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Tutte le convergenze parallele fra Russia e Giappone

Il commento di Carlo Pelanda, analista, saggista e docente di geopolitica economica, sui rapporti fra Russia e Giappone

Perché Vladimir Putin ha proposto apertamente e proprio ora a Shinzo Abe un accordo economico che implica il ritorno da parte della Russia delle isole Kurili al Giappone e la sigla di un trattato di pace mai firmato dal 1945?

I negoziati tra Mosca e Tokyo, in corso da anni, non sono una sorpresa, ma lo è che Putin abbia deciso di chiuderli con un accordo non gradito ai nazionalisti russi (quindi con un certo rischio politico) e, soprattutto, che Abe abbia evidentemente concordato con Putin stesso, pur pubblicamente restando silenzioso, una convergenza che disturba sia Cina sia Stati Uniti.

È una mossa di Abe per segnalare a Trump che se continua a daziare l’export nipponico, allora Tokyo ha alternative geopolitiche? Washington finora ha compresso il Giappone ritenendo che non abbia alternative alla dipendenza dall’America. Abe sta mostrando, non solo a Trump, ma anche agli industriali nipponici (Keindanren) tentati di cedere all’influenza cinese, che, invece, un’alternativa ce l’ha verso la Russia e non solo via trattato di libero scambio con l’Ue. Parlando per primo, soprattutto, Putin ha concesso ad Abe di calibrare tatticamente la convergenza con la Russia in relazione alle controreazioni dell’America. Questa concessione è la sorpresa più forte.

Putin ha bisogno di investimenti perché la situazione economica interna è stagnante e declinante. Non ne vuole troppi, perché condizionanti, dalla Cina con cui è sì in relazione di collaborazione temporanea, ma entro uno scenario di conflitto nel futuro, non solo per impedirne il dominio dell’Eurasia, ma per bilanciarne il potere a livello globale.

Finora Putin ha perseguito il riconoscimento da parte di Washington dello status di potere globale alla pari offrendo in cambio il contenimento dell’espansione cinese nel mondo, obiettivo che, per esempio, spiega l’enorme sforzo di influenza in Africa mentre le cronache riportano solo quello cinese. Ma si è reso conto che Trump, pur favorevole, non ha il consenso interno e quindi sta cercando strategie alternative per creare una propria area globale, non solo regionale, di influenza.

Probabilmente ciò spiega l’offerta al Giappone e una futura all’Ue. L’America, come sta facendo con Messico e Canada, cercherà di riparare le relazioni con Tokyo e dissuaderà Berlino.

La Cina intensificherà le seduzioni verso Mosca, Tokyo ed europei. Ma Russia e Giappone hanno motivi di utilità tecnica e basi sociali imperiali con umori di riscatto che rendono probabile una loro duratura relazione strategica. Il business italiano dovrebbe seguire con attenzione questo nuovo sviluppo.

Articolo pubblicato su Mf/Milano finanza

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