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Rimpasto Ucraina

Perché quella in Ucraina non è una guerra per procura tra Usa e Russia

Se quella per Ucraina fosse davvero una guerra per procura, allora dovremmo chiamare così tutte le guerre combattute nel mondo nell'ultimo mezzo secolo. Il post di Gianmarco Volpe, global desk chief di Agenzia Nova.

 

Guerra per procura: così si definisce un conflitto armato tra due stati o attori non statali che agiscono su provocazione o per conto di altre fazioni che non sono direttamente coinvolte nelle ostilità.

Ora. Possiamo pure decidere di definire quella in Ucraina una guerra per procura, noi che le guerre siamo liberi di chiamarle come ci pare: la Nato (?) da una parte, la Russia dall’altra. Gli Stati Uniti e i loro alleati, del resto, hanno preso nota delle difficoltà delle forze russe sul terreno e hanno alzato l’asticella del sostegno militare alle forze ucraine nella convinzione che le prospettive di vittoria di queste ultime siano assai più solide di quanto non fossero due mesi fa (dove per vittoria va inteso il respingimento dei russi dietro le linee del 24 febbraio, lo preciso a beneficio degli analisti politici che segnalano di non avere ancora chiari gli obiettivi di Kiev).

Solo, per coerenza, dovremmo definire guerra per procura qualsiasi altro conflitto sia stato combattuto su questo pianeta nell’ultimo mezzo secolo. Perché non esiste guerra in epoca contemporanea che non abbia visto il coinvolgimento indiretto, più o meno aperto, di uno o più attori esterni.

Certamente per procura è la guerra in Siria: la Russia, l’Iran e Hezbollah in appoggio al regime di Assad, i Paesi del Golfo a favore dei ribelli, gli Stati Uniti con i curdi del Rojava in funzione anti-islamista, la Turchia con gli islamisti in funzione anti-curda.

Per procura è la guerra in Libia, ma con schieramenti fluidi che fra gli altri vedono protagonisti la Francia, la Russia, la Turchia, l’Egitto, gli Emirati Arabi Uniti.

Lo Yemen è per procura per definizione: l’Arabia Saudita coi lealisti, l’Iran coi ribelli Houthi. Dopo l’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti, la guerriglia irachena fu armata, finanziata e facilitata da Siria e Iran. Non ricordo che a quell’epoca, nelle manifestazioni di piazza, chiedessimo ad Assad e Khamenei di fermarsi.

In Afghanistan il Pakistan e la Cina hanno sostenuto per anni i talebani e prima ancora, negli anni dell’occupazione sovietica, furono gli Stati Uniti ad armare i mujahideen.

La guerra Iran-Iraq negli anni Ottanta: gli Stati Uniti sostenevano Saddam Hussein, ma con un sofisticato sistema di specchi e leve armavano sottobanco pure il suo avversario (scandalo Iran-Contras), già comunque armato dall’Unione sovietica tramite la Siria.

La guerra civile in Ruanda: i francesi stavano con gli hutu al potere, gli ugandesi aiutavano i ribelli tutsi (che più tardi furono vittime del genocidio del 1994). Anche il Vietnam (chi credete armasse i vietcong?) fu dunque una guerra per procura, e pure non ricordo oceaniche manifestazioni di protesta per chiedere a Breznev e a Mao di darci un taglio.

Al concetto di guerra per procura, credo, bisognerebbe ricorrere con un po’ più parsimonia per evitare che sia politicamente strumentalizzato con l’intento di offuscare il ruolo e le ragioni di chi combatte sul terreno e per enfatizzare, di converso, il ruolo e le ragioni di chi è indirettamente coinvolto.

Nel caso dell’Ucraina, chi parla di guerra per procura lo fa per metter sullo stesso piano gli Stati Uniti e la Russia – che così divengono corresponsabili in guerra e in pace – e per cancellare dal quadro l’Ucraina stessa, dipingendola come una pedina manovrata da Washington.

Temo che questa ipersemplificazione non aiuti né la comprensione del conflitto, né la ricerca di una soluzione.

Se si priva Kiev di dignità e autonomia decisionale, non solo si fa il gioco di Putin (che sia sul fronte interno che all’estero ha tutto l’interesse a definire questa come una guerra tra Nato e Russia) ma si allontana pure qualsiasi prospettiva negoziale sulla quale, piaccia o meno, l’Ucraina avrà sempre l’ultima parola.

A differenza dei separatisti del Donbas, che solo a Mosca devono rendere conto perché da Mosca sono nominati e finanziati, i leader ucraini dovranno vendere qualsiasi formula di pace a una popolazione di 44 milioni di abitanti che ha già messo in chiaro d’esser disposta a combattere con pietre e bastoni per difendere il Paese dall’invasione russa.

In una guerra per procura, la pace si avrebbe un minuto dopo un accordo tra Biden e Putin. Nel mondo reale, direbbe Andreotti, la situazione è un po’ più complessa.

(Estratto dal profilo Facebook di Volpe)

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