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Tesla sbanda sul razzismo?

Tesla, l’azienda di Elon Musk, si trova (di nuovo) nella bufera per accuse di discriminazione razziale e molestie sessuali. Ecco cosa è successo

 

Grane per il miliardario Elon Musk. Quindici ex e attuali dipendenti neri di Tesla hanno intentato una causa contro la società sostenendo di aver subito abusi e molestie razziali nelle sue fabbriche.

Ma non è la prima volta.

LA DENUNCIA

I lavoratori hanno dichiarato di essere stati regolarmente oggetto di commenti e comportamenti offensivi e razzisti da parte di colleghi, dirigenti e dipendenti delle risorse umane. Lo riferisce Reuters secondo quanto riportato nella causa depositata presso un tribunale statale della California.

I FATTI

Le molestie, fa sapere l’agenzia di stampa, si sono verificate in particolare nello stabilimento Tesla di Fremont, in California, e hanno incluso l’uso di termini come “negro”, “schiavitù”, “piantagione” ma anche commenti sessuali.

Nella causa si legge inoltre che le “procedure operative standard della casa automobilistica includono una discriminazione razziale palese, aperta e senza attenuanti”.

Sempre secondo la causa, alcuni dei querelanti sono stati assegnati ai posti più impegnativi dal punto di vista fisico in Tesla o sono stati scartati per una promozione. Uno dei testimoni, per esempio, sostiene di essere stato immediatamente retrocesso al suo rientro dopo aver preso un congedo autorizzato perché positivo al Covid.

NON UN CASO ISOLATO

Tuttavia, questa non è la prima volta che la società di Musk si trova ad affrontare una simile situazione. Sono almeno 10, scrive Reuters, le cause che sta affrontando per discriminazione razziale e molestie sessuali.

A giugno, un azionista di Tesla ha intentato una causa accusando lo stesso Musk e il consiglio di amministrazione della società di aver trascurato i reclami dei lavoratori e di aver favorito una cultura tossica sul posto di lavoro.

Ma già mesi fa, un articolo del Guardian, riportava le testimonianze di altri lavoratori che denunciavano la presenza di graffiti razzisti nelle aree comuni della fabbrica, tra cui svastiche, KKK per Ku-Klux Klan, la parola “negro” e altro che la società non ha rimosso per mesi.

“Tesla – si legge nell’articolo – ha continuato a sviare e a eludere le proprie responsabilità. Mentre afferma di non tollerare molestie razziali o discriminazioni nelle sue fabbriche, le indagini di Tesla sulle denunce non sono conformi alla legge”.

Per molti dipendenti, riferisce il Guardian, “lo stress dovuto alle molestie razziali gravi e pervasive, il rischio di un alterco fisico e di un’escalation con i molestatori, la palese discriminazione, la disciplina sproporzionatamente severa e l’inutilità delle lamentele hanno reso le condizioni di lavoro così intollerabili da indurli a dimettersi”.

LA VERSIONE DI TESLA

In precedenza, Tesla ha negato di aver commesso illeciti e afferma di aver adottato politiche per prevenire e affrontare i comportamenti scorretti sul posto di lavoro.

Ma un rapporto su inclusione e uguaglianza pubblicato da Tesla nel dicembre 2020 ha mostrato che i dipendenti che si identificano come neri e afroamericani rappresentano il 10% della sua forza lavoro negli Stati Uniti, però, solo il 4% di questi ricopre la posizione di direttore.

I dipendenti identificati come ispanici e latini costituiscono il 22% della forza lavoro totale ma – anche in questo caso – rappresentano solo il 4% dei dipendenti in posizioni elevate.

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