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Russia

Ucraina, Donbass, Russia e i trattati internazionali

Ucraina e Crimea: analogie e differenze dell'intervento della Russia. L'analisi di Guido Salerno Aletta

 

Putin ha deciso: la Russia riconosce come indipendenti e sovrane le Repubbliche del Donetsk e del Lunhansk, ammonendo l’Ucraina a non compiere azioni di forza contro di loro.

GLI EFFETTI DELLA DECISIONE DELLA RUSSIA SUL DONBASS

La crisi ucraina si dipana sempre tra due prove di forza: quelle sul terreno militare da una parte e quelle sul piano del diritto internazionale dall’altra. C’è di mezzo, in queste ore, la possibilità che la Russia riconosca come indipendenti e sovrane le due Repubbliche del Donetsk e del Lunhansk che tali si erano autodichiarate sin dal 2014, ma per le quali negli Accordi di Minsk era stato invece previsto l’impegno da parte di Kiev a riformare la propria Costituzione per concedere loro un regime di ampia autonomia.

COSA CAMBIA DOPO IL RICONOSCIMENTO RUSSO DEL DONBASS

In pratica, qualcosa di molto simile a quanto si fece in Italia per l’Alto Adige, rispetto a cui l’Austria ha sempre svolto sul piano internazionale un ruolo tutelare. In Ucraina, finora, nessun passo avanti è stato fatto. La questione del riconoscimento da parte della Russia della indipendenza e dunque della sovranità di queste due repubbliche russofone è comunque assai diversa dalla vicenda della Crimea, che con un referendum dichiarò di voler ritornare a essere parte integrante della Russia, così come era stato per secoli e fino al 1953, quando il premier sovietico Krusciov, nato in Ucraina, la fece rientrare nel territorio di questa Repubblica aderente all’Urss.

IL VOTO DELLA DUMA

Dopo il voto della Duma di Mosca, preso a larghissima maggioranza a favore del riconoscimento da parte della Russia di queste due Repubbliche, oggi si è pronunciato nello stesso senso anche il Consiglio di sicurezza che ha espresso il proprio avviso favorevole al presidente Vladimir Putin, che ha deciso di varcare il Rubicone.

LA MOSSA DI PUTIN

Il riconoscimento ufficiale da parte Russia cambia, per quanto le concerne, il quadro del diritto internazionale, e si ritorce contro l’Ucraina: è una sorta di nemesi storica, visto che fu questa stessa a riconoscere in tutta fretta la Croazia come Stato indipendente, già nel 1991, con largo anticipo rispetto a quanto fecero gli Stati europei e lo stesso Vaticano. Anche la Croazia, come già poco prima aveva fatto la Slovenia, si era infatti autoproclamata Stato indipendente e sovrano rispetto alla Jugoslavia, dichiarando l’esercito di Belgrado come strumento di occupazione di un Paese straniero.

GLI SCENARI

Nel momento in cui la Russia ha riconosciuto queste Repubbliche come indipendenti e sovrane, può giustificare il suo intervento militare come effettuato a fini umanitari, per via del dovere di proteggere le popolazioni russofone: formalmente, non violerebbe più le frontiere della Ucraina.

IL PRECEDENTE DEL KOSOVO

Anche in questo caso, a parti invertite, si ripeterebbero le vicende che portarono alla disintegrazione della Jugoslavia: in particolare, quelle che portarono all’intervento militare deciso dalla Nato per difendere le popolazioni musulmane del Kosovo dalla pulizia etnica compiuta dai serbi di Belgrado. Anche il Kosovo, alla fine, si è reso indipendente, seppure ancora con un limitato riconoscimento da parte della comunità internazionale. Un precedente dunque doppiamente pericoloso.

(estratto di un articolo pubblicato su Milano Finanza; qui la versione integrale)

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