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Francia Operazioni

Tutte le regole in Francia sulla fase 2 (con qualche nervosismo)

60 schede per attività e imprese: la fase 2 in Francia nell'approfondimento di Enrico Martial

Per la fase 2, in Francia corre un analogo nervosismo a quello italiano, che da noi si esprime nel confronto tra Stato e Regioni o tra Stato e imprese (del nord), o nello scontro politico. L’11 maggio solleva preoccupazione per i mille problemi da affrontare. Eppure, il primo ministro, Edouard Philippe, ha accennato già il 7 maggio alla disponibilità di almeno 60 tra guide e schede per la fase due delle attività e delle professioni.

Per intenderci, in Francia esiste un “protocollo generale per il deconfinamento” del ministero del Lavoro come da noi esiste un documento tecnico fase 2 dell’INAIL sulla “sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione”. Sono analoghi, per quanto differenti per impostazione: il primo è applicativo e pedagogico, quello italiano è più strutturale, di contesto e classificatorio.

Per cercare un paragone italiano alla sessantina di schede francesi per attività e professioni, bisogna andare nelle ordinanze statali e regionali, concepite tuttavia come misure restrittive e non già come orientamenti. Oppure si trova qualche documento di settore, come per il trasporto pubblico, ma non con questa varietà: da noi domina il buonsenso, la collaborazione di filiera e un po’ di rischio d’impresa. Solo la provincia di Bolzano ha raggiunto un livello paragonabile di dettaglio, con le 35 pagine per le attività in fase 2 allegate alla legge provinciale approvata l’8 maggio. Anche se impugnata, e poi solo per qualche comma, è possibile che faccia scuola al livello statale, che è in obiettivo ritardo.

Le schede francesi sono suddivise in gruppi. Ci sono intanto quelle generali: cosa fare in caso di contagio sospetto, come gestire un locale spogliatoio o il lavoro a interim. Sono brevi, di 3 pagine, una comune per tutte, sui gel, guanti, maschere e presa in carico delle persone con disabilità. Poi ci sono tre sezioni in due pagine: come prepararsi per la fase due (ad esempio, soluzioni per non affollare gli spogliatoi), di attuazione (ad esempio per il personale di camera, non scuotere le lenzuola raccolte), di valutazione (per individuare errori e miglioramenti).

Ci sono 14 schede in agricoltura, che vanno dai macelli all’allevamento e agli studi veterinari, dalla coltivazione dei molluschi all’arboricoltura o alla cura dei giardini, alcune disponibili in più lingue. Seguono 10 schede per il commercio al dettaglio, la ristorazione e gli hotel, dalle farmacie alle panetterie, dal personale di piano, della reception o notturno degli hotel alla cassiera del negozio, e così di seguito: 10 per le manutenzioni, pulizie, riparazioni (dall’idraulico alla stazione carburanti, alla lavanderia industriale), 3 per l’industria e la manifattura (operai, colletti bianchi, personale valutazione), 3 per il trasporto e la logistica (autisti di taxi o di furgoncini), 5 per altri servizi, dall’agente delle pompe funebri all’operatore di call center, all’aiuto a domicilio, le nostre badanti. La preparazione francese all’11 maggio ha poi coinvolto non solo lo Stato ma anche organizzazioni di filiera o ambiti territoriali più ristretti. Così, si trovano ulteriori situazioni di lavoro ad esempio nelle 21 schede – dall’agente di polizia municipale all’uso delle auto aziendali – della CIG Petite Couronne, cioè l’ente comune ai tre dipartimenti intorno a Parigi (Hauts-de-Seine, Seine-Saint-Denis et Val-de-Marne).

Oltre alle schede, ci sono 10 vademecum statali, del Ministero del lavoro in collaborazione con altri soggetti, per i trasporti e la logistica (es. trasporto valori), le costruzioni (es. industrie del cemento), o per ingegneri, consulenti, formatori professionali. Infine, vi sono le indicazioni per il telelavoro e per il dialogo sindacale.

A leggere le schede francesi e a guardare in casa nostra, veramente si capisce che ogni Paese europeo è andato per i fatti suoi. La Commissione europea, sollecitata dagli Stati membri il 26 marzo ha diffuso il 14 aprile una Tabella di marcia europea verso la revoca delle misure di contenimento COVID-19, che contiene indicazioni generali, alcune già risapute e altre nuove – anche politiche, che si vedono nell’attuazione di alcuni Stati membri e non di altri. Per esempio, lo schema a tre criteri – andamento epidemia, sostenibilità ospedaliera, capacità di tracciamento e interruzione delle catene – in Italia non è per nulla chiaro, disperso piuttosto in 21 criteri del decreto del 30 aprile dal ministro Speranza, fondati su un ragionamento in parte diverso.

In altri termini, una volta svolto con cura il compito della “Tabella di marcia”, la Commissione è scomparsa dai radar, invece di lavorare sulle buone pratiche e sullo scambio dei metodi e tecniche tra Stati membri, che si potrebbero per esempio vedere su un portale, o su rapporti analitici rapidi. Il coordinamento delle politiche tra Stati membri sarebbe un suo compito, ma deve avere ancora una gran fifa dell’ipersovranità nazionale sul tema sanitario.

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