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Tiktok

Tutte le americanate di TikTok

TikTok ha orchestrato su una campagna mediatica per prendere le distanze dal governo cinese, uno sforzo che potrebbe includere anche un rebranding Minimizzare i rapporti con la Cina. Sembra essere questo il diktat di TikTok, la popolare app social cinese che sta prendendo sempre più piede in tutto il mondo. Ma in Usa l’attenzione è…

Minimizzare i rapporti con la Cina. Sembra essere questo il diktat di TikTok, la popolare app social cinese che sta prendendo sempre più piede in tutto il mondo. Ma in Usa l’attenzione è ormai alle stelle per qualsiasi cosa provenga da Pechino.

Malgrado i dispositivi – cioè l’hardware – sia prodotto “quasi esclusivamente in Cina”, scrive Axios, “i software e i servizi per la maggior parte non lo sono. Ma in questo contesto TikTok rappresenta una grande eccezione, e ora l’app di condivisione video è sotto tiro oscillando tra le preoccupazioni sulla sua proprietà cinese e il potenziale di censura o rischi per i dati degli utenti”.

UN REBRANDING PER DISSOCIARSI DALLA PROPRIETA’ CINESE?

L’azienda, che ha acquisito Musical.ly nel 2018 per portare TikTok negli Stati Uniti, “si trova ora a dover rispondere alle accuse per la sicurezza nazionale per l’accordo siglato lo scorso anno e nel mirino del Congresso. Da parte sua, l’azienda ha rotto il silenzio e ha messo su una campagna mediatica per prendere le distanze dal governo cinese, uno sforzo che potrebbe includere un rebranding per dissociare il servizio dalla proprietà cinese”, ha riferito il Wall Street Journal.

IL NUMERO UNO ZHU NEGA CENSURE DI PECHINO: “MEMORIZZIAMO I DATI IN VIRIGINIA”

Come riferisce il New York Times, infatti, “per alcune persone del governo degli Stati Uniti, TikTok è una minaccia. E una delle ragioni principali è la nazionalità del suo proprietario. Il timore è che TikTok stia esponendo i giovani americani all’indottrinamento del Partito Comunista contrabbando i loro dati sui server di Pechino”. Per questo il Ceo del popolare social, Alex Zhu. è arrivato a negare “qualsiasi censura ai video che non piacciono alla Cina”. E ha giurato di “non condividere i dati degli utenti con la Cina, o anche con la sua società madre con sede a Pechino. Tutti i dati sugli utenti TikTok in tutto il mondo sono memorizzati in Virginia, ha ammesso, con un server di backup a Singapore”, si legge sul NYT.

ANCHE L’ESERCITO USA PREOCCUPATO PER LA SICUREZZA DI TIKTOK

Anche l’esercito degli Stati Uniti sta intraprendendo una valutazione di sicurezza riguardante TikTok. Ad annunciarlo, secondo quanto riporta Reuters, è stato il segretario dell’esercito Ryan McCarthy. Parlando ai giornalisti in occasione di un evento presso l’American Enterprise Institute, McCarthy ha detto di aver ordinato la valutazione dopo che il senatore democratico Chuck Schumer, ha chiesto di indagare i possibili rischi nell’uso militare della popolare applicazione video per il reclutamento di adolescenti americani.“Gli esperti di sicurezza nazionale hanno sollevato preoccupazioni circa la raccolta e la gestione dei dati degli utenti, compresi i contenuti e le comunicazioni, gli indirizzi IP, i dati relativi all’ubicazione, i metadati e altre informazioni personali sensibili”, ha scritto Schumer in una lettera del 7 novembre a McCarthy.

TIKTOK SEGUE LE ORME DI ALTRI MARCHI CINESI

Nel cercare di sminuire le sue radici cinesi, TikTok sta seguendo un percorso simile alle poche aziende cinesi che sono sbarcate nel mercato consumer statunitense, ha ricordato Axios. “Tra queste TCL, un gigante cinese dell’hardware che vende tonnellate di dispositivi negli Stati Uniti, con i marchi Alcatel e BlackBerry. Per i televisori TCL ora usa il proprio nome negli Stati Uniti, ma ha venduto per lungo tempo con il nome RCA”.

ANCHE ALTRE AZIENDE NASCONDONO I LEGAMI

Le aziende cinesi non sono le uniche aziende tecnologiche che non mettono in mostra le loro proprietà su marchi di un certo profilo, ha ammesso Axios. “Un numero sorprendente di persone, ad esempio, non riesce a collegare Instagram e WhatsApp con Facebook, che li possiede. Idem per Google e YouTube”.

I MARCHI AMERICANI ARRANCANO IN CINA DOVE DOMINANO I BRAND LOCALI

“La prima azienda tecnologica cinese a fare una corsa al mercato consumer statunitense è stata Lenovo, che ha acquistato il business dei PC di IBM nel 2005. Inizialmente aveva i diritti per utilizzare il marchio IBM sui computer per cinque anni, ma poi è passata a ThinkPad dopo tre – ha riferito Axios -. Per quanto riguarda la telefonia, Lenovo utilizza il nome Motorola esclusivamente negli Stati Uniti, anche se in altri paesi vende con entrambi i marchi”. Axios ha ricordato anche che i marchi statunitensi della tecnologia, al di fuori di Apple, hanno lottato molto per farsi largo in Cina, dove il dominio è di brand locali come Tencent, Baidu e Alibaba. Anche la scena hardware cinese è dominata da player domestici come Oppo, Xiaomi e Huawei.

TIKTOK PRONTA A SBARCARE ANCHE NELL’E-COMMERCE

Intanto, TikTok ha intenzione di sbarcare anche nell’e-commerce, come del resto hanno già fatto Instagram e Snapchat: a dare la notizia è stato il Wall Street Journal secondo cui l’app cinese starebbe testando una nuova funzione dedicata allo shopping: gli utenti possono inserire un link che rimanda alla possibilità di fare acquisti a siti esterni nei loro contenuti.

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