skip to Main Content

Salvini

Tutte le stilettate fra centrodestra, centrosinistra e terzo polino

Ecco le ultime novità (non solo sui programmi elettorali) fra centrodestra, centrosinistra e terzo polino. La nota di Paola Sacchi

Nasce il terzo polo per cercare di fermare il centrodestra, che, intanto, presenta il programma di governo “Per l’Italia”.

L’obiettivo dichiarato della fusione in una lista unica dei due piccoli centri di Iv e Azione di Matteo Renzi e Carlo Calenda (quest’ultimo con il nome nel simbolo come leader della campagna elettorale) è la non-vittoria del centrodestra, definito solo “destra”. Posizionamento “contro”, in stile “mini Pd”.

Renzi, dopo l’intesa: “Alle prossime elezioni c’è la possibilità che la destra non vinca e si debba chiamare Mario Draghi, noi pronti a dare una mano”. Nelle mire di Renzi e Calenda, che attacca “la destra sgangherata”, aggiungendo poi anche la sinistra liquidata allo stesso modo, sottrarre voti al Pd, ma soprattutto a Forza Italia.

Appare però una strategia un po’ spuntata non solo perché entrambi nell’immaginario collettivo restano targati da una storia made in Pd, ma anche perché proprio con Enrico Letta Calenda ha trattato fino a pochi giorni fa, mandando poi in frantumi l’intesa raggiunta. Non esattamente un buon viatico per attrarre l’elettorato azzurro liberale, radicalmente di cultura “anti-comunista”, al quale si è data l’immagine di una intercambiabilità tra due mondi profondamente diversi. E la presenza in Azione di ex azzurri potrebbe non bastare.

Antonio Tajani, vicepresidente di FI, ne stoppa le mire: “Terzo polo? No, è quarto polo (dopo M5S, secondo i sondaggi ndr) ed è un voto inutile”.

Intanto, via libera al programma di governo del centrodestra. Lo annunciano i leader in un comunicato congiunto. Programma da attuare “dopo le elezioni del 25 settembre quando, finalmente, l’Italia potrà avere un governo coeso e capace di dare al Paese delle risposte concrete”.

Si articola in 15 punti, “serio e realizzabile” – si afferma nella la nota -, incentrato sulla tutela dell’interesse nazionale e della Patria, sulla crescita economica e sulla difesa del potere d’acquisto delle famiglie”.

Sottolineano Silvio Berlusconi, Matteo Salvini, Giorgia Meloni: “Vengono ribaditi i nostri valori e la nostra collocazione in Europa, nell’Alleanza Atlantica e in Occidente, la necessità di una profonda riforma fiscale con la Flat Tax, del superamento della legge Fornero con Quota 41, dei Decreti sicurezza, dell’autonomia regionale e del presidenzialismo e di tutti gli altri elementi indispensabili per dare finalmente il via a un rilancio che non può più essere rinviato”.

Il centrodestra sottolinea anche i temi delle “infrastrutture (si parla pure del ponte sullo Stretto ndr) strategiche, delle riforme come quelle della giustizia e della pubblica amministrazione, passando, ovviamente per la necessità di tagliare il carico fiscale a famiglie e imprese”.

Berlusconi replica alle critiche da sinistra: “Non intendiamo in nessun modo aggravare il deficit. Ci sono tutte le coperture necessarie”. E twitta: “Dopo il 25 settembre, l’Italia potrà avere finalmente un governo”. Salvini: “Mentre la sinistra offre un brutto spettacolo di risse per le poltrone, insulti agli avversari e nuove tasse, il centrodestra si conferma compatto e propositivo”.

Ma, intanto, dal Pd in difficoltà ancora attacchi a Giorgia Meloni. Ora le chiedono di togliere la fiamma dal simbolo. E questo nonostante il messaggio mandato ieri alla stampa estera, in cui la presidente di FdI ha ribadito per l’ennesima volta che “la destra italiana ha consegnato ormai da decenni il fascismo alla storia, condannando senza ambiguità la privazione della libertà e le infami leggi anti-ebraiche”. Meloni è anche da tempo presidente dei Conservatori Europei. Ma Letta l’attacca ancora come “non affidabile” in Europa. Evidente il tentativo di Letta di bipolarizzare al massimo lo scontro contro Meloni.

Ma da quel che resta del centrosinistra proviene un’immagine meno compatta e più caotica di quella del centrodestra. Dove si è completato anche l’assetto elettorale interno: i leader delle piccole formazioni centriste (Maurizio Lupi, Giovanni Toti, Lorenzo Cesa, Luigi Brugnaro) si sono uniti in un un’unica lista “Noi Moderati”.

Il dibattito si infiamma sul presidenzialismo. Berlusconi questa mattina a “Radio Capital”, dopo aver ricordato che lo propone dal ’95 e che è nel programma del centrodestra, osserva che se passasse Sergio Mattarella dovrebbe dimettersi, “ma lo stesso Mattarella potrebbe essere rieletto”. Letta subito attacca: “Destra pericolosa”. Giorgio Mulè (FI): “È la reazione di una sinistra non ha né programmi né proposte”.

La replica del Cav: “Non ho mai attaccato il Presidente Mattarella, né mai ne ho chiesto le dimissioni. Ho solo detto una cosa ovvia e scontata, e cioè che, una volta approvata la riforma costituzionale sul Presidenzialismo, prima di procedere all’elezione diretta del nuovo Capo Dello Stato, sarebbero necessarie le dimissioni di Mattarella, che potrebbe peraltro essere eletto di nuovo”. Berlusconi accusa di “malafede” chi lo attacca.

Il rischio per la sinistra è quello di cadere nello stesso schema allarmistico contro l’eterno sfidante e l’avversario come nemico.

Back To Top