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Tutte le sfide di Draghi

Il post di Alessandra Servidori

 

Il Presidente incaricato Mario Draghi è all’opera, raffinato, diplomatico, esperto economista, autorevole statista.

Lo scorso agosto sul Financial Times ha tracciato lucidamente la strategia per la ripartenza a livello internazionale con particolare cura anche al nostro Paese .E il coraggio al Presidente non manca così come la chiarezza e l’assunzione di responsabilità veramente eroica in questo momento difficile e grave per radunare e raccattare e rilanciare con forza ciò che è possibile rimettere in moto nel Bel paese.

Silenzioso, garbato, istituzionalmente postato, ha cominciato il suo lavoro, accompagnato da una parte considerevole del Paese che ripone in lui più che speranza, fiducia. Peraltro una indagine condotta da Edelman Trust Barometer dimostra con serietà e dati alla mano come gli italiani più che fidarsi delle grandi manovre politiche si affidano ai manager per la ripresa economica post virus. Ciò rappresenta una grande fiducia nel mondo dell’economia di cui Mario Draghi è superbamente emblema di virtuosa rinascita attenta alla sostenibilità e alla collettività.

Stando alle previsioni ci attende un anno corrente difficilissimo con un accenno di ripresa solo dal 2022, in settori come il turismo, i servizi e il commercio. Se il mercato del lavoro riprenderà a respirare sarà con investimenti notevoli sulla creazione di nuovi percorsi professionali re-skilling dei collaboratori sui luoghi di lavoro pubblico, privato, autonomo.

Mario Draghi ha davanti a sé un lavoro enorme di ristrutturazione partendo da una valutazione dei risultati dell’opera del precedente governo e della sua strategia che non è mai stata neanche percepibile perché sfuggiva a chiunque volesse trovarla.

A Draghi spetta predisporre un Piano di ripresa e resilienza da far approvare in parlamento e in sede legiferante, un piano razionale e strategico pianificando la spesa dei fondi e gli investimenti congiuntamente con gli altri paesi nei prossimi anni.

Sui nodi cruciali legati alle tre emergenze che lo stesso Mattarella ha ricordato – sanitaria, economica e sociale – per fare un piano di vaccinazioni di massa e per scrivere la versione definitiva del PNRR (anche la seconda versione, per quanto meno peggio della prima, era largamente insufficiente) ci vogliono al governo uomini e donne ben più competenti e credibili rispetto a chi c’è stato fin qui.

Sappiamo che i fondi sono di una grande entità e comunque ad oggi non ne abbiamo ancora compreso le modalità poiché il passato governo ha confuso allocando deprecabilmente la materia in maniera casuale e approssimativa, invece che percorrere la via della decisione di una serie di priorità, di scelte selezionate fra un vasto numero di possibilità e necessità frutto di valutazioni, di previsioni e di scenari, anche di obiettivi, accompagnati da percorsi per raggiungerli.

Mario Draghi è il portatore sano di una strategia che accantona l’economia sussidiata ma applica una strategia riformativa, che riunifica le sanità regionali attualmente esistenti, tracciando passaggi anche per la revisione totale del titolo V della Costituzione e del barocco decentramento amministrativo e istituzionale, alle se pur moderate liberalizzazione delle procedure (codice degli appalti) fino alla riforma della giustizia su basi garantiste.

In buona sostanza, come vuole Mattarella e la maggioranza degli italiani e italiane, arrivare a creare le condizioni per una legislatura piena davanti e una consistenza delle forze politiche che meritano l’appellativo di classe dirigente. Dunque coraggio competenza responsabilità.

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