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Giorgetti

Il Travaglio di Conte

Le nuove sintonie politiche fra il presidente del Movimento 5 Stelle, Conte, e il direttore del Fatto Quotidiano, Travaglio. I Graffi di Damato.

 

In effetti – come hanno mostrato di avvertire sulle loro prime pagine il Corriere della Sera, la Repubblica, Avvenire, la Nazione, il Resto del Carlino, Il Giorno e la Gazzetta del Mezzogiorno – quella testa mozzata dell’operaio russo che dal 1982 faceva compagnia ad un collega ucraino nel monumento innalzato per onorare l’amicizia fra i due popoli, ancora accomunati allora nell’Unione Sovietica, è emblematica della guerra in corso fra la Russia di Putin, che l’ha scatenata, e l’Ucraina di Zelensky che sta resistendo con l’aiuto anche militare, e non solo politico e diplomatico, degli occidentali. Più emblematica, direi a questo punto, delle immagini di fuoco, fumo, fosse comuni e macerie che continuano ancora ad arrivare dall’Ucraina e dintorni.

Eppure una parte del mondo politico italiano, che attraversa – debbo osservare – sia il “campo largo” del centrosinistra sia quello non meno largo e contraddittorio del centrodestra, non si interroga sull’odio profondo che Putin è riuscito a scatenare fra i due paesi confinanti in Europa, e quindi a interrogarsi su come fermarlo o solo ridurne la forza, ma sui rischi che il conflitto da locale diventi mondiale, e diretto fra la Russia e la Nato. “Terza guerra mondiale”, ha titolato fra virgolette Il Fatto Quotidiano, compiacendosi in un altro titolo della posizione sempre più oppositoria assunta nella maggioranza dal pentastellato Giuseppe Conte. Che ha chiamato a rapporto il presidente del Consiglio alle Camere, prima ancora che vada in viaggio in America e in Ucraina alla fine del suo isolamento da Covid. “Ci portano alla guerra diretta con la Russia”, ha fatto eco da destra la ormai solita Verità di Maurizio Belpietro, matura ormai per ospitare anch’essa editoriali e lettere del professore ultraputiniano a sua insaputa Alessandro Orsini. Il quale spopola nei salotti televisivi per smentire indignato il puntinismo che gli viene attribuito e sostenerne contemporaneamente la causa contro quei presunti nazisti che sarebbero il presidente dell’Ucraina Zelenski e il settanta per cento e più degli elettori che lo hanno votato.

C’è da sperare che dal Fatto Quotidiano e dai salotti televisivi dove stroneggia, nella presunzione del conduttore di turno di aumentare gli ascolti, il professore Orsini non riesca ad approdare anche sulle pagine del Giornale della famiglia Berlusconi, diretto dal mio amico Augusto Minzolini, e di Libero. Dove peraltro Vittorio Feltri ogni tanto ne condivide di fatto idee e umori disapprovando gli aiuti militari a Zelensky e auspicandone la resa per ridurre le sofferenze e il sangue del suo popolo nello scontro perduto in partenza con la Russia più forte.

Per conto mio, e quel poco o niente che può contare la mia opinione, preferisco continuare a cantare Bella Ciao per gli ucraini col presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con la senatrice a vita Liliana Segre, anche a costo che si realizzi lo scenario previsto, auspicato e quant’altro da Beppe Grillo sul suo blog personale ora finanziato dal MoVimento affidato a Conte e partecipe del governo e relativa maggioranza. È lo scenario , in particolare, di un Putin che riesce a vincere la sua partita contro l’Ucraina e l’Occidente con l’aiuto dei cinesi. Con i quali notoriamente il “garante”, consulente e quant’altro di Conte si sente di casa quando a Roma ne frequenta l’ambasciata e gusta la cucina.

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