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Londra

Tutti i subbugli nei Tories (non solo su Johnson)

Di che cosa si discute nei Tories. Il punto di Daniele Meloni

In passato le conference annuali dei partiti britannici erano eventi che occupavano lo spazio mediatico per tutta la settimana durante il loro svolgimento. Quest’anno la musica è ben diversa, e se quella dei Laburisti la scorsa settimana è stata un po’ in sordina e da remoto, il congresso annuale dei Conservatori è stato definito “virtuale”, già nelle premesse. Un sacco di eventi e di speech ma tutti online causa l’emergenza Covid che sta di nuovo flagellando il Regno Unito.

I Tories hanno annunciato l’apertura di un loro secondo quartier generale a Leeds nello Yorkshire, dopo quello londinese, dimostrando di volere tradurre dalle parole ai fatti il loro impegno di dedicarsi a riequilibrare le diverse aree del paese, vittima di uno sviluppo asimmetrico. Dopo la vittoria dello scorso 12 dicembre, per i Conservatori il nord-est e l’Inghilterra post-industriale sono una priorità per ripresentarsi al voto nel 2024 e sperare in una nuova maggioranza assoluta.

L’argomento principale sui giornali e sulle tv britanniche però è naturalmente il premier, Boris Johnson. Il rientro dall’estate è stato traumatico per l’inquilino di Downing Street: i giornali vicini culturalmente ai Conservatori lo hanno attaccato duramente accusandolo di essere confusionario e assente; i deputati del partito vorrebbero che mostrasse una leadership più convinta e lo hanno incalzato sia sul controverso Internal Market Bill, sia sulla gestione della pandemia. A questo riguardo l’impennata dei casi e le nuove misure di contenimento del Covid hanno fatto storcere la bocca a molti in casa Tory, preoccupati per l’andamento di un’economia che ha visto il Pil crollare del 22% nel secondo trimestre del 2020.

Johnson sembra trafitto dalle frecce che da ogni parte gli vengono sferrate: l’opposizione giudica inefficace la sua lotta al coronavirus, la maggioranza di governo ne critica le misure draconiane, mentre i consiglieri medico-scientifici di Downing Street forniscono dati ed evidenze che sono spesso contraddetti dai fatti.

La conference del partito sembra il luogo più adatto per il premier per rivendicare il suo ruolo di mattatore e di leader del conservatorismo moderno e per esporre chiaramente, una volta per tutte, i suoi progetti per il futuro della nazione. Nelle politiche di governo dei Tories convivono diverse ambiguità difficili da risolvere: fare ripartire prima Londra o continuare a sostenere le altre regioni come da programma elettorale? Continuare ad aumentare la spesa pubblica e mettere in pericolo la tenuta dei conti pubblici o cercare di liberare l’economia e quindi allentare la morsa delle misure restrittive? E cosa fare della Brexit? Quale visione prevale? Quella della Global Britain libero-scambista o quella protezionista e sussidiata dallo Stato al centro della querelle nelle negoziazioni con Bruxelles? Difficile Johnson risolva le questioni nel suo attesissimo intervento di oggi, ma sono in molti ad attendersi un cambio di passo che mostri nuovamente il Johnson dei tempi migliori, quello capace meno di un anno fa di ottenere la più grande maggioranza Tory dai tempi di Margaret Thatcher.

A proposito della Lady di Ferro, la sua eredità continua a essere dibattuta nel mondo conservatore britannico. Un panel della conferenza virtuale organizzato dal think-tank Policy Exchange ha per titolo “Il thatcherismo è finito?” e fa riferimento al nuovo corso del partito e alla neo-statalizzazione dell’economia. Se ne discuterà con passione, così come è sempre stato quando si parla di Thatcher e dei suoi anni alla guida del partito e del paese.

Finora nella conference iniziata sabato scorso hanno parlato il ministro degli Esteri, Dominic Raab, quello dell’Interno, Priti Patel, e il Cancelliere Rishi Sunak, la vera stella nascente in casa Tory. Tutti e tre sono considerati in un futuro non si sa quanto lontano dei papabili leader in caso, come ha detto al New Statesman un deputato del partito che è voluto restare anonimo, “Boris perdesse definitivamente il suo smalto”.

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