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Vannacci Università Di Trieste

Tutte le lauree di Roberto Vannacci

Il curriculum universitario del generale Roberto Vannacci rispecchia una carriera standard (Accademia, corsi di Stato Maggiore Interforze) e un abile utilizzo di opportunità offerte al personale militare tramite riconoscimenti ed equipollenze. L'approfondimento di Otello Catalani

«Può un trilaureato dire sciocchezze?» è una delle difese ricorrenti nel dibattito sul Mondo al contrario, il tormentone estivo firmato dal generale Roberto Vannacci. L’altra, come noto, è «lo criticate senza averlo letto». Il che può persino essere vero, purché si accetti che anche alcuni autorevolissimi difensori del paracadutista lo fanno vantandosi di non averlo neppure aperto.

Ma torniamo alle tre lauree, che in base all’antico concetto di autorità dovrebbero conferire attendibilità al testo e proteggerlo dalle critiche. Primo spoiler alert: non è così, come dimostra il dibattito tra medici ai tempi del Covid-19, con diversi laureati in medicina e chirurgia risolutamente schierati sul fronte no-vax. Secondo spoiler alert: le lauree sono tutte vere e valide; chi cerca facili brividi vada altrove.

La domanda resta: come ha fatto a conseguire tre lauree tra un’incursione e un lancio con il paracadute, tra un anniversario di El Alamein e un impegno all’estero? Perché, insomma, una settantina di esami e tre tesi un po’ di tempo lo porterebbero via.

Il primo problema è identificare le lauree. Al contrario che per molti altri ammiragli e generali, in rete non esiste un curriculum ufficiale di Vannacci, forse in virtù dei passati trascorsi nel delicato comparto delle operazioni speciali. Sulla sua pagina Wikipedia, creata in primavera e mantenuta su suo incarico da un utente che si firma “Hockler73”, si parla semplicemente di tre lauree «di livello magistrale» conseguite a Torino (Scienze strategiche), Trieste (Scienze internazionali e diplomatiche) e Bucarest (Scienze militari). Niente date, niente votazioni, niente titoli della tesi, niente relatori. Ma è un punto di partenza per cercare di saperne di più.

La prima laurea è facile: viene dall’Accademia Militare. Solo che quando Vannacci entrò a Modena (nel 1986, con il 168° corso “Fedeltà”), nelle accademie si laureavano solo gli ingegneri. Poco dopo che aveva completato il corso triennale, la legge 169 (23 giugno 1990) dettava alcune che riconoscevano la validità degli studi compiuti dagli ufficiali in servizio permanente ai fini del conseguimento di lauree civili. Negli anni successivi, le accademie cambiarono i programmi e stipularono convenzioni con le università per conseguire le lauree (prima le quadriennali vecchio ordinamento, poi il nuovo 3+2) durante il corso degli studi. Per il passato, vi fu una sorta di sanatoria retroattiva. Il calendario suggerisce che la prima laurea di Vannacci sia giunta così, calcolando sia il triennio di Modena sia il periodo alla Scuola di Applicazione a Torino. Trattandosi di un ope legis, è praticamente certo che non vi sia stata tesi.

La seconda laurea è strettamente legata alla prima. Anzi, figlia. A cavallo del 2000 l’università di Trieste, tramite la sede di Gorizia, offrì agli ufficiali già laureati la possibilità di un secondo titolo attraverso il riconoscimento degli studi ed esperienze pregresse e lo svolgimento di una tesi o poco più. L’iniziativa ebbe grande successo, come si può constatare scorrendo i curricula degli ufficiali di una certa generazione (o almeno, quelli pubblicati). Fermo restando che non era richiesta alcuna frequenza, e che all’epoca non vi erano lezioni a distanza, la qualità degli elaborati finali variava molto: la casistica nota va dalla compilazione di materiale raccolto dai diretti collaboratori alla rielaborazione di materiali d’ufficio fino a ricerche non avrebbero sfigurato in un dottorato. Cosa abbia fatto Vannacci è sconosciuto.

Mistero assoluto, invece, sulla laurea romena. La sequenza di incarichi rende improbabile che l’ufficiale italiano abbia frequentato corsi in Romania. Altrettanto difficile è dire se vi sia stato un riconoscimento dei titoli italiani, se siano stati richiesti esami (e quanti), se sia stata svolta una tesi e su cosa. È possibile che su eventuali materiali in lingua locale vi sia stato il supporto della moglie Camelia Mihăilescu. (A proposito di Romania: non si trova in rete alcun dettaglio dell’Ordinul Virtutea Militară a lui concesso, al contrario della Medaglia di Servizio Straniero concessagli dalla Repubblica Ceca).

Anche per quanto riguarda i master di II livello, la pagina Wikipedia ufficiosa non fornisce alcuna data. La descrizione dei corsi (Scienze Strategiche presso l’università di Torino e Studi Internazionali Strategico-Militari in collaborazione con la Cattolica e la LUISS) sembra corrispondere alla possibilità che dall’anno accademico 2000-1 la Difesa offre ai frequentatori del Corso Superiore di Stato Maggiore Interforze (ISSMI). Vannucci ha frequentato il 6° Corso, presumibilmente nel 2003-2004, quando era in vigore la convenzione con Torino. Il secondo Master potrebbe essere frutto della frequenza dell’Istituto Alti Studi per la Difesa (IASD) che, come recita il sito internet, è «il più alto Istituto di formazione interforze della Difesa italiana», e viene solitamente frequentato dai generali di brigata. Su Wikipedia, tuttavia, non se ne fa cenno.

In attesa che alla tutela della libertà di espressione si aggiunga il diritto all’informazione, la conclusione che si può trarre è che, allo stato dei dati pubblicamente disponibili, il curriculum universitario del generale Roberto Vannacci rispecchi una carriera standard (Accademia, corsi di Stato Maggiore Interforze) e un abile utilizzo di opportunità offerte al personale militare tramite riconoscimenti ed equipollenze (Trieste e forse Bucarest). A sua volta, questo spiegherebbe perché gli osservatori accademicamente più qualificati, dal filosofo Umberto Galimberti in giù, siano piuttosto scettici sulla profondità dell’esposizione. Senza, per questo, negargli il diritto di parola.

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