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Trump Silicon Valley

Perché sarà tortuoso il negoziato commerciale Usa-Cina

Il Punto di Marco Orioles

Si è aperto lunedì a Pechino il primo round del negoziato sino-americano sul commercio da quando i presidenti di Stati Uniti e Cina, a margine del G20 di Buenos Aires, hanno deciso un temporaneo stop alla guerra dei dazi.

IL MAGRO RISULTATO DOPO 3 GIORNI DI CONFRONTO

Tre giorni di confronto tra due delegazioni di vice-ministri e sottosegretari che si concludono con un magro risultato ma tante dichiarazioni di buona volontà. Donald Trump suona una nota di ottimismo dicendo che gli Usa stanno ottenendo un “successo tremendo” nei colloqui,  mentre per il portavoce del ministero del commercio cinese, Gao Fang, le delegazioni si sono confrontate in modo “serio” e “onesto”, al punto di aver esteso gli incontri ad un terzo giorno fuori programma, cosa che mostra, secondo il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lu Kang, che “le due parti hanno condotto il confronto in modo davvero serio”.

I PUNTI PIU’ DELICATI

Sui punti più delicati, come il furto di proprietà intellettuale, i trasferimenti forzati di tecnologia, le cyberintrusioni e i sussidi statali ai campioni nazionali, le distanze rimangono però ancora ampie.

DUBBI E SCENARI

Negli ambienti economici sono in molti a dubitare che Cina e Usa raggiungeranno un’intesa entro la deadline fissata da Trump al 1 marzo, dopo la quale scatterà l’aumento dei dazi su duecento miliardi di esportazioni cinesi dall’attuale livello del 10% al 25%. Salta l’opportunità di un confronto al vertice Usa-Cina nel contesto del World Economic Forum di Davos: Trump non ci sarà a causa del prolungamento dello shutdown. Per la prossima tappa del negoziato bilaterale si dovrà attendere la vista a Washington del vicepremier cinese Liu He.

(Breve estratto del Taccuino Estero di Marco Orioles, nuova rubrica del giornale web Policy Maker; qui la versione integrale della rubrica)

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