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Trump vuole sanzionare il Messico per bloccare il fentanyl

Trump ha promesso l'imposizione di dazi del 25 per cento sulle importazioni dal Messico per fermare il contrabbando di fentanyl negli Stati Uniti. L'articolo di Giuseppe Gagliano.

L’annuncio di Donald Trump di voler imporre tariffe doganali del 25% sulle merci messicane, come misura per fermare il flusso di fentanyl negli Stati Uniti, segna un’escalation politica nelle relazioni tra USA e Messico.

Trump ha dichiarato che, in caso di elezione, adotterà un approccio severo per contenere il traffico di questa droga, puntando il dito contro il Messico come principale canale di transito del fentanyl verso il territorio statunitense. Questa mossa è finalizzata a colpire l’economia messicana, mettendo pressione sul governo di Claudia Sheinbaum affinché adotti misure più rigide contro i cartelli del narcotraffico che operano nel Paese.

Tuttavia, la strategia di Trump presenta rischi significativi per entrambe le nazioni. Da una parte, le tariffe potrebbero danneggiare importanti settori dell’economia messicana, che esporta volumi elevati di beni verso il mercato statunitense, creando un possibile contraccolpo sociale e politico in Messico. Dall’altra, gli Stati Uniti rischiano di destabilizzare ulteriormente le relazioni con il loro vicino meridionale, fondamentale per la sicurezza e il controllo delle migrazioni lungo il confine.

Inoltre, l’adozione di tariffe punitive potrebbe acuire la tensione tra le due amministrazioni, alimentando un clima di sfiducia. Il governo messicano, se messo sotto pressione, potrebbe rispondere limitando la collaborazione con Washington in ambiti delicati come la gestione dell’immigrazione e la condivisione di informazioni di intelligence sul traffico di droga. La questione del fentanyl, che ha assunto proporzioni di crisi sanitaria negli Stati Uniti, rimane un problema di politica interna per Washington, ma il tentativo di Trump di trasferire la responsabilità al Messico riflette una strategia transazionale e di attribuzione della colpa. Con la promessa di aumentare le espulsioni di migranti, Trump punta anche a galvanizzare la propria base elettorale, concentrando la campagna su temi legati alla sicurezza nazionale e al contrasto all’immigrazione.

In questo contesto, la risposta del Messico sarà cruciale. L’ex-presidente López Obrador ha già adottato una politica di sicurezza che enfatizza la lotta ai cartelli e alla criminalità organizzata, ma eventuali sanzioni economiche imposte dagli USA potrebbero indurlo a resistere alle richieste americane per preservare la sovranità nazionale. La cooperazione bilaterale tra i due Paesi si basa su un equilibrio delicato, che potrebbe essere compromesso da un approccio aggressivo e da scelte unilaterali. Trump intende anche estendere le tariffe alla Cina per contrastare il flusso di precursori chimici del fentanyl, ma l’imposizione di dazi potrebbe acuire le tensioni commerciali, esponendo gli Stati Uniti a ritorsioni economiche su scala internazionale. Questa strategia, quindi, riflette un ritorno a un approccio isolazionista e sanzionatorio che potrebbe compromettere le relazioni diplomatiche e commerciali, sia con il Messico che con la Cina, limitando le possibilità di risolvere il problema alla radice attraverso la cooperazione internazionale.

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