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Tutti i messaggi (e i timori) della Russia di Putin sulla Bielorussia

Il punto dell’analista Angelantonio Rosato sulla Bielorussia e la posizione della Russia

 

Il presidente russo, ieri in un’intervista al TG Vesti su Rossija 24, canale ufficiale dello Stato, ha dichiarato: “Ho formato una forza di agenti delle forze dell’ordine che possono andare in Bielorussia” E poi aggiunge: “Non andremo (in Bielorussia, ndr) finché gli estremisti non cominceranno ad appiccare il fuoco ad auto e case”. Secondo Putin, Mosca ha degli obblighi verso Minsk nella sfera della sicurezza a ragione dei due Trattati vigenti tra i due Paesi.

Non solo, da giorni, il Cremlino ha intensificato i suoi contatti con i maggiori Paesi europei: Putin ha iniziato con una telefonata con il cancelliere Angela Merkel, poi è stato il turno del presidente francese Emmanuel Macron, del presidente del Consiglio europeo Charles Michel, e l’altro ieri, per oltre un’ora, ha conversato con il premier italiano Giuseppe Conte.

Il messaggio di Putin? Sempre lo stesso: «Durante lo scambio di opinioni sulla situazione in Bielorussia dopo le elezioni presidenziali – si legge nella nota del Cremlino diffusa da Gazeta.ru – la parte russa ha sottolineato quanto controproducente possa essere ogni tentativo di interferire negli affari interni della Repubblica».

In sostanza Putin ha voluto lanciare a tutti, in Europa ma pure oltre Atlantico, un chiaro segnale: non accetteremo mai un’altra rivoluzione colorata a Minsk, non immischiatevi negli affari interni della Bielorussia, che è cruciale per la sicurezza nazionale della Russia. Dietro questo c’è la  grande preoccupazione di Mosca che le manifestazioni di protesta in Bielorussia si possano trasformare in un’altra EuroMaidan come in Ucraina, ma in versione 2.0, cioè una rivoluzione colorata che abbia come risultato finale di portare l’intera Bielorussia nella UE e nell’Alleanza Atlantica, con gli armamenti della Nato ammassati ai confini occidentali della Russia.

Dietro la dura posizione di Mosca ci sono pure timori ancestrali e profonde fratture storico-geopolitiche tra la Russia da una parte, e l’Europa, Polonia e Stati Baltici in particolare, dall’altra, con scenari per il futuro per niente rassicuranti, come si è cercato recentemente di spiegare in questa analisi  su Start Magazine.

Infine c’è la questione interna: tra un paio di settimane circa ( 11-12 settembre) in tutta la Russia ci saranno le elezioni anticipate congiunte per eleggere la Duma (Camera bassa del Parlamento), i Governatori ed i deputati delle Regioni. Elezioni cruciali per Putin che non vuole arrivarci con lo scomodo e vivido esempio, davanti agli occhi dei cittadini russi, di un cambio di regime violento ed il rovesciamento di un uomo al potere da circa un quarto di secolo (come Putin) in un Paese confinante ed  affine linguisticamente, storicamente e culturalmente.

Qualche giorno fa il Ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, uno degli uomini più fidati di Putin, ha dichiarato: “Quello che sta succedendo in Bielorussia ci preoccupa molto. Nessuno fa segreto del fatto che si stia parlando di una questione geopolitica, della lotta per il controllo dello spazio ex sovietico”.

Alla luce di questi elementi, va sottolineato come la tensione in atto in Bielorussia rischia di spiralizzare in una seria crisi regionale o peggio un confitto internazionale. Primo, perché non è chiaro se i canali di comunicazione tra il Cremlino e le cancellerie occidentali siano ben aperti e funzionanti, al fine di favorire una distensione ed una soluzione pacifica. Quello che manca tra la Russia e l’Occidente è la reciproca fiducia, anzi una qualsiasi forma di fiducia, dopo decenni di tensioni, rivoluzioni colorate, guerra ibrida in Ucraina, annessione della Crimea ecc.

Secondo, perché Lukashenko, ormai messo all’angolo, disconnesso dal suo popolo ed isolato politicamente, potrebbe decidere, come ultima estrema risorsa nella speranza di salvarsi (e non solo politicamente), di provocare una guerra civile e/o un conflitto con i Paesi Nato/Ue confinanti Polonia e Lituania, allo scopo di costringere Putin ad intervenire militarmente nella crisi bielorussa. Recentemente, più volte, Lukashenko ha accusato l’occidente di aver ammassato truppe Nato alla frontiera bielorussa.

Terzo, perché ad occidente della Bielorussia, ci sono forze interessate alla destabilizzazione ed all’espansione della loro influenza sulla Bielorussia. Forze che da troppo tempo dominano l’Ostpolitik della Ue.

Come si vede, un cocktail molto esplosivo, che potrà essere disinnescato solo con seri negoziati tra gli attori internazionali che contano ed un vero compromesso tra Mosca e le cancellerie occidentali. Infatti, anche se i molto pazienti (finora) cittadini Bielorussi hanno tutti i diritti di chiedere democrazia e libertà, questa in realtà è una partita geopolitica tra oriente ed occidente che si sta giocando sulle loro teste.

(Tratto dal blog di Angelantonio Rosato)

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