commissione europea. Questi voti sono passati inosservati, sommersi dai 401 voti favorevoli. Ma la posizione della Francia, seconda economia e membro fondatore dell’Ue, ha suscitato un certo disagio all’interno dell’Unione.
IL RUOLO DI MELENCHON
A livello nazionale, socialisti, ecologisti e comunisti si sono sottomessi alla France Insoumise, la formazione eurofoba guidata da Jean-Luc Mélenchon. Con 193 deputati, il Nuovo Fronte Popolare è lontano dall’avere la maggioranza all’Assemblea Nazionale, ma sta moltiplicando gli ostacoli e cercando di provocare un’altra dissoluzione per spingere Emmanuel Macron alle dimissioni. Il capo dello Stato non ha potuto fare altro che chiamare Michel Barnier, un uomo di destra, l’unico in grado di ottenere la neutralità del Rassemblement National, la cui leader Marine Le Pen si vede già presidente nel 2027. Ha solo bisogno di un po’ di tempo per smussare la sua immagine e trasformare con successo il suo partito in una formazione accettabile e credibile.
LE PRIORITA’ DEL GOVERNO BARNIER
La prima priorità del governo Barnier sarà il risanamento delle finanze pubbliche. Contrariamente a quanto sostenuto dall’ex ministro delle Finanze, Bruno Le Maire, non godono di buona salute. Il governatore della Banca di Francia, François Villeroy de Galhau, ha avvertito che la Francia non ha più i mezzi per continuare con la vita attuale: il deficit pubblico potrebbe esplodere al 5,6 per cento del Pil entro la fine dell’anno e il debito potrebbe superare i 3.000 miliardi di euro. Barnier deve presentare a Bruxelles un piano di risanamento finanziario. La scadenza era prevista per il 20 settembre, ma è stata posticipata in attesa della formazione del nuovo governo. A Bruxelles non potranno più far finta di niente sulle finanze pubbliche, dicendo “perché la Francia è la Francia”, come l’ex presidente della Commissione Jean-Claude Juncker nel 2016 per giustificare un’indulgenza sui margini di bilancio negata ad altri Stati membri.
LE SFIDE DEL GOVERNO VOLUTO DA MACRON IN FRANCIA
I tempi sono cambiati. Secondo il governatore della Banca di Francia, il governo francese dovrà “trovare 100 miliardi di euro in 5 anni, o 20 miliardi di euro all’anno” per riportare il deficit pubblico sotto la soglia simbolica del 3 per cento entro il 2029. Ridurre o migliorare la spesa, imporre aumenti delle tasse: il rimedio assomiglia molto a una purga difficile da digerire in un paese surriscaldato dagli opposti estremi di destra e sinistra.
(Estratto dal Mattinale Europeo)